23
Gen 2014
ore 14:17

A Roma si va a pranzo dalla camorra

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Siamo in Piazza della Maddalena, alle spalle di piazza della Rotonda, dove sorge il Pantheon, siamo cioè nel cuore di Roma e qui è stato chiuso e poi riaperto in amministrazione controllata Ciro & Ciro, uno dei 23 locali, tutti sotto sequestro, del Ciro Group.
Locali riconducibili alla camorra, tutti locali situati nelle vie centrali della capitale dove gli affitti sono stellari, locali intestati a prestanome nullatenenti, locali riconducibili alla famiglia Righi, da sempre legata alla camorra e che usava questa catena di pizzerie e bar per pulire per conto del clan Contini i soldi provenienti da droga e tangenti.
I Righi sbarcano a Roma negli anni '90, sono già noti per i loro legami con la camorra ma riescono a costruire un vero impero e nei loro locali nel corso degli anni vanno a mangiare anche politici, attori, uomini della finanza, turisti e cittadini, un grande successo.
Chi ha un minimo di palato sa che la pizza Ciro era mediocre e così tutta la cucina ma, si sa, da noi è un vezzo fare sfoggio del proprio disinteresse per la cucina di qualità, è importante far vedere che non si spende molto a tavola, non si frequentano locali stellati, la pizzeria per un politico è immagine.
Va detto che, salvo rarissime eccezioni, le persone note della politica, del cinema, dell'economia e della nobiltà romana frequentano locali che sono tutta apparenza e nessuna sostanza, bar e ristoranti mediocri quanto a materie prime e cucina.
Di voci ce n'erano molte su Pizza Ciro, e oggi si può ripetere che di voci ce ne sono molte, per esempio, su Campo dei Fiori dove, si dice, almeno un paio dei locali sono dei casalesi.
Vediamo se prossimamente assiteremo ad altri sequestri, di certo si può dire che molti sapevano, molti mormoravano, molti ti indicano questo o quel bar, questo o quel negozio nelle vie più centrali di Roma, che sono locali delle mafie.
E questo è il vero disastro culturale, il fatto che ancora pochi anni fa il prefetto di Roma dicesse che nella capitale non c'era un problema di mafia e che solo da poco il pericolo mafia si sia visto in tutta la sua pericolosità.

commenti 31

non è il primo e non sarà l'ultimo dei locali di questo tipo che chiudono a roma, il fatto che il denaro venga riciclato spesso in ristoranti, bar, pizzerie e altro è una spiacevole abitudine. poi che le elites di questo paese da sempre disprezzino la cucina e la ristorazione, fa parte della storia...
L'Italia è quel paese dove storicamente i contadini e braccianti, mangiavano meglio dei padroni e dei signori, la nostra non è una storia di aristocratiche eccellenze, ma di quotidiana qualità, questa è la nostra cifra, il nostro linguaggio... Mentre nelle case patrizie si mangiavano i vollovants (vol au vent) imparati male da fantesche di esperienza, il fattore faceva lo gnocco fritto ;)
ecco questo linguaggio popolare andrebbe recuperato e fatto tesoro, iniziando a dimenticare la parola eccellenza ;)

23 Gen 2014 | ore 15:31

Rimango colpito dal silenzio dei ristoratori, dal disinteresse degli stellati che credono di essere esclusi da questo pericolo, dall'apatia dei blog in generale pieni di cosette, quasi mai di problemi veri.
Possibile che sia normale sentire che la gente dica per mesi che Pizza Ciro deve avere dietro soldi sporchi come fosse cosa normale che nella capitale un gruppo finanziato dalla camorra metta in piedi in un decennio una societa da un centinaio di milioni di euro.
Per non parlare di tutti quei politici, attori, giornalisti che nessuno ha avvisato: guarda che questi sono in odor di camorra.

23 Gen 2014 | ore 21:39

ma perchè solo ora? ho come l'impressione che lo stato cali degli atout per distogliere l'attenzione e far abbassare i forconi...

23 Gen 2014 | ore 23:47

IL GRAN MENÙ DELLA CAMORRA

http://www.repubblica.it/cronaca/2014/01/24/news/il_gran_menu_della_camorra_e_gli_occhi_chiusi_dello_stato-76786763/?ref=HREC1-1

Questo è l'articolo di Roberto Saviano pubblicato dalla Repubblica di venerdì 24 gennaio.
Si capisce come il sequestro operato a Roma dei 22 locali delle catene Pizza Ciro e Ciro & Ciro sia un segnale di allarme massimo perché indica che ormai la camorra non acquista locali per puro riciclaggio di denaro ma interviene con la sua enorme forza economica nei meccanismi dell'economia reale di una città come Roma e, si immagina, in quelli di molte altre città e quindi della nazione.
Il mondo della ristorazione tace - tengo famiglia - il mondo del giornalismo gastronomico tace, l'argomento non tira, il mondo dei blog ignora l'argomento perché è meglio fare commenti all'ultima puntata di MasterChef.
E' così che inizia il suicidio di un settore che è tanta parte del comparto turistico e dell'economia nazionale.

24 Gen 2014 | ore 09:19

E' un meccanismo ben rodato e ben oliato purtroppo. Mi faccia passare la battuta: A prova di bomba direi. Ma non si può chiedere al cittadino comune di prendersi sulle spalle lo stato, se lo stato è assente o fa acqua da tutte le parti. Chi ha voglia di assumersi responsabilità e rischi se poi si viene lasciati soli? Tutto fa leva sulla paura, comprensibile quella del cittadino, meno quella dello stato. Al nord è uguale, nel nordest si vanno a prendere le fabbriche in crisi e così via. Ma si sapeva che in questa situazione di crisi gli unici ad approfittarne sarebbero stati la politica e la mafia. A nessuna classe politica piacerebbe rompere le scatole alla Mafia per scatenare una guerra. Sarebbe difficile spiegare questa cosa ai cittadini, soprattutto in campagna elettorale va a finire che passi per quello che non sa difendere il popolo italiano, quando invece hai appena scoperchiato il vaso di Pandora. Quindi preferiscono lasciare tutto così, fischiettare, come negli ultimi 40 anni, e come diceva Faber "...lo stato che fa, si indigna, si impegna, poi getta la spugna con gran dignità". Ma ripeto "il tengo famiglia" è comprensibile al netto della totale assenza delle istituzioni.

24 Gen 2014 | ore 10:46

Oggi sulla Cronaca del Corriere, intervista a Fabio Spada, presidente Fipe Roma

24 Gen 2014 | ore 12:34

Ma a Napoli come gira?

24 Gen 2014 | ore 13:03

Non si tratta di sostituirsi allo stato ma di parlarne, incominciando con dei convegni che rendano pubblica una situazione che i clienti del giorno per giorno non immaginano.
Il silenzio sulla materia è il maggiore aiuto che si può dare alle mafie, il parlarne incominciando a spiegare al grande pubblico quali sono e come funzionano i meccanismi di infiltrazione delle mafie è il primo passo e l'articolo che scrive oggi Saviano è quello che localmente dovrebbero fare le associazioni dei commercianti se non fossero in profonda malafede come infatti sono perché sanno ma tacciono.
Perché al prossimo Identità Golose invece di parlare solo di bei piatti e bravi cuochi non si parla anche di questo cancro che sta divorando la ristorazione?
Certo, discutere solo di piatti e cuochi è molto più facile.

24 Gen 2014 | ore 14:18

scusami Stefano ma la mafia e la camorra mica hanno solo ristoranti!!! hanno ditte edili, negozi di biancheria e infiniti altri tipi di società. L'effetto che si otterrebbe parlandone ad IG sarebbe quello di far parlare tutti (già ci vedo Striscia la Nequizia a Milano) che nei ristoranti c'è la Mafia.

24 Gen 2014 | ore 15:42

Perché invece la mafia non c'è? Non è entrata nella ristorazione?
Sequestrano la più grande catena di pizzerie di Roma e tu ti preoccupi di cosa direbbe Striscia?
E del tuo vicino che magari stanco e in crisi vende a un signore che si presenta con soldi in nero?
Quello non ti preoccupa?
Lo sai che la camorra sta entrando in molte ma molte pizzerie di Napoli con una piccola quota?
Che si fa, non se ne parla perché se no...?
Delle costruzioni in mano alla mafia e alla camorra se ne è molto parlato, Saviano ha scritto un libro sui casalesi - che nessuno conosceva - e sui loro cantieri in Emilia, in Lombardia.
Il problema ormai è enorme, magari Firenze è una eccezione, cosa di cui dubito, ma Roma, Napoli, Bologna, Milano, la Riviera Romagnola... tutti mormorano e invece parlarne darebbe forza ai tanti, tantissimi che lavorano bene e con passione.
Certo che è difficile da spiegare un locale centrale, affitto altissimo, sempre vuoto e che non chiude perché fa un nuovo mestiere, la "lavanderia" come tanti piccoli supermercati, tanti bar, tanti locali senza un perché ma sempre aperti.
Il loro valore è il denaro cash

24 Gen 2014 | ore 16:17

Non so Firenze ma la mia zona (Montecatini Terme) e la Versilia sono serbatoio da decenni della camorra. Nel recente sequestro sono stati chiusi infatti uno dei più famosi bar di Viareggio e diversi ristoranti in provincia di Pisa.

24 Gen 2014 | ore 17:05

A tal riguardo credo che mai nessuno abbia usato parole più giuste di quelle di Paolo Borsellino: "Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d'accordo".
Non si potrebbe spiegare altrimenti una ramificazione così capillare delle attività mafiose.

24 Gen 2014 | ore 19:58

Ad Anguillara Sabazia c'è il ristorante di un ex di terza posizione (nulla di misterioso, sempre presente in sala e alla cassa), recentemente (fine 2012) arrestato per una tentata rapina ad una sala bingo (basta saper usare google per trovare tutti i dettagli), citato su tutte le guide e sui forum da anni e portato da illustri e stimati chef romani come esempio di ristorazione moderna. Non c'è solo la camorra a roma, ma anche molto altro...

24 Gen 2014 | ore 23:17

diamine, se ne parla eccome, hai ragione... Però quello che non capisco è che dovremmo fare noi, metterci a combattere il crimine su che basi? ci mettiamo indagare o a fare segnalazioni in base al sentito dire. Le mafie si sono infiltrate in tutta l'economia di questo paese, dai grandi appalti, agli hotel, ai bar, alla ristorazione, ai grandi negozi ecc. Il problema (come dice saviano in gomorra) che sino a quando lo stato non renderà l'essere onesti conveniente ci sarà ben poco da fare... Bisognerebbe capire perché non fanno le ricevute, se il personale che ci serve al tavolo è tutto in regola? se i lavoranti delle vendemmie sono pagati secondo giustizia? se il vino venduto sfuso ha tutto regolare dichiarazione fiscale? e così via... ma siamo sicuri che sia lavoro nostro? La mia è una domanda, non un giudizio... ;)
ciao A

25 Gen 2014 | ore 10:41

Non dico di non parlarne, sono d'accordo con lei che il silenzio è il maggior alleato della mafia, ma il mio discorso era diverso, volevo porre l'accento fra la differenza che c'è fra le belle parole che possiamo spendere tutti e il fare dei nomi. Il "tengo famiglia" era rivolto a quello. Al pensare di esporre i propri familiari, oltre che noi stessi, di veder persa la propria attività e ritrovarsi a vivere in 4 mura senza poter andare a prendere neanche i figli a scuola. Fra le due cose c'è un peso specifico notevole. Ma capisco chi non vuole rovinarsi la vita se la prima causa della propria rovina è chi dovrebbe difenderti. Fino a che lo stato non si esporrà in prima persona le cose non cambieranno.

25 Gen 2014 | ore 10:47

Noi clienti consapevoli, i giornalisti e i ristoratori dovrebbero cominciare a parlare pubblicamente del problema, non si tratta di fare denunce, quello non è il nostro mestiere, ma si è mai vista un'assemblea cittadina con tutti i cuochi di grido che parli del fatto che a Roma siamo circondati? No, nessuno l'ha mai fatta e l'intervista che ieri ha fatto sul Corriere della sera il presidente della Fipe, Fabio Spada, che ha la faccia tosta di dire: "Se abbiamo mai avuto sentore delle infiltrazioni della malavita nel nostro settore? Certo che no, niente più delle solite chiacchiere che fanno tutti ma senza nomi e fatti precisi."
Una bella faccia di bronzo e per di più lui che parla più del comune che vuole limitare tavolino selvaggio che della camorra, tace il fatto che proprio i camorristi di Sugo e dell'Osteria della Vite di via della Vite, di Zio Ciro di via della Maddalena e di Ciccula in piazza della Rotonda avevano messo i tavolini in strada senza avere alcun permesso e quando i vigili fecero lo sgombero, con grandi difficoltà, tensione e minacce, i tavolini furono rimessi dopo 48 ore.
Si deve pensare che la Fipe appoggi l'illegalità dell'occupazione del suolo pubblico?
Di sicuro si deve constatare che la Fipe è diretta da gente ipocrita, che finge di non vedere l'invasione dei tavolini in strade e piazze, senza permessi e senza pagare la tassa di occupazione di conseguenza.
Lo so io e non lo sanno loro?
Si prega di fare un giro in Campo dei Fiori, Farnese, Navona e Pantheon e contare i tavolini.

25 Gen 2014 | ore 11:23

allora su questo siamo assolutamente d'accordo...
ma parlare chiaro non è mai stato il pregio principale della società gastronomica, poi su Roma lasciamo perdere... colleghi vanno a mangiare in ristoranti del centro dove il titolare è stato carcerato per associazione mafiosa... Roma è una palude, la Roma gastronomica un "sistema gelatinoso" dove pubblicamente è tutto un teeeesoro e geniaaaale... dove sedicenti giornalisti fanno i pr e i cuochi si offendono se fai una critica... Aspettarsi da questi attori un moto di coraggio e di orgoglio civile mi sembra utopistico, ma spero di sbagliarmi io :D
Ciao A

25 Gen 2014 | ore 12:01

Quando Carmine Schiavone ci dice che nel momento in cui inizia a parlare di attori del palazzo e della legge facendo nomi e cognomi, il parlamento comincia a legiferare ammorbidendo protezioni nei confronti del pentitismo e impone segreti di stato al 2070, pensare ci siano Don Chisciotte nel mondo dell'enogastronomia mi parrebbe una forzatura.
Attendo questo incanto
Per il momento io nei miei interventi metto nome e cognome,non posso fare di più se non stappare bottiglie.

25 Gen 2014 | ore 15:14

Faccia tosta, faccia di bronzo e ipocrita tutto in un solo commento é un bel record.
Solo che ti sarebbe bastato soffermarti 5 righe più sotto quando dico "...che ndrangheta e camorra avessero interessi a Roma lo sapevamo ma come tutti. E lo abbiamo detto in molte occasioni pubbliche" e proseguire per tutto l'articolo in cui parlo di entrate differenti, per immaginare che forse la prima domanda non era proprio quella riportata, vista la totale incongruenza tra le due risposte. Tra l'altro credo tu sappia come avvengono queste interviste, a telefono e trascritte al volo su un foglietto di carta, spesso con giornalisti che per la prima volta sentono parlare dei temi su cui si ritrovano a far domande. Per quanto riguarda la vicenda dei tavolini a cui é dedicato forse un sesto dell'articolo e non la maggior parte come vuoi far intendere, ho risposto alla domanda su Marino introducendo un tema (che sono certo non conosci a fondo essendo il frutto di un intrigo sofisticato di norme e regolamenti tecnici) che c'entra eccome nel discorso. I locali che tu hai citato sostieni che in 48 avevano di nuovo le Osp abusive piazzate. L'antica Focacceria San Francesco esempio di imprenditoria che ha combattuto la Mafia, invece aveva un permesso temporaneo che doveva essere tramutato in permanente. Per motivi vari il permesso non viene tramutato e da quel giorno davanti al locale non ci sono più i tavolini ma macchine e motorini in divieto di sosta. Facciamo un passo avanti insieme, rendere illegali tutti modificando una norma (perché questo e stato fatto revocando permessi ad aziende che pagavano l'osp) fa il gioco di chi le norme non le rispetta. Come chiude il pezzo Saviano? Parla di convenienza della Legalità, proviamo a chiedergli cosa pensa di questa storia.

Poi passiamo alla vicenda personale, i tre epiteti spero mi autorizzino a qualche riga di più.
Sono anni (sempre?) che si parla di ristoratori che si nascondono, di stellati che non si schierano,...
Io non sono mai stato cosi, e le mie vicende personali lo dimostrano, mi sono sempre schierato e ho sempre creduto che sia inutile lamentarsi se non si tenta di cambiare qualcosa.
Sono stato eletto presidente il 19 dicembre di quest'anno e ti faccio subito la prima domanda, di quanti presidenti precedenti conoscevi le attivitá? Credo pochi, ci sono stati proprietari di pizzerie a viale Marconi, titolari di tavole calde... Tutte persone degnissime per carità, ma forse non troppo rappresentative della categoria, almeno per come la intendiamo noi. Venivano eletti perché non c'erano alternative, perché, in fin dei conti, "ma chi se la incula l'associazione".
Sai quanti soci fanno parte del "nostro mondo"? Forse un paio e quel paio neanche sanno che sono diventato Presidente.
Eppure ci ho voluto mettere la faccia, forse di bronzo come dici tu, ma intanto ce l'ho messa. E già mi tocca dar ragione a chi mi diceva "ma chi te lo fa fare".
Perché vedi, non sai (anzi dovresti saperlo) quanto condivido le tue posizioni in materia, trovo importante fare gruppo e parlare dei problemi, ma per far questo, come ci diciamo sempre, bisogna supportarsi a vicenda,la parte sana di questo paese deve rimanere unita, basta campanilismi, basta schieramenti di casta, ormai in gioco ci sono solo 2 squadre: i buoni da una parte e i cattivi dall'altra. Ma dopo che ce lo siamo detti, lo vogliamo anche fare o ne parliamo solo tanto per lamentarci?
E invece alla prima occasione vengo impallinato (anche) dal fuoco amico?
Mi conosci, avremmo la possibilità di mettere insieme un percorso di confronto, supporto e crescita comune perché per la prima volta ti ritrovi a confrontarti con un rappresentante di categoria con cui hai respirato la stessa aria, che con cui hai frequentato gli stessi posti, e sognato la stessa Roma migliore.
Cazzarola Stefano, basta veramente un articolo mal scritto a sputtanare tutto?
Fai una cosa, la prossima volta visto che il numero ce l'hai, alza il telefono e l'intervista fammela tu. Per me sarebbe un onore, potrei addirittura aggiungerlo in curriculum, e potresti comunque terminare definendomi pubblicamente faccia tosta, faccia di bronzo e ipocrita ma magari con un minimo di motivazioni in più.

25 Gen 2014 | ore 16:04

Ti chiedo scusa per gli epiteti che non meriti come persona e per la storia che hai.
Mi ha offuscato la vista, in sostanza vedo rosso, quando leggo Fipe e ricordo cose fatte e dette negli ultimi 20 anni e delle quali non sei ovviamente per riflesso responsabile.
Se vogliamo parlare di questo comune di Roma, di questo corpo dei vigili, dell'ufficio licenze, dell'enorme sottobosco capitolino io ci sono sempre e anche se capisco che chi ha una carica non può parlare da libero cittadino ma deve tenere conto della carica e dei suoi associati, ti telefonerò e farò, se vuoi, l'intervista con te che, almeno ai miei occhi, puoi essere il volto nuovo della Fipe.

25 Gen 2014 | ore 17:42

Tutto vero e tutto giusto. È il fenomeno riguarda il paese tutto, non solo Roma. Ma com'è che è la prima volta, onore al merito, che
chi si occupa di enogastronomia affronta il problema? Com'è che il rutilante mondo del cibo non trovi mai tempi e modi di affrontare, o quanto meno parlare, dei suoi problemi? Com'è che chi organizza gli infiniti eventi, incontri, convegni e congressi a tema cibo si limita sempre e solo a proporrei spadellamenti ed esternazioni di ego spesso ipertrofici? Non sarebbe arrivato il momento di parlare anche di altro? O noi che ci occupiamo di cibo siamo da considerare cerebrolesi e capaci solo a cucinare e mangiare?

25 Gen 2014 | ore 19:50

Scuse accettate anzi grazie delle parole.
Il lavoro si prospetta complicato, non solo mi farà piacere parlare con te ma invero ne avrò bisogno. Saranno necessari piccoli passi per minare dinamiche di potere radicate e mi piacerebbe confrontarmi con persone che mi conoscono. Perché prima o poi una cazzata può scappare a tutti e qualcuno dovrá farmela notare, ma dando per scontata la buona fede.

26 Gen 2014 | ore 00:28

Perchè disturbi.
Perchè lo spettacolo viene prima di tutto.
C'è una grande profondità
in ogni singola frase del tuo commento.

26 Gen 2014 | ore 11:47

Forse sono io ma davvero mi è difficile seguire il ragionamento di Andrea Gori. Certo che la mafia ha anche negozi, ditte edili ecc. E dunque? Così come si deve parlare di quelli mi sembrerebbe giusto parlare anche di questi. E Identità Golose mi sembra invece uno dei luoghi dove si potrebbe e dovrebbe farlo. Cosa pensiamo che se i giornalisti non ne parlano il problema scompare? Non sta forse a noi denunciare ma ragionarci sopra insieme certo si'.

26 Gen 2014 | ore 16:00

In realtà la speranza è che l'iter si sveltisca e le attività e gli immobili recuperati vengano il prima possibile reinseriti sul mercato. Per gli immobili confiscati trovo sia giusto affidarli ad associazioni ma, se fossimo un paese normale ed in presenza di immobili con evidenti pregi commerciali, sarebbe forse valutabile la possibilità di gestirli e di metterli a reddito, magari con gli introiti destinati alle medesime associazioni.
Per quanto riguarda le aziende e le licenze che ne conseguono dovrebbero essere immediatamente cedute e monetizzate.
Piuttosto mentre scrivevo mi è sorto un dubbio: immaginando che non tutte le attività fossero in immobili di proprietà, e dando per scontata la buona fede di eventuali locatori, in questi anni in cui il lungo iter arriverà alla fine, come verranno tutelati?

26 Gen 2014 | ore 17:27

Stefi, la tesi di Gori è appunto quella di mettere la polvere sotto il tappeto; l'importante è allestire uno "spettacolo"
sfavillante che abbagli.
Ci sono diverse concezioni del mondo ed anche della ristorazione e della gastronomia in genenerale.Quindi, non meravigliarti.

27 Gen 2014 | ore 06:30

Fabio, non verranno telati in alcun modo... Figurati... Siamo un paese allo sbando e essendo una democrazia rappresentativa, quello sbando politico che tutti esecriamo è esattamente lo sbando della società civile. Nel mio fare politica, gli sguardi del mio mondo e dei miei amici sul mio impegno vanno dalla sufficienza, allo sdegno, passando per tutte le sfumature... Ma non vedo molti attivarsi e cercare di fare qualcosa, ma solo stare con le braccia conserte a guardare il pessimo lavoro che fanno gli operai... Sarebbe il momento di rimboccarsi le maniche e rendere merito a chi ci prova (come te ;))...
Volete vedere i conti delle attività sequestrate alle mafie e come sono state utilizzate? Parliamo di aziende agricole, vinicole, ristoranti. Io so solo che l'associazione "una breccia nel muro" che si occupa di Martino e che fa qualcosa di serio per l'autismo cerca un locale dove avviare un bar ristorante per dare una possibilità reale a questi ragazzi... pensi che qualcuno gli offrirà uno di questi posti sequestrati o un qualsiasi locale, la barbarie è intorno a noi e nessuno se ne accorge, al massimo si organizzano delle belle tavole rotonde...
ciao A

27 Gen 2014 | ore 11:44

non telati ma tutelati, i proprietari degli immobili, non verranno affatto tutelati...
Maledetto correttore :D

27 Gen 2014 | ore 11:53

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