28
Feb 2009
ore 19:15

Tutto da reinventare

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Sabato di sole su tutta la penisola e strade piene, mercati affollati, i negozi meno ma i bar all'aperto non hanno posti liberi.
Sembra tutto normale, tranquillo, come sempre.
E invece siamo all'inizio di un periodo di transizione per poi entrare in un mondo nuovo, dove tutto è da reinventare.

Perché:
L'industria automobilistica è arrivata al capolinea, la GM fallisce senza i soldi statali, le prossime auto dovranno essere piccole, ecologiche e ad energia alternativa.
La finanza virtuale si è afflosciata e ha lasciato dietro di sè tossine e titoli mortali.
La crescita, il Pil - pensate agli Usa con il meno 6,2% - la ricchezza, il mercato globale sono finiti.
I soldi sono finiti ed è finita la grande festa che durava 365 giorni l'anno.

Ma non è la crisi, come si è soliti dire, è invece il cambiamento totale, storico e profondo del modo di vivere e di consumare, di tutti, in Europa come negli Usa, quello che si presenta nel nostro futuro.
La crisi si sente in certe zone dell'Italia, in altre no, ma la parola crisi è una terminologia vecchia e che non fa capire dove siamo e dove andremo.

Tutto da oggi, anzi, da ieri, è da reinventare.
Ma non è detto che sia un male.

commenti 21

Anzi forse reinventare è solo un bene.
Ormai eravamo arrivati al limite, le convinzioni che andavano bene fino a ieri (ops, l'altro ieri) sono da rivedere, cambiare, rifare.
Questa, secondo me, è un'opportunità gigantesca per ripensare molte cose, soprattutto è una sfida per i giovani, che devono accettarla. Sono molto curioso di vedere come andrà, secondo me bene, dobbiamo smetterla di pensare alla recessione, alla deflazione e tutto il resto. Ce la faremo, basta crederci. Non bisogna perdere questa occasione!
Buona sorte a tutti.
Dario Pedroni

28 Feb 2009 | ore 21:13

Direttore,
forse stavolta riesco io a consigliarle una buona lettura.
Sebastiano Zanolli (www.sebastianozanolli.com)si occupa da tempo di problematiche in cui rientrano le riflessioni appena fatte. Mi permetto di suggerire un suo bel libro, molto agile tra l'altro: Io, imprenditore a responsabilità illimitata.
Ed. Franco Angeli.
Qualche pagina trailer è visibile anche sul sito.
Spero sia di suo gradimento e di chi lo vorrà consultare.
Buona domenica.

28 Feb 2009 | ore 22:53

Il tuo e' un post incommentabile, nel senso che c'e' poco da dire in piu'. Vorrei solo aggiungere una cosa, il cambiamento e' epocale e globale, quindi ridurlo ad una questione italiana ha poco senso, ma se il nostro paese non trova la forza, anche morale e caratteriale, di svoltare a 180 gradi rischiamo di vedere passare anche questa crisi e ritrovarci come siamo anche nel prossimo ciclo. Siamo col culo a terra, la gente e' rassegnata a vivere in uno stato dove i servizi fanno pena, le infrastrutture sono ormai da terzo mondo, la competitivita' e l'efficenza delle imprese e dell'amministrazione sono le ultime tra i paesi non sottosviluppati. Ce la faremo? Vorrei sperare nei giovani, che altro c'e' da sperare. E voi che dite?

01 Mar 2009 | ore 00:46

Concordo in toto col post, vorrei solo aprire una parentesi sul tema delle energie pulite, di cui molti parlano, ma pochi con cognizione di causa. Per le macchine, il gpl e il metano sono effettivamente comustibili puliti, mentre le auto elettriche lo sono solo se l'energia che si usa per caricarle lo e'(in questo momento non lo e'!!). Le celle a idrogeno sono una delle bufale piu' grosse che girano in questo momento: sono dei vettori di energia e non delle fonti. Nessuno pero' lo dice. Anzi, ho visto trasmissioni che facevano credere che una macchina potesse andare solamente ad acqua!! La realta' e' che bisognerebbe cambiare le nostre abitudini drasticamente, eliminare le code di macchine occupate da un solo passeggero, usare i mezzi pubblici, risparmiare energia in casa. E invece ti raccontano che basta accettare il nucleare e poi la vita puo' continuare come prima. Bisognerebbe sul serio reinventare tutto, ma non credo possa succedere, perche' storicamente non e' mai successo. Di solito si rimanda sempre e si aspetta che succeda il patatrac e poi, una volta che ci si trova con le ossa rotte si cambia per necessita'. Non e' per pessimismo, e' una realta' storica. Come si fa a cambiare coscienza e abitudini in tre miliardi? e in dieci anni..

01 Mar 2009 | ore 08:22

E' davvero difficile guardare le cose con ottimismo. Anche io penso che i cambiamenti, profondi, possono avvenire in seguito ad eventi "tellurici"; mi pare, però, che la consapevolezza di cosa vale davvero, e di cosa bisognerebbe definitivamente cassare, sia molto di là da venire; troppi segni contraddittori, troppa cattiva informazione; basterebbe prendere, ad esempio, la tragica scelta nucleare di questo governo - e l'opinione pubblica quasi d'accordo. Le ronde, i soldati per strada, sono segnali raggelanti, di decadenza civile. Gli attacchi scomposti alla libera informazione in rete sono un altro segnale molto chiaro. Insomma, per questo ci vorrebbe veramente il botto: la borsa che chiude, le banche che non rilasciano più danaro ai correntisti, l'uscita dall'area Euro, eventi tellurici che aprissero davvero gli occhi alla gente anestetizzata dal TG4 e oppressi da una classe politica totalmente inaffidabile. Ad eventi simili si potrebbe (si dovrebbe) reagire con spirito costruttivo e capacità di innovare, appunto reinventare il futuro. Ed invece sembra che ogni cambiamento sia elaborabile solo in chiave di maggiore oppressione e controllo, e di fatto l'accesso alle leve del potere è fieramente sbarrato da una casta che piazza amici e parenti ovunque (vedi post di Mantellini). Probabilmente bisogna davvero sperare nelle prossime generazioni, fornendo loro le giuste informazioni (non quelle di Italia 1) e gli strumenti per elaborare la conoscenza.

01 Mar 2009 | ore 08:50

Non credo sia una questione di ottimismo o pessimismo, cambiare è già cambiato tutto, anche se inerzialmente le cose sembrano andare avanti nello stesso modo.
Piuttosto è interessante ragionare su come il cambiamento interverrà nei consumi individuali e i modi di vita di un paese come l'Italia.
Gianpaolo, che è un produttore di vino e vive tra l'Italia e l'UK, ha la possibilità di vedere la situazione da un'altra angolazione dal momento che in UK le difficoltà di banche e finanza, aziende esportatrici e immobiliare si stanno facendo esplosive.
Da noi cosa accadrà al mondo del vino?
E l'alimentare cosa farà se ci sarà la contrazione delle esportazioni?.
Teniamo per ultimi i soliti bar, ristoranti e alberghi anche se il turismo è la nostra vera industria nazionale e sta andando male già da alcuni anni per mancanza di un progetto nazionale e investimenti ben canalizzati e oggi che ci vorrebbero idee e risorse siamo indietro, arranchiamo e ci affidiamo alla Brambilla.

01 Mar 2009 | ore 09:57

Un po' sulla scia di Giampaolo dico questo: è un momento di involuzione economica, sociale e psicologica come pochi. Le persone - che non sono numeri come crede qualcuno - hanno un sacco di problemi e debiti. E' assurdo 'benedire' un momento del genere perché il domani sarà un giorno a colori... chi o dice? E poi, questo settore - definiamolo pure del buon bere e buon mangiare - è in crisi e da tempo, ma non tanto economica - visto che i costi alimentari si possono ripartire e frazionare - ma di semplice identità. In effetti quando le cose vanno da schifo passa anche l'appetito...Ha fallito un modello di società sedimentato sul lucro e il guadagno che si era ben guardato di dar spazio alla solidarietà e al futuro!
Il presente è questo, grigio e spento. Del resto basta osservare i commenti sui maggiori blog dove si evince una sorta di apatia.
'Tutto da reinventare' - apre il titolo del Direttore: certo, ma con sincerità prima di tutto verso noi stessi, cosa che finora è venuta meno!

01 Mar 2009 | ore 10:01

L'altro giorno ho assistito ad un "siparietto" fra un imprenditore del nord Italia e uno del sud. Quello del nord raccontava dell'effetto crisi nella sua zona citando una serie di aziende che stavano per chiudere i battenti. Quello del sud invece, con il fare un pò filosofico, sosteneva che la sua azienda non avvertiva la crisi allo stesso modo perchè in realtà lo era già da prima dovendo operare in una zona dalle mille difficoltà come il meridione d'Italia. Diceva il vero. In realtà il fatto che il nostro paese fosse "bloccato" da tempo sarà paradossalmente il motivo per il quale noi italiani forse ce la caveremo. Contrariamente ad altri. La Spagna, ad esempio, vive un momento molto più critico del nostro perchè è un paese che è cresciuto in modo esponenziale e non è preparato a gestire una crisi così profonda e radicale. Il nostro sistema bancario è sano perchè storicamente le nostre banche non hanno mai elargito con leggerezza una lira/euro contrariamente all' America, ad esempio, che ha sempre finanziato il credito a fronte soltanto di una "bella idea" con il risultato che è sotto gli occhi di tutti.
Nonostante ciò è giunto anche per noi il momento di cambiare. Finita l'era delle grandi aziende, dei grandi numeri, ecco tornare centrale la capacità dell'individuo di inventarsi un lavoro, il proprio lavoro. Detto così sembrerebbe tutto facile ma lo sarà di più se "qualcuno" si ricorderà che il nostro paese ha una vocazione fortemente turistica tuttora fortemente inespressa. Per me il nostro futuro dipenderà tutto da qui.

01 Mar 2009 | ore 10:39

Mah.... dal punto di vista economico, puro intendo, sta iniziando adesso la fase deflattiva, per cui il vero cambiamento inizia adesso, con il dover adeguare verso il basso tutto il sistema. Noi italiani avremo un vantaggio, che non è solo quello di aver avuto un sistema bancario più serio di altri, quanto piuttosto recuperare per chi ha una fonte di reddito sicura, il potere di acquisto perso con la scellerata gestione dell'introduzione dell'Euro. Il problema è che sempre meno gente ha questa sicurezza, e molti la stanno perdendo o la perderanno a breve. Il risultato finale, purtroppo ancora gestito dagli stessi figuri che gestirono la succitata introduzione dell'euro, è che la differenza tra le classi sociali si acuirà ancora di più, la borghesia che è sempre stata la vera Italia si assottiglierà ancora di più e, all'uscita dalla fase di deflazione, staremo immobili come tartarughe addormentate, come già ci è successo in passato. Questo, badiamo bene, non è legato ad un singolo settore: si presto a dire turismo, la Brambilla è solo un esempio di malagestione potenziale, purtroppo è e sarà vero per un sacco di altri settori.
Obama, nella stessa situazione, parte con tassare i ricchi. E' la cosa da fare da manuale, ma i ricchi veri, non quelli finti. Un Berlusconi, dovrebbe uscire da questa fare più povero, non più ricco, e con lui tutti i suoi amici che usa alla bisogna. Invece, e non c'è bisogno di grandi previsioni, uscirà come al solito ancora più ricco, e i soldi, alla fine, saranno sempre i nostri....

01 Mar 2009 | ore 11:34

Non è consolante pensare che la crisi non c'è al sud, perchè c'è sempre stata. Ma l'Italia non è a due sole velocità (nord e sud), tra questi due estremi ci sono mille gradazioni e la divisione geografica non spiega nulla o poco.
Non si può parlare di banche come se fossero tutte uguali, e quindi non scommetterei sul buono stato di salute di tutte. Forse l'unica strada è quella della rivalutazione delle competenze "italiane", la forza è nelle piccole aziende artigiane, che però stanno scomparendo per raggiunti limiti di età dei titolari e per le difficoltà in un mercato che privilegia i gruppi più grandi.
Un esempio, proprio sul turismo: le analisi degli economisti affermano che l'Italia è indietro perchè ci sono poche catene e pochi grandi alberghi (riassumo per brevità e amor polemico). Siamo così sicuri che i turisti cercano questo in Italia?
Sicuramente quello che manca è un miglioramento degli standard: ormai l'80% dei turisti prenota i viaggi su web, ma poi, quando arrivano a destinazione, devono sborsare cifre insensate per andare sul web in albergo, e neanche a pensare di trovare un PC in rete gratuito a disposizione nei bar o nei ristoranti.
Non credo che questo servizio manderebbe in rovina il budget di questi esercizi.

E poi, parlare non solo in italiano, controllare che i menu siano scritti in un inglese da barzelletta...

01 Mar 2009 | ore 11:48

Quello che volevo dire, per restare nel tema, è che ci sono dei margini per rimanere a galla, e spesso non richiedono grandi investimenti.
Per chiarire ancora meglio, sarebbe stato meglio incentivare non l'auto, ma il tessile, il calzaturiero, quei settori che esprimono il vero "made in Italy", che vuol dire fatto ( e per davvero) in Italia, forse non solo da italiani, ma qui il discorso diventa davvero più lungo.

01 Mar 2009 | ore 11:55

....e chi si consola! Al sud lottiamo tutti i giorni per la sopravvivenza, per questo siamo più abituati a gestire le emergenze. E' purtroppo un dato di fatto. Il problema di fondo, a livello nazionale, è e sarà inevitabilmente di natura politica. E' arrivato il momento del cambiamento, delle scelte. Chi le gestirà? I nostri politici, di destra o sinistra che siano? Stiamo freschi! Fino a quando la politica continuerà ad essere SOLTANTO il mondo degli affari (i propri) e tutti noi non usciamo dall' empasse che oggi destra significa sinistra, senza alcuna differenza, non ne verremo mai fuori. Come al solito, se qualcosa cambierà, sarà solo grazie ad iniziative private in assenza di un progetto politico vero.

01 Mar 2009 | ore 13:31

http://blog.quintarelli.it/blog/2009/03/il-futuro-non-e-piu-quello-di-una-volta.html

Certo che leggere di un seminario intitolato "Il futuro non è più quello di una volta" fa capire che qualcosa sta accadendo attorno a noi :-))

01 Mar 2009 | ore 18:21

Su Wired c' Rita Levi Montalcini intervistata da Paolo Giordano. Titolo: "100 anni di futuro". Mi sembra in tema.

Mi piace l'idea di pensare che questo momento storico sia un'opportunità per grandi cambiamenti e miglioramenti. Però guardando come stanno le cose per me è difficile pensare che non si debba passare prima per un grande peggioramento. :-l Insomma, a me sembra tutto un castello di carte in bilico pronto a crollare...

01 Mar 2009 | ore 21:24

Mi chiedo se quelli che dicono che l'Italia ne uscira' meglio degli altri perche' e' gia' in crisi lo fanno in buona fede o semplicemente non sanno.

L'Italia e' in crisi da secoli si', ma questa crisi mondiale che c'e' adesso puo' solo peggiorare le cose. Se date un pugno a un giovane magari non si fa male, se lo date a un vecchio e' possibile anche che finisca sottoterra.

Riguardo la presunta sanita' delle nostre italiche banche vi invito ad aspettare almeno qualche mese prima di cantare vittoria e soprattutto vi inviterei a leggere la stampa anglosassone, tanto quella in lingua italiana l'ha tutta berlusconi. (Esempio: http://seekingalpha.com/article/111810-unicredit-achilles-heel-of-the-italian-economy)

I venture capitalist americani finanziavano le idee, ma non mi risulta siano loro la causa della crisi, anzi google e altre ex-startup (facebook?) mi pare che siano quelle che stiano tenendo meglio in tempi di crisi.

"Tenere meglio" vuol dire riportare guadagni, non blaterare che tanto si e' in crisi quindi peggio di cosi' non puo' andare. Ricordate, al peggio non c'e' mai fine.

02 Mar 2009 | ore 01:26

@Antonio:
esatto, è proprio così. Non si può dire che il nostro sistema bancario è solido perché rispetto agli anglosassoni, non concedeva prestiti non garantiti in qualche modo. Magari fosse quello il motivo, peraltro biasimato fino all'altro ieri... piuttosto, va ascoltato Draghi che dice alle banche di buttare fuori i titoli tossici, termine che in pochi comprendono. Non solo: la vera bomba, nascosta anche dietro questa affermazione, è invece il gioco con i derivati in garanzia che hanno messo su svariate amministrazioni comunali in tutta Italia, di cui non si parla più di tanto e poi, anche se se ne parlasse, pochissimi lo capirebbero, vista la grande massa di italiani che ancora ride vedendo Una Poltrona Per Due, senza sapere perché.
Lo scandalo dei comuni pieni di derivati, sarà il vero casino, altro che storie... ma, in quel momento, se avverrà, i tg e la stampa sarà piena di vittorie della Squadra dei Bianchi su quella dei Blu ad Amici, Costanzo sull'Isola dei Famosi, i ragazzi che si schiantano con l'auto non perché vanno a 200 all'ora ubriachi ma perché qualcuno li riprende con il telefonino per metterli sull'infernale Internet, e così via.....

02 Mar 2009 | ore 08:47

Non credo che questo sia IL momento del cambiamento.
Credo che sia un momento in cui diventa evidente come tutto sia sempre destinato a cambiare, o per gradi o per rivoluzioni, e come la nostra ambizione di cristallizzare un mondo perfetto sia utopia.

02 Mar 2009 | ore 09:19

Vedo molta schadenfreude con le banche inglesi...
Non illudetevi: come clienti (non come azionisti) si sta mille volte meglio con le banche inglesi che con quelle italiane. Vele per queste ultime vale uno speciale principio inerziale per cui 'un conto corrente nel suo stato di quiete tende a ridursi a zero', principio inesistente negli UK. Le banche italiane non sono piu' serie, sono solo istituzioni protette in un settore in cui manca la concorrenza, a danno dei clienti. Le perdite per noi contribuenti negli UK sono piu' che compensate dalle condizioni piu' vantaggiose di cui abbiamo goduto e continueremo a godere come clienti nel corso degli anni.

02 Mar 2009 | ore 13:48

Il ragionamento è interessante: le banche inglesi (protagoniste delle bolle immobiliari) sono fallite, nazionalizzate con i soldi dei contribuenti, con le code agli sportelli per ritirare i contanti e sono pur migliori delle banche italiane?
Ognuno sull'Italia ha le sue opinioni, per carità. Però, almeno, che siano supportate dai fatti.

02 Mar 2009 | ore 14:46

Esatto, i fatti. I fatti sono che c'erano le code agli sportelli per UNA banca inglese (da cui qualunque consumatore avverso al rischio si sarebbe tenuto alla larga, dati i tassi non realistici che offriva). I fatti sono che hanno perso complessivamente di piu', nel tempo e in aggregato, i correntisti italiani che il taxpayer inglese per ricapitalizzare le banche inglesi. I fatti sono che noi taxpayers inglesi forse alla fine ci guadagneremo pure, avendo comprato ottimi assets per il lungo periodo ad un prezzo vantaggioso.

02 Mar 2009 | ore 17:01

torno a ripeterlo pure qui...l'italia ha poteri inespressi.... l'agricoltura ed il turismo vero. basta parlarci addosso...e' l'unico futuro pensabile per la nostra penisola.

06 Mar 2009 | ore 13:41

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