16
Giu 2006
ore 11:27

I francesi ci scippano la cucina italiana a NYC

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Volete imparare la cucina italiana? Iscrivetevi al French Culinary Institute di New York, pagate 37.150 dollaroni e sarete abilitati. Il nuovo corso vede come insegnanti Cesare Casella, cuoco toscano trasferito a New York, Gualtiero Marchesi e la sua scuola Alma di Parma, e fin qui saremmo nel "normale" business, ma anche l'appoggio del sottosegretario alla Pubblica Istruzione Mariangela Bastico, di Parma. Lo dice la Adnkronos e lo riprende Paolo Marchi.

Se è vero che il Ministero della Pubblica Istruzione appoggia questa iniziativa io trovo il fatto scandaloso: noi non siamo capaci di fare un Italian Culinary Institute a New York ma dobbiamo andare nel French Culinary Institute che fa questo solo per affari (dal loro punto di vista più che legittimi), la cucina italiana va fortissimo e loro ci si buttano. Loro francesi, non noi italiani. Sono le prime mosse del nuovo Governo di centro sinistra? Che dicono i ministri De Castro e Rutelli? E voi che dite?

commenti 56

Direttore purtroppo questa altro non è che la riprova che non è l'Italia ad essere in crisi ma il "sistema Italia" a non essere più in grado di sostenere il paese ma solo a sostenersi autocraticamente con la sua pletora di uffici ed ufficetti diretti da gente inabile anche ad organizzare la sagra della "mulingijana china" di torricella superiore.
Tutti i successi che il nostro paese ha conquistato in questi anni,dalla moda alla cucina sono solo il frutto del coraggio e dell'abilità dei singoli,che solo casualmente fanno numero ma non sistema.
la costante delle nostre storie di successo,anzi,è proprio la lontananza dalla politica e dallo Stato.
Una sorta di giosa anarchia che però alla lunga poco può contro un sistema organizzato che decide di "combattere"in massa.
Lo vuole un'esempio?
Fotografi ora la situazione commerciale e d'immagine dell'olio di qualità nel mondo(settore che mi sta a cuore).
Fra 5 anni o poco più sarà tutto diverso...

16 Giu 2006 | ore 14:19

Cosa dire... commercialmente abbiamo ricevuto una lezione...
Credo che più che scandalo si tratti di ingenuità.. l'ennesima.. ma esistono i consulenti in questo mondo ? o siamo tutti giornalisti , critici, appassionati, mangioni ?
mah :) Un vero peccato..
..forse è il caso che ALMA mandi a casa tutti i consulenti... "strategici"... Chi ha orecchie per intendere intenda...

16 Giu 2006 | ore 19:07

Sono molto dispiaciuto che un giornalista come Paolo Marchi, senza essere andato alla conferenza stampa e solo per aver visto l'attuale sito web del French Culinary Institut, tragga delle conclusioni ERRATE che sono sicuro verranno ufficialmente smentite da ALMA. Ero presente alla conferenza stampa e ciò che afferma Marchi non risponde al vero. Altro che scandalo, si tratta di una svolta importante, anzi importantissima!!!

16 Giu 2006 | ore 23:43

Lamentele e polemiche a parte, considerate il fenomeno di secolare importanza: Il trionfo assoluto della cucina italiana (vera cucina italiana non la bastardizzazione pseudo-napoletana) nell'America. E non solo.

Sorry, ragazzi, ma nonostante le incapacita' della vostra burocrazia e gli ufficetti, avete ora la World Cuisine.

17 Giu 2006 | ore 00:39

Caro Giovanni, punto primo: per scrivere di ippica non è necessario essere stati dei cavalli
punto secondo: io nel sito leggo frasi del tipo The Italian Culinary Experience piuttosto che introducing our new italian courses, Alma è relegata a margine, come la depandance emiliana
è già azzardato parlare di collaborazione, figuriamoci di una struttura italiana protagonista
se c'è una cosa che i francesi sanno fare è vendersi bene e il business, come ha scritto perfettamente Bonilli, lo sanno fiutare e non lo dividono alla pari con nessuno.
tanti saluti alla conferenza romana, io abito a Milano e al nord sono arrivati flebili echi e leggeri coriandoli

17 Giu 2006 | ore 00:49

vero direttore e vero Marchi,ma esiste una scuola di cucina italiana internazionale?
La risposta e SIIIIIIIIIIIII!!!
L'Italian Culinary Institute for foreinger opera da più di 15 anni portando professionisti in Italia a conoscere non solo la cucina italiana ma anche i prodotti e l'ambiente dove questi crescono,dove vengono cucinati e mangiati, quello che oggi qualcuno chiama cultura materiale.
Inoltre vi informo che lo stesso istituto a aperto 3 scuole di cucina solo Italiana gestita da italiani in Brasile(precisamente a Flores da Cunha in collaborazione con l'universita di Caxias do Sul RS)una in Corea(presso una scuola alberghiera di Seul) ed una A Shanghai (nel distretto universitario tecnologico di Nanhui).
Ed è proprio nell'ultima scuola citata che mi trovo a tenere lezioni di enogastronomia di base ad una classe che verra poi in Italia per fare un semestre di specializzazione.
Chiunque voglia saperne di più sono a vs disposizione.

17 Giu 2006 | ore 05:15

On-site visits
5 days of your training will be devoted to visiting some of the most important production sites. These will include:

Truffles: visit to the truffle museum at Alba (Piemonte)
Parmigiano Reggiano: visit to a production plant and to the Museum
Parma Ham: visit to a production plant and to the Museum
Culatello: visit to a pig farm and to a production plant
Wine: visits to some Chianti , Montalcino (Toscana) and Barolo (Piemonte) wineries
Pecorino Cheese: visit to a production site in Toscana
Olive Oil: visit to olive oil mills in Toscana
Chianina steak: visit to a butcher in Toscana
Pasta: visit to a production plant and briefing on pasta technologies
Balsamic Vinegar: visit to an "acetaia"
On stage
Scusate ma non resisto questi per il fee che chiedono li portano una settimana a visitare delle INDUSTRIE alimentari mi scappa un vaffa
Mi spiace per Marchesi che reputo uno dei più grandi chef italiani in attività ma qui mette la sua immagine su un'operazione sbagliata concettualmente sbagliata, non perchè fatta con i francesi(sarei più propenso a far qualcosa con gli Spagnoli) ma perchè fatta con complesso di inferiorità che oggi non è più attuale, non sono più i maestri e non sono neanche i più richiesti.

17 Giu 2006 | ore 05:29

Buon giorno Ugo, vorrei saperne di più per favore, se passi in http://marchidigola.identitagolose.it/ trovi la mia e.mail
buone cose (e grazie Stefano per lo spazio)
paolo marchi

17 Giu 2006 | ore 11:55

Penso che sarebbe ora di dare vita a un'iniziativa che unisca il pubblico e il privato per promuovere a livello internazione la nostra cucina. Ma si, un Italian Culinary Institute. Ma appena scritte queste righe penso alla spartizione che ne verrebbe fatta, sia a livello di forze politiche che di sigle e organizzazioni varie e mi fermo, ovvero sogno...sogno un Italian Culinary Institute in ogni grande capitale del mondo, per esempio New York, Tokyo, Pechino, Londra, Parigi, Berlino, Madrid ecc...e una grande scuola centrale a Roma che tenga corsi di formazione e di perfezionamento. Una Bocconi del food, una Losanna a Roma (Losanna è una delle migliori università per la formazione del settore).
Ma c'è già Pollenzo di Slow Food, potrebbe dire uno. Ma questa dovrebbe essere la scuola del sistema Italia del wine&food. Sogno? si, ma è bello sognare e fa capire che con molti meno soldi di quelli buttati al vento per tante inutili manifestazioni si darebbe vita a un sistema virtuoso formazione- ricerca dei prodotti- vendita il tutto sotto la bandiera del made in Italy.
Chi ha provato a fare da solo, anche con tanti mezzi, vedi la Barilla, ha in parte fallito.Sogno, poi mi sveglio e vado a parlare con Letta, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, uno giovane, bravo e gourmet e poi ne parlerò con voi e poi ne parleremo in tanti e poi...faremo cose e non come quel personaggio di Moretti :)

17 Giu 2006 | ore 17:08

Per quello che vale, un dettaglio in più: questa operazione mi risulta sia stata messa in piedi a partire già da almeno un anno fa. Per cui c'entra poco il governo attuale. Ma poco c'entra anche l'altro. E' evidente che si tratta di una operazione di puro e semplice business messa in piedi da gente che ovviamente si da fare per portare a caso un bel profitto.

17 Giu 2006 | ore 23:48

Che strano. Sembra che il disappunto o anche lo sdegno che ho letto nei post, sia dovuto, più che altro, alla pertecipazione della scuola di Marchesi a questa iniziativa.
Non all'appoggio del ministero della pubblica istruzione dello stato italiano. Mah, bizzarrie...
Per rispondere al "voi che dite?"... forse anche questo fa parte della svolta in politica estera... :D

18 Giu 2006 | ore 18:24

Non credo che la piccola sollevata di scudi sia dovuta alla presenza di Marchesi e della sua scuola Alma e neppure alla presenza a NYC di Casella (ve lo ricordate al Vipore 15 anni fa?) ma alla presenza del Ministero della Pubblica Istruzione attraverso una sottosegretaria di Parma (e Alma è a Parma) che trova normale che un corso di cucina italiana a New York nasca in una struttura francese. Ma Dio mio, c'è anche l'orgoglio delle proprie radici. Ma ce li vedete i francesi appoggiare un corso di cucina in un Italian Culinary Institute? E gli spagnoli? Solo noi dobbiamo essere senza orgoglio e senso della nostra forza e importanza? La colpa è un po' di tutti, sia chiaro, ma sarebbe ora di correggere il tiro. O no?

18 Giu 2006 | ore 18:55

Parole sante direttore, sopratutto sarebbe ora di smettere di criticare chi fa, in Italia e pieno di gente che critica a priori senza sapere e peggio ancora senza saper fare.
Le iniziative vanno comunque incoraggiate e divulgate, anche i giornalisti spesso enfatizzano le iniziative esterofile e cassano quelle indigene.
Mi auguro che dopo aver spinto per anni i vitigni internazionali salvo poi cercare di rimediare con il sostegno dato agli autoctoni ora si smetta di beatificare i creativi di fusion e confusion per valorizzare chi fa cucina italiana.
Per esempio io da Scabin ho goduto sempre con la sua cucina piemontese, e mi son solo divertito con i piatti fantasiosi, ma per l`immaginario collettivo lui e il Ferran italiano.
Tornando in argomento io comprendo che un politico sia bravo a farsi eleggere e non possa avere competenze specifiche sui problemi che deve risolvere o affrontare, ma perche non farsi aiutare da un esperto, che nel caso del turismo ed enogastronomia deve essere uno del mestiere, che come gistamente dice Marchi non bisogna essere dei cavalli per scrivere di ippica, ma non si puo far correre il Palio di Siena a Vale Rossi solo perche va molto forte.

19 Giu 2006 | ore 06:18

"ma sarebbe ora di correggere il tiro. O no?"

Assolutamente si. A cominciare dal sottosegretario.

19 Giu 2006 | ore 11:47

Direttore fai il paragone tra la "Sopexa" e "l'I.C.E.", secondo me con la giusta equazione ti viene fuori il risultato del perchè il French C.I. organizza corsi di cucina Italiana con l'aiuto dei nostri governanti.
Ciao Maurizio

19 Giu 2006 | ore 14:57

Capisco cosa vuole dire Maurizio ma non sono cosi persuaso che sia questo a spingere l'aiuto dei governanti italiani ad un oprerazione di questo tipo.
Credo che sia figlia più di un istinto che non di una riflessione e forse non fosse isolata sarebbe anche meno fastidiosa, in fondo da importanza al made in Italy.
Sopexa è meglio organizzata ma più supportata dai produttori stessi, spesso da noi l'ice e usata come un taxi mi serve per andare fino a x poi chi se ne frega, mentre sopexa non solo è sostenuta da tutti i produttori che esportano ma anche da tutti quelli che non lo fanno ed in questo secondo me c'è tutta la spiegazione della differenza tra Italia e Francia

19 Giu 2006 | ore 18:49

Mi viene in mente una domanda a Teery, ma lui per cucina italiana vera non bastardizzata pseudo-napolatana cosa intende.
Perche Marchesi fa una grande cucina ma forse non propriamente nel solco della tradizione altrimenti io butto nel cesso oltre 20 anni di onesta carriera.

19 Giu 2006 | ore 18:54

l'ICE è una spesa inutile per l'erario. E mi piacerebbe anche sapere di che ordine di spesa stiamo parlando. Ho paura non poco.
Che vuol dire la storia del taxi, del sostegno che gli italiani dovrebbero dare all'ICE. Cosa dovremmo fare? Mettere le bandierine dell'ICE fuori dal balcone di casa come si fa ai mondiali?
Basterebbe che facesse quello per il quale i suoi funzionari sono, lautamente, pagati: offrire supporto all'export. Come si spiega che i presunti "buyers" all'ultimo Miwine, qualche centinaio di persone provenienti da tutto il mondo, pagate e spesate dall'organizzazione (ed immagino da qualche, dico solo qualche, soldino pubblico), fossero in realtà ristoratori, junior manager senza potere di acquisto, importatori di serie C. Sarebbe tanto difficile pretendere un accreditamento serio da chi sta in loco, come l'ICE, prima di pagare il viaggio ad un ristoratore americano con famiglia? Oppure sono troppo occupati ai ricevimenti e ai cocktail parties?

19 Giu 2006 | ore 23:20

Buona sera Ugo, anch’io vorrei saperne di più su L'Italian Culinary Institute for foreinger, in particolare su quella di Shanghai ( distretto universitario tecnologico di Nanhui). Ecco il mio e-mail info@alchimistaatavola.com
Sarò a Shanghai a fine agosto proprio per capire la loro cucina, e mi incuriosisce vedere cosa interessa A loro della nostra.
Si parla di cucina veneta da quelle parti? E forse anche di quella Veneziana?

20 Giu 2006 | ore 00:12

AH , dimenticavo:
Sacro sante parole Sig Bonilli, facciamola questa unione fra pubblico e privato, mettiamo le basi di questo Italian Culinary Institute. ma poi chi saranno gli insegnanti? I soliti 50 chef al top.( già presenziano ad ALMA E slow FOOD).
O saranno i soliti consulenti con pochissima esperienza imprenditoriale e tanta tecnica?
Voglio ricordare che i grandi chef rappresentano una importantissima % (piccola)della ristorazione italiana, ma il vero asso portante del sistema sono gli altri che macinano lavoro nella penombra del zumami di parole (e schei) che gira attorno al cibo.
E per noi che operiamo in Italia, chi insegnerà ai nostri ragazzi? Già perché mi sembra che siamo messi maluccio negli istituti pubblici (dai privati basta i schei)
Allora,
Bravi ai toscani che ancora una volta veicolano la cucina (la loro !?!) italiana nel mondo, in abbinata questa volta con i Francesi,che hanno colto la palla al balzo.

E bravo ancora una volta a Gualtiero Marchesi , che da buon milanese sa gestire immagine , sapere e “schei”.
Bravo il sottosegretario di Parma (guarda caso) che prende ciò che c’è , per promovere il cibo e lo stile italiano.
Sta a noi darci una mossa perché questi si stanno muovendo!

…….. e non dimenticate : ogni giorno nase un cuco, beato chi seo cuca…..

20 Giu 2006 | ore 00:57

Caro Gianpaolo io non voglio difendere l`ice che qualche pecca sicuramente ce l`ha ma spesso i produttori di vino italiani sono un po sprovveduti ad esempio se fai un giro sugli scaffali dei negozi esteri sulle bottiglie vedi i riconoscimenti delle guide straniere (sottoforma di adesivi)mai ho visto un adesivo che dica 3 bicchieri della guida del gambero o i 5 grappoli dell`ais che sono un fenomeno tutto italiano ma che potrebbe essere un indicazione per guidare il cliente straniero.
Per tornare all`ice ho assistito ad un evento il sial expo di Shanghai i produttori sono stati cazziati dal direttore dell`ice perche sono venuti qui senza materiale in cinese, ora siccome era un servizio compreso bastava mandare il materiale da tradurre e stamparlo, invece si investe migliaia di Euro nel biglietto aereo e non i 100 per far stampare un depliant in cinese, poi e facile accusare gli altri di non fare il proprio lavoro.Una buona cosa per criticare e' prima essere informati

20 Giu 2006 | ore 04:41

Albino Ivardi Ganapini è il presidente di Alma, una società privata, se non sbaglio, che fa i suoi affari del tutto legittimamente.
Dice che sono mancate alcune informazioni, che il French Culinary Institute diventerà The International Culinary Center e la cucina italiana, cioè loro di ALMA, avranno pari dignità dei francesi.
Conclude invitando a lavorare insieme e lo dice a noi che abbiamo una società a New York dal 1994 e che di questa iniziativa non eravamo mai stati informati.
Certo, Alma è una società privata e fa i suoi affari. In tal caso cosa ci sta a fare il Ministero della Pubblica Istruzione e un sottosegretario di Parma?
Alma è un'istituzione che tutti ci rappresenta, in tal caso nessuno ce lo aveva ancora detto.

20 Giu 2006 | ore 10:01

Ugo, voglio solo dire che in America ci sono molti ristoranti "italiani" che vendono a un pubblico non-gourmet una cucina di base "napoletana" che va interpretata (e tradita) da cuochi senza conoscenza degli ingredienti giusti ne' di metodi tradizionali della preparazione. Spesso detto "Italian-American," sara' incredibile agli Italiani che vengono in America.

20 Giu 2006 | ore 19:00

Terry per lavoro viaggio spesso e in più parti del mondo e quel tipo di cucina è abbastanza diffuso e non solo in america purtroppo.Sono a Shanghai e qui le cose vanno meno peggio, ho mangiato in qualche locale giusto, dove la materia prima era discreta.
Però anche qui ragazzi mozzarella pecorino e provola made in australia una vergogna che nessuno intervenga a tutela dei marchi, e ho visto anche in sudamerica il parmesan e il reggianito il colmo è che quando abbiamo degustato il Grana Padano i brasiliani mi hanno detto che era squisito(in portoghese significa strano)perchè sono abituati al gusto delle imitazioni.
Se tutto il comparto enogastronomico italiano la smettesse di fare il "fighetta" e la smettessimo di andare ognuno per conto nostro forse......

21 Giu 2006 | ore 02:53

Caro Stefano, per maggiore chiarezza ti prego di invitare a leggere la lettera completa del presidente di Alma, altrimenti i lettori del blog non hanno gli elementi necessari per giudicare un'operazione che va a tutto vantaggio della cucina italiana e dei suoi operatori.
Il testo completo della lettera, dove si evince che i francesi non c'entrano una mazza, è sul sito di Alma www.alma.scuolacucina.it e dove chi non è informato può conoscere meglio di chi stiamo parlando.
Cari saluti e buon lavoro, Marino Marini.

21 Giu 2006 | ore 16:28

Più che invitare a leggere gradirei che Ganapini venisse a spiegare qui la posizione di Alma, società privata che ha tutto il diritto di fare i suoi affari ma che non può chiedere a noi, in questo caso, di applaudire se viene tirato in ballo l'ente pubblico. Ganapini poteva dire prima quello che faceva e non dopo dire il patetico "non spariamoci contro" che non vuol dire nulla.
Ben felici di ospitare un suo intervento, meno felici di ricevere una mail dal computer della segretaria.

21 Giu 2006 | ore 17:53

Dopo aver letto la lettera continuo a pensarla come lei Bonilli.

21 Giu 2006 | ore 18:18

Gentile Marino Marini,
io la invito invece a leggere cosa scrivono sulla sponda francese, quello che sarà lo verificheremo
più in generale, io non sono abituato a restare fermo ai comunicati ufficiali e alle veline (di stampa) e non vedo come si possa spacciare per un evento che interessi tutti, una scuola di cucina che ha per protagonista in Italia un cuoco famoso anche per considerare tutti i suoi colleghi e tutti i giornalisti dei babbei piuttosto che degli incapaci, salvo eleggerli a fenomeni se scrivono bene di lui. In tal senso, il servizione che il Gambero Rossso ha dedicato a Marchesi è emblematico: alla Città del Gusto sono tornati tutti a capire di cucina e in non ricordo quante pagine di servizio e in una dozzina di puntate sul canale lo stesso Divino non ha citato una volta Alma di cui è rettore. Se io fossi nel signor Ganapini mi preoccuperei di questo, se il suo rettore è il primo a scordarsi di Alma non appena si allontana da Colorno, devo farmene carico io o Bonilli?

22 Giu 2006 | ore 15:09

Marchi è uno che non le manda a dire!!!!
Un modo di fare che apprezzo sempre.
Devo però dire che i francesi non fanno molto testo secondo loro romolo e remo erano di Marsiglia.
Direttore mi spiega sto security code è per me un delirio non lo ricordo mai!!!

22 Giu 2006 | ore 17:07

Caro Direttore,
curioso di vedere se Marchesi o altri personaggi ottenessero veramente dei guadagni personali tramite gli appoggi pubblici ho scoperto che i soci di Alma sono:
http://www.alma.scuolacucina.it/almaita/page.asp?IDCategoria=1496&IDSezione=0&IDOggetto=4613&Tipo=GENERICO
Io, considerando i soci, ritengo l'operazione trasparente: o è talmente ben cammuffata da nascondere degli interessi personali da parte di qualcuno?
Ci aiuti a scoprirlo.

22 Giu 2006 | ore 18:54

Ma l'operazione è trasparente, non ci sono dubbi. Quello che non è chiaro è il perchè non si dovrebbe criticare la scelta di essere andati a New York nel French Culinary Institute ad aprire una scuola di cucina italiana. E poi, in cosa consiste la presenza del Ministero della Pubblica Istruzione in tutta questa operazione? Su questo non abbiamo avuto risposta, perchè?
Io considero ALMA una società che sta sul mercato e concorrente per quello che riguarda l'attività formativa. Perchè dovrei applaudire se va a NYC in questo modo equivoco e con aiuti pubblici?

22 Giu 2006 | ore 19:24

Scusi Direttore, ma dalla sua ultima frase sembra che lei non applauda Alma perchè è una società che fa concorrenza alla sua ed è riuscita ad avere l'appoggio del ministero (anche se nessuno ci ha spiegato di che tipo di appoggio si tratti: economico?...???)
Qualcuno ci spiegherà meglio cosa succede?

23 Giu 2006 | ore 00:10

Caro Alchimista,
se proprio devi passare a conoscere Italian Culinary Institute for foreigners in Cina, prima informati bene, perchè se di Alma si dece ciò che si dice, va tutto bene, ma almeno hanno docenti di rispetto...
All'ICIF, (che ho fatto come allievo) ho scoperto che alcuni docenti sono chef per grazia ricevuta, semplici persone insulse che si vantano di far parte di ciò che non le appartiene, semplici persone che si vendono nel mondo dietro l'immagine di un castello (che sta cadendo a pezzi, dentro e fuori)....
Una scuola in Piemonte, una in Brasile e una Cina, che bravi !!! sembra una bella favoletta.... Ma i soldi ??? Ha si' ,come sempre sono quelli publici e di aziende compiacenti,che non solo contribuiscono a far aprire nuove scuole, ma continuano a darne (Ministero) altri, e molti.
Che servirebbero a pagare il corso degli eventuali allievi stranieri, e poi... sorpresina , agli allievi viene chiesto di pagare un bel pò di quattrini, per l'esattezza ben 8000,00 euro per 2 mesi di corso, perchè alla favoletta che il corso dura 6 mesi, non ci crede piu' nessuno, i 4 mesi dopo il corso sono a carico del ristoratore che fa fare uno stage....e allora ? cosa costa ?
Chi dirige Alma (Marchesi), almeno ha una storia professionale , diciamo di tutto rispetto, o quasi...
Ma vi invito a informarvi bene... a chi dirige l'ICIF, un certo ...professionista, così si definisce lui (libralon) che è convinto che nessuno si stia accorgendo di quanti soldi si stanno riempendo le sue tasche, che se si riempissero con onestà saremmo tutti felice in onore alla nostra amata cucina italiana...Ma ancora una volta scopriamo un ottimo sign. MOGGI della cucina italiana nel mondo....
Ma poi leggiamo un certo Ugo che ci scrive dalla Cina, gridando ai 4 venti che esiste l'ICIF, e che lui è orgoglioso di farne parte...bravo, ma solo in paesi esteri , dove nessuno conosce il fatidico chef italiano, che è facile apparire ciò che con si è...
Io ho avuto lezioni con Ugo , ma che bravo, indimenticabile ciò che sa fare, parlare e basta, altro non sa fare del resto ho saputo cosa ha fatto negli ultimi 10 anni e ho capito bene come mai

Carlinha

23 Giu 2006 | ore 09:33

Ma no, trovo buffo che il signor Ganapini mi inviti ad applaudire l'iniziativa di Alma a NYC e inoltre non ho avuto risposta circa il coinvolgimento del Ministero della Pubblica Istruzione attraverso un sottosegretario che è di Parma. Tutto qui. Se poi ci aggiungiamo il fatto che Alma è venuta a fare una conferenza stampa a Roma quasi in punta di piedi e che solo grazie alla Adnkronos si è saputo che Alma si sposava coi francesi che non sono francesi ma un imprenditore americano, l'intervento di Marchi e Bonilli non risulta così strano. Strane risultano le risposte o le non-risposte.

23 Giu 2006 | ore 09:38

Mi da fastidio che una persona dica cose così gravi e lo faccia sotto mentite spoglie, se quella persona vuole risposte, mi conosce, un tempo mi chiamava amico, bene oggi se ha bisogno di dirmi qualcosa sa dove trovarmi, ma non continui a nascondersi se no appare peggio di ciò che è realmente.
Mi scuserà direttore se ho usato il suo spazio a fini personali, ma il rancore è un sentimento a me sconosciuto.

23 Giu 2006 | ore 11:16

Visto che si è tirato in ballo l'ICIF ho cercato sul sito www.icif.com, come ha fatto Pino, di scoprire chi sono i soci. Ho trovato gli sponsors, ma nulla riguardo alla proprietà: qualcuno sa nulla a proposito?
I corsi dell'ICIF sono sicuramente costosi e gli chef di riferimento sono a me sconosciuti.

23 Giu 2006 | ore 16:15

Non sono un esperta ma le cose che dice Enrico (o carlinha non si capisce parla al maschile ma firma al femminile boh)non mi sembrano veritiere, personalmente non ho trovato persone così poco professionali poi mi risulta che siano un'associazione no profit con obbiettivo la divulgazione della tradizione italica nel mondo.
Personalmente ho trovato l'icif molto professionale.

23 Giu 2006 | ore 18:22

So poco dell'ICIF ma non vorrei che in una discussione dedicata all'operazione Alma-French Culinary Institute si sovrapponesse un dibattito tutto interno a un'organizzazione che non è stata da me nominata, evocata, tirata in ballo ecc...

23 Giu 2006 | ore 19:35

Ciao enrico,
Che Alma sia una cosa seria per formare i ragazzi a pagamento non ne ho dubbi, conosci i prezzi vero?, (mi piace di più l’idea di Bonilli un istituto misto pubblico-privato che Rappresenti tutto il sistema italia) ,non ho nemmeno dei dubbi sui docenti che sono di tutto rispetto (ma cosa mi dici dei consulenti?), i dubbi sorgono quando si inizia a parlare di docenti in grado di formare gli chef su obbiettivi economici, i dubbi sorgono quando i consulenti hanno solo pochi quinquenni di esperienza imprenditoriale, e i dubbi sorgono quando mi raccontano di episodi stile nonnismo militare per catechizzare chi non si allinea (ho sentito di qualche giovane chiuso in cella frigorifera a riflettere, spero siano favole metropolitane).
Questi dubbi li giro all’idea di Bonilli se andrà in porto:
Chi saranno i docenti del nuovo istituto, i soliti 50 famosi?
Resta il dato di fatto che per gli istituti privati se paghi , tutto vada bene, tanto ci pensa il buon nome del Maestro.

L’ICIF non la conosco a fondo, ed Ugo ti ha risposto spetta a me verificare i contenuti della tua tesi anche perché in Agosto sarò proprio a Shanghai (anche il Veneto si sta muovendo) e faro una visita ad Ugo.Comunque Grazie.
….Sui soldi che girano attorno al sistema cibo, se hai letto SIAMO FRITTI di Giordano Bruno perché scandalizzarsi su come vanno le cose in Italia, sta a noi mettersi in discussione e partecipare al cambiamento.
Concordo con il “padrone di casa” che il tema è un altro, bonilli non deve però dimenticare che la fonte del problema in oggetto è proprio l’atteggiamento letto negli ultimi interventi .
Non saremo mai come i Francesi ne come gli americani, siamo italiani;
ed è giunto il nostro momento nel mondo!
E allora:
Penso che sarebbe ora di dare vita a un'iniziativa che unisca il pubblico e il privato per promuovere a livello internazione la nostra cucina. Ma si, un Italian Culinary Institute. Ma appena scritte queste righe penso alla spartizione che ne verrebbe fatta, sia a livello di………….

24 Giu 2006 | ore 00:02

Sono d'accordo con il direttore di fermare la discossione al French/Italian/International Culinary Center di New York. Però a conti fatti, riletto il contenuto dei 39 (!) commenti, credo che il titolo debba cambiare in:
"GLI AMERICANI, DOPO AVER SCIPPATO LA CUCINA AI FRANCESI LA STANNO SCIPPANDO AGLI ITALIANI!", o sbaglio???
noblesse oblige

24 Giu 2006 | ore 14:45

Dopo una lettera di Ganapini, da me non pubblicata perchè personale, tutto è rimasto silenzioso dalle parti di ALMA. Non si riesce a sapere se vanno a New York come privati ma con un aiuto pubblico, se l'aiuto è solo formale e non si capisce neppure che tipo di società sarà quella tra Alma e l'imprenditore americano proprietario del French Culinary Institute. Penso che tutto sia nell'ambito privatistico e quindi buon per loro ma non chiedano a noi di applaudire un'iniziativa così squilibrata e presentata in modo pessimo. Se il privato prende soldi dal pubblico il discorso cambia...

24 Giu 2006 | ore 16:11

Chi verifica allora se hanno preso dei soldi pubblici?
Perchè se devono rappresentare il sistema italiano, iniziamo da tutte le Regioni a chiedere spiegazioni.......
Devo dissentire da giacomo, nel commercio globale gli americani sono dei campioni di stile, vedi cosa hanno fatto con un nostro prodotto"il cappuccino".
Siamo noi italiani che ci dobbiamo svegliare , fare sistema,e sopratutto pretendere che i politici tornino al servizio dei cittadini e delle aziende!!!!
Se decidete di tirare le orecchie a qualcuno, io ci sto.
Vediamo però alla fine quanti se la sentono di schierarsi.
Come diceva un grande girnalista italiano:
gli italiani sono un popolo di pecore; anarchiche.

24 Giu 2006 | ore 19:16

Non condivido le vostre posizioni.
ALMA è una società privata che, salvo prove contrarie, è composta da regione, camera di commercio, consorzi: una struttura più che idonea a raccogliere finanziamenti pubblici!
Un vice ministro ha partecipato alla presentazione alla stampa di un'operazione che, non essendosi mai mosso l'ICE o altre istituzioni, è stata messa in opera da un imprenditore americano e da uno italiano.
Come è stato un americano ad aprire il French Culinary Institute adesso è ancora lo stesso americano ad aprire un Italian Culinary Institute. Noi non siamo mai stati capaci di farlo: mi auguro che Marchesi e i signori di ALMA non abbia "svenduto" l'Italia per soldi, ma che portino avanti una missione che le nostre istituzioni non si preoccupano di seguire.
Non vedo perchè sdegnarsi! Però voi giornalisti indagate e teneteci al corrente.

24 Giu 2006 | ore 21:46

ALMA è una società privata che, salvo prove contrarie, è composta da regione, camera di commercio, consorzi: una struttura più che idonea a raccogliere finanziamenti pubblici!
due righe sotto:
Come è stato un americano ad aprire il French Culinary Institute adesso è ancora lo stesso americano ad aprire un Italian Culinary Institute


Dentice un po di coerenza non guasta se si finanzia ALMA per consentire ad un americano di aprire una scuola all'americana di tipo commerciale....
Credo che se è una struttura alimentata direttamente o indirettamente da soldi pubblici non possa fare business fine a se stesso ma debba rispondere ad un'esigenza della comunità italiana che potrebbe essere quella di divulgare il made in Italy agroalimentare.
Ho letto da qualche parte che su 6 mil. di dollari di fatturato del made in Italy negli USA solo 2 mil. sono originali il resto sono imitazioni, credo sia molto più urgente intervenire su questo.

25 Giu 2006 | ore 02:47

Stiamo discutendo da alcuni giorni sui soldi pubblici che ha incassato ALMA. Ma li ha incassati? e per farci cosa?
Potremmo discutere per giorni sui soldi pubblici gettati al vento e io non me la sento di sparare a zero su questa iniziativa prima di aver chiara la questione. Marchesi è colui che ha dato dignità alla cucina italiana e non posso credere che a 70anni suonati si sia "venduto" agli americani. Continuo a ritenere questa iniziativa un'operazione positiva per l'Italia.

25 Giu 2006 | ore 11:59


Anche la mia società, domani chiederà dei finanziamenti pubblici per finanziare le idee dei soci, vediamo cosa accade!
Anonymous mi ha letto nel pensiero.
Aggiungerei al ...divulgare il made in Italy agroalimentare ...;
e veicolare assieme ai prodotti,anche la storia e le civiltà che rendono originale il nostro cibo,(indotto nel turismo), e quanto si è prodotto in innovazione e ricerca nella ristorazione italiana negli ultimi 20 anni (grazie a Marchesi che ha dato il via, o meglio grazie ai giornalisti che hanno divulgato le sue doti)........


Un americano (non so gli altri!)si è accorto che l'Italia non è solo pizza,pasta e mandolino, ma un immenso giacimento di storia enogastronomica regionale.
Il mondo è grande,e si stà accorgendo delle identità Italiane.
Ma come possiamo organizzarci caro direttore?
E' questo il contesto del ragionamento Giacomo,l'imprenditore serio ha un progetto che sviluppa per fasi, e non conta certo sui soldi pubblici per realizzarlo, semmai se ci sono approfitta dell'opportunità!
Il punto è cosa possiamo proporre per organizzarci?
Che dicono i ministri De Castro e Rutelli?

25 Giu 2006 | ore 12:31

Alma va a New York e fa società, da quel che si è capito, con un imprenditore americano. Leggendo le forze che hanno contribuito a far nascere Alma si dovrebbe dire che sono forti e hanno esperienza. Auguri a Alma.
Ha senso fare qualche cosa d'altro? C'è spazio, c'è la domanda? Chi può fare un'iniziativa, e con chi? Per ora non è che il panorama delle strutture esistenti sia molto ricco, abbiamo parlato di Alma, poi c'è Pollenzo, cioè l'Università di slow food, c'è l'Icif e non mi sembra altro se non si vuole includere anche Accademia Barilla in questo contesto. A noi hanno proposto di andare a Pechino (troppo lontana, troppo costoso il progetto, troppo tutto...) ma intanto vogliamo sbarcare a Napoli e poi a Milano anche se, visto con gli occhi di un privato, tutto costa. Se ci sono gli appoggi istituzionali è più facile anche se con l'aria e i tagli di bilancio che si preannunciano anche questa strada, già in salita, mi sembra diventata più difficile. Però il mondo della formazione (quella vera e seria) dovrebbe essere uno degli sbocchi obbligati.

25 Giu 2006 | ore 15:12

Scusate anonimus più sopra ero io e concordo molto su quanto dice il direttore nell'ultimo commento, anzi qualche commento più su dicevo proprio di fare squadra ossia sostenerci,se una manifestazione a Pechino costa 100 € realizzata da 4 soggetti magari costa 30 a testa e non è per risparmiare ma magari per essere presenti oltre che a Pechino anche a Tokio a Hongkong e a Jacarta.Insomma l'unione fa la forza.
Sulla formazione seria credo che siamo tutti d'accordo.
ugo

25 Giu 2006 | ore 17:45

Gentili lettori,
sono in ritardo, per un viaggio all'estero, con la risposta a Stefano Bonilli e altri sui finanziamenti di ALMA e spegnere insinuazioni non proprio benevole.
ALMA gode di un vantaggio che è quello di avere la sede nello splendido Palazzo Ducale di Colorno, dove locali e attrezzature sono date dalla Provincia di Parma in comodato d'uso gratuito.
Ma nessun contributo pubblico. Paghiamo le bollette della luce, tanto per intenderci.
Per il resto siamo sul mercato e ci reggiamo con le rette dei corsi (in Italia e all'estero) e gli introiti degli sponsor.
Soci di ALMA s.r.l., che è una società privata, sono:
Camera di Commercio di Parma; Provincia di Parma; Unione Parmense Industriali; Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza; Federalimentare; Assica; Assolatte; numerosi Consorzi dei Prodotti tipici e dei vini; le Centrali Cooperative; cioè i portatori d'interesse del Made in Italy alimentare. Dal Ministero dell'Istruzione nessun contributo, solo un protocollo d'intesa col precedente Ministro (2004) per il riconoscimento del corso superiore di ALMA.
Il Vice Ministro Bastico, che è di Bologna non di Parma, era presente alla Conferenza stampa di Roma
a testimoniare questo rapporto col Ministero e ad augurarci buon lavoro.

Saluti, Albino Ivardi Ganapini
Presidente di ALMA La Scuola Internazionale di Cucina Italiana.

03 Lug 2006 | ore 13:40

Se é per questo io vivo in Spagna e qui é pieno di catene pseudoitaliane dove di italiano non c'è nulla...gli spagnoli producono mozzarella, falso parmigiano, vendono bresaola danese, si considerano maestri in lasagne e cannelloni, fatti con la spagnolissima pasta del Gallo e per non parlare del tiramisú che quando lo fanno loro si converte in un dolce buonissimo altrimenti...perché ogni volta che produciamo qualcosa di buono ci facciamo fregare l'idea e tutti ci cpoiano appropiandosi dell'immagine nostra?

03 Lug 2006 | ore 14:00

Da società che sta sul mercato e quindi riconosce che esiste la concorrenza, ALMA non può pensare di ricevere applausi perchè va a New York coi francesi che non sono francesi ma americani. Buon lavoro a NYC da parte nostra, città dove penso proprio che ci incontreremo come concorrenti.
PS
C'è chi paga oltre che le bollette anche l'affitto e non ha nessun comodato d'uso gratuito. Come a dire, c'è chi comunque è un po' assistito e chi sta sul mercato.

03 Lug 2006 | ore 16:04

Prima non c'era nessuno che faceva cucina italiana a NYC e ora troveremo Marchesi e il Gambero Rosso in concorrenza?
Siamo proprio strani noi italiani, lontani anni luce dal fare "sistema".
Almeno sembrerebbe chiaro che il Ministero non ha dato fondi pubblici a privati (ci saremmo chiesti da dove li avrebbe presi!!!).

04 Lug 2006 | ore 12:59

Il Gambero Rosso è presente a NYC e negli Usa dal 1994 con una società, la Gambero Rosso Inc.
Pubblica un trimestrale e a New York andrà a fare scuola di cucina dopo avere creato la Città del gusto di Roma e avere fatto per tre anni Le Scuole del Gambero Rosso, corsi sia amatoriali che professionali. Come si vede è un logico sviluppo di un'attività nella quale la formazione ha una importanza sempre più grande tra le attività del Gambero Rosso.

04 Lug 2006 | ore 13:14

Oramai sul fatto che la nostra cucina sia esaltata all’estero non solo ci ho fatto l’abitudine ma mi sembra addirittura ovvio, vista la qualità dei nostri prodotti.
Sulle performances fuori dal nostro paese nutro anch’io seri dubbi, anche se effettivamente la nostra cucina ottiene maggiori risultati nelle guide all’estero, mentre da noi gli chef stanno internazionalizzandosi, forse giustamente.
Vi faccio un esempio che fa arrabbiare tutti appena lo illustro: il migliore ristorante con cucina italiana per le guide è Mosconi in Lussemburgo; tutti gli chef stranieri che vengono da noi tornano a casa ricordando con piacere Aimo (e non Alaimo) e Nadia, e Checchino di Roma, La Giostra di Firenze, Harry’s Bar di Venezia.
Al Gourmet Voice di Cannes lo scorso gennaio ha trionfato la trasmissione quotidiana, della durata di una ventina di minuti e di cui gli americani vorrebbero allungare il format, di una attrice svizzera che prepara piatti italiani (?) a casa; fra i libri in concorso si sono distinti tutti quelli degli scrittori italiani che erano scritti in inglese.
E che dire del fatto che Ducasse fa il “baba al rhum” semplicemente facendone servire uno col distillato invecchiato 40 anni (minimo) a parte (vi lascio immaginare il risultato), oppure della tagliatellina di Carme Ruscalleda, dei ravioli di foie gras con emulsione al tartufo di Guy Martin al Grand Vefour, della patata al tartufo di Bruno a Llorgues, dei tortellini (ne serve uno) di Gordon Ramsay, della zuppa di manzana con gelato all’aceto balsamico tradizionale di Modena, stravecchio, dei Roca’s a Girona, ecc.


Dispiace è vero vedere tutto ciò e capire la lezione.

04 Lug 2006 | ore 23:49

TUTTI A NEW YORK!!!!

10 Ago 2006 | ore 11:22

La bastardizzazione pseudo napoletana?
Che significa? Ma come cavolo parli?
Ma stai zitto che fai piu' bella figura!

25 Feb 2009 | ore 18:19

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