23
Apr 2014
ore 17:10

Cappelli, un romanziere che ama l'Aglianico, i paccheri e le frattaglie

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Con Gaetano Cappelli ci siamo visti da Roscioli, e dove se no, a parlare di libri, i suoi libri prima di tutto, e poi di cucina, dei suoi personaggi, degli inizi della carriera di scrittore.
C'eravamo conosciuti poche settimane prima dopo che io avevo recensito il suo ultimo romanzo qui sul paperogiallo e lui mi aveva scritto per ringraziarmi.
Un bel piatto di gricia e tante domande da parte mia che di Cappelli sono un fedele lettore, a cominciare da "Parenti lontani", che molti considerano il suo migliore romanzo e io non gli ho chiesto qual è il migliore secondo lui perché è come chiedere a un padre qual è il miglior figlio.
Mi racconta che scriveva di musica e collaborava alla Sede Rai di Potenza dal 1979, il che mi ha fatto capire perché è diventato scrittore dato che alla Rai di Potenza non credo ci si ammazzasse di lavoro.
- Musica ma non le canzonette, scrivevo di musica elettronica, Brian Eno e cose così - mi spiega lui, sicuro di stupirmi, e ci riesce.
Il primo romanzo in attesa di essere pubblicato raccoglie un bel po' di rifiuti, un classico per molti scrittori che poi si sono affermati, la qual cosa mi conferma nell'idea che nell'editoria italiana non lavorano dei geni.
E' Floppy Disk, del 1988, una spy story ed esce da Marsilio, che sarà l'editore di tutti i suoi più importanti romanzi.
Nel 2000 è proprio Parenti lontani a fare un grosso flop e ci vorranno quattro anni per ripubblicare un nuovo romanzo, Il primo.

Sei molto attento alla cucina, al vino, alle ricette della tradizione
- osservo - e lui mi spiega che - la famiglia di mia moglie possiede Il Grande Albergo di Potenza e il ristorante Bacco e quindi è una materia che conosco bene e mi piace.

E che gli piaccia la cucina, i suoi protagonisti e anche la tradizione non ci sono dubbi se pensiamo al romanzo del 2007 Storia controversa dell'inarrestabile fortuna del vino Aglianico nel mondo e all'altro romanzo del 2008 La vedova, il Santo e il segreto del Pacchero estremo.

Arriva in tavola un piatto di Joselito 5 anni e pizza bianca calda e la nostra chiacchierata diventa goduriosa, Cappelli è un signore tranquillo, di quelli che non se la tirano, il tempo passa in fretta, fuori ha smesso di piovere e lui va a casa.
Alcune settimane fa ha presentato l'ultimo romanzo Stelle, starlet e adorabili frattaglie alla libreria Arion del Palazzo delle Esposizioni, non ho potuto partecipare perché Arcangelo inaugurava Supplizio, i migliori arancini di Roma.
Ubi maior... e Cappelli mi ha capito.


Foto di S. Bonilli

commenti 2

1) Noi lucani siamo grandi lavoratori, credo che la Rai sia uguale dappertutto. E anche caratterialmente non abbiamo niente a che vedere con altri popoli del Sud. Siamo il Nord del Sud.
2)Ha letto tutto Cappelli, ma anche tutto Marx, tutto Dante e tutto Tronti (Mario)?
3)A propositi di Joseliti italici di cui siamo sempre alla ricerca, chissá se Cappelli le ha parlato degli esperimenti abbastanza riusciti che si stanno facendo da quelle parti con il chiamato suino nero lucano (che non é la vecchia cavallina peró...)

24 Apr 2014 | ore 18:45

Che bel libro parenti lontani e che bello essere nati provinciali quando la provincia ancora significava pranzi della domenica e obbligo di fuga per lo studio... A 18 anni ci ritrovavamo soli in un appartamento o camera in affitto padroni del mondo... Poi arrivarono le università in ogni angolo, la cucina creativa (che diamine significhi?), i risotti alle fragole a piazza navona è il piccione ripieno di spaghett al monte di pietà... E si è buttato tutto il provincialismo, i campanili italiani, per aderire ad uno più globalizzato e molto più dannoso... I vini sono diventati dolci di concertazione e legni nuovi e l'Italia un paese un po peggiore ;)
Oggi non è facilissimo recuperare....
Ciao A

27 Apr 2014 | ore 20:12

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