25
Giu 2010
ore 21:32

E Pasquino sorride

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Roma_1a.jpg

Girando per Roma al tramonto, con colori del cielo commoventi, sono passato davanti alla statua di Pasquino, dalle parti di piazza Navona, e l'ho trovata pulita, senza biglietti, scritte, denunce, insomma, senza la voce e le denunce della gente, la voce del popolo.
Incredibile visti i tempi, il governo in carica e le molte porcherie fatte da chi sta al potere.
Per chi non è di Roma va fatta una spiegazione.
La statua fu ritrovata durante gli scavi, nel 1501, e messa all'angolo del palazzo dove ancora si trova, per volere del cardinale Oliviero Carafa.
Quasi subito sotto la statua, l'origine del nome Pasquino non è chiara, apparvero denunce delle malefatte dei potenti e beffe popolari e da allora le pasquinate furono un modo di dire romano e la piazza e la statua un luogo di denunce.
Recentemente la statua è stata restaurata.
Girando per Roma al tramonto, da piazza Pasquino risalendo via del Governo Vecchio, si arriva davanti al civico 114 e si incontra una pizzeria che è un mistero, un mistero gastronomico, parlo della Pizzeria Baffetto, dove si mangia una pizza romana a prezzi popolari ma assolutamente mediocre.

Roma_2a.jpg

Eppure davanti a Baffetto c'è la fila di clienti italiani e stranieri a tutte le ore della sera.
Un vero caso, quello di Baffetto, anche perché nei dintorni ci sono pizzerie che fanno la pizza uguale se non più buona.
Più oltre c'è una vecchia trattoria, Alfredo & Ada, che mi è particolarmente cara, e non certo per la sua cucina, non è per quella che si viene qui, ma per l'atmosfera di una Roma che non c'è più e che qui ancora si vede e si respira.

Roma_5a.jpg

Una volta a Roma locali come questo erano la maggioranza ed erano l'anima popolare della città.
Oggi bisognerebbe avere l'intelligenza di mantenerne in vita alcuni perché l'arredamento, i piatti e i prezzi sono di un'altra era geologica che la maggior parte dei romani non hanno mai conosciuto.

Roma_3a.jpg

Poi, proseguendo per Banchi Vecchi arrivi sul Lungo Tevere, passi il ponte che porta a Castel Sant'Angelo, con le sue statue cinematografiche e il tramonto da film, e scendi sulle banchine del Tevere, che per molti mesi all'anno potrebbero essere uno sfogo per la città e che sono abbandonate o date in affitto ai mille bar e ristoranti delle feste estive..
Dal Lungo Tevere a Piazza Navona sono due passi e lì, quasi nella piazza, c'è Passetto, ve lo ricordate, no?

Roma_4a.jpg

E' già passato un anno da quando è stato chiuso per alcune settimane in seguito alla denuncia di due turisti giapponesi a cui avevano appioppato un conto pazzesco.
Era un anno fa e nessuno se ne ricorda più, i turisti arrivano, si siedono, guardano il menù, ordinano i soliti piatti.
Più in là, nella piazza, tutto è come deve essere in una sera estiva, ci vai se sei un turista, ci pranzi o ceni se pensi più alla scenografia che a quello che hai nel piatto.
E' la Roma per gli altri, quelli che pensano di conoscerla e consumarla in poche ore.
E Pasquino sorride.

FOTO iPhone S. BONILLI

commenti 13

E' da un po' che manco da Roma e una delle ultime volte ero lì nei primi giorni dell'anno quando la gran parte dei ristoranti sono chiusi. Dopo aver evitato due o tre locali sicuramente turistici, ho pranzato su consiglio di un amico romano da Ditirambo vicino a Campo dei Fiori. Saranno passati almeno dieci anni e non si se quel locale c'è ancora oppure no. Comunque in quell'occasione avevo pranzato in modo piacevole.

26 Giu 2010 | ore 16:15

E' sempre una magia sentire dei racconti di Roma che con tutte le sue contraddizioni resta una città magica, però in centro, che certe periferie di Roma sono da paese del terzo mondo e viverci deve essere faticoso.

26 Giu 2010 | ore 17:46

Cavolo che bell'articolo.
Lei dovrebbe fare il giornalista...

26 Giu 2010 | ore 18:04

Ditirambo c'è ancora e insieme al grappolo d'oro di Zampanò (di fronte credo stessa gestione) sono due luoghi dove si mangia con gusto.
Domani se passa il nuvolone seguo i suoi passi direttore.

26 Giu 2010 | ore 19:55

Direttore, se non erro più avant, sempre su via del Governo Vecchio, c'ea una specie di alimentari, che però sfornava pizza bianca da Dio, che si poteva farcire con la qualunque.. in questo periodo ricordo che i romani -e non solo- facevano la fila per poter gustare la pizza bianca calda con il prosciutto ed i fichi fresci (pizza & fichi). Ricordo che, nel prezzo della porzione (solitamente 2-3 mila lire) potevi bere acqua e vino a volontà. Una usanza che poi è quasi scomparsa a causa della maleducazione di molti che, con un solo panino,uscivano dal locale con bottiglioni di vino sotto il braccio da consumare fuori in strada (usanza di molti studenti della vicina università distaccata -mi sembra- di architettura). Lei ha capito di quale locale si tratti? Se sì, esiste ancora?
Tony

26 Giu 2010 | ore 23:28

Buongiorno Tony,
credo che il locale di cui parli sia "da Giovanni".

27 Giu 2010 | ore 09:05

Bene Direttore.
Prima Bologna, adesso Roma.
A dove il prossimo gola.marcord ?

27 Giu 2010 | ore 17:20

si, si chiamava giovanni, detto anche lo sozzone... Sfornava pizza bianca e la farciva con ogni cosa, e anche piatti cotti da rosticceria di una volta, tipo golosi e gaglioffi pomodori con il riso... Non esiste più, mentre resiste ancora Antonio il glorioso buiaccaro accanto...
Ciao A

27 Giu 2010 | ore 18:21

Milano mi interessa e anche Firenze e poi un tuffo nella provincia profonda :-))

27 Giu 2010 | ore 18:31

Un altro locale stile Alfredo e Ada, con titolari simpatici e ambiente romano tipico, quantitá abbondanti ecc. é la Taverna Romana di via Madonna dei Monti 79...tenendo in conto che é vicinissimo al Colosseo ha un prezzo decisamente abbordabile

27 Giu 2010 | ore 23:21

... anche veneta ... ? ;0))

28 Giu 2010 | ore 10:48

la provincia veneta sicuramente... chiederò dei consigli :-))

28 Giu 2010 | ore 13:07

sia felice Direttore :D
Pasquino parla ancora. Adesso gli hanno messo un bel cartone addosso al basamento con le famose pezze attaccate.
Dopo il restauro non si possono più attaccare i fogli direttamente alla statua...pare.
Ma siamo a Roma, contiamo fino a tre, e ce ne siamo già dimenticati.

28 Giu 2010 | ore 13:15

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