30
Apr 2008
ore 10:43

La storia della cucina sono loro: 2

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CAPITOLO PRIMO

Molti appassionati di cucina non sono mai stati a mangiare da Marchesi. Mille sono i motivi ma forse il più ovvio è che ormai al ristorante si va troppo spesso seguendo le mode o gli articoli dei giornali, quasi mai un percorso di ricerca e quindi Marchesi risulta out e non in.
Molti critici gastronomici non sono mai stati a mangiare nel primo Marchesi, quello di Bonvesin de la Riva, per motivi anagrafici, erano dei ragazzini tra il 1977 e il 1992, anno in cui Marchesi si trasferisce in Franciacorta.
Ma se tu sei un appassionato e andando a mangiare cerchi di seguire anche una logica tematica, un po' come quando si comprano i libri, allora da Marchesi ci dovevi andare e comunque ci devi andare perché si possono ripercorrere le tappe e i piatti di una storia che è stata STORIA della nostra cucina. 

Molti appassionati non sono mai stati a mangiare all'Enoteca Pinchiorri di Firenze. Le due risposte più frequenti sono: è un locale molto costoso e la cucina non vale il prezzo. Comunque se voglio bere il vino di qualità non voglio/non posso andare lì per via dei ricarichi.
E invece io dico che un appassionato non può non andare almeno una volta all'Enoteca Pinchiorri perché è uno dei pochi ristoranti di standard e fama internazionali, perché la sua cucina è molto buona, contrariamente a quello che si dice, e perché ha una delle prime tre cantine del mondo.
Gli alti costi del menu Pinchiorri sono dati dall'alto standard, da una squadra di 47 grandi professionisti a busta paga ma in cambio viene offerta una grande cucina di materie prime incredibili, un servizio perfetto e la famosa cantina di cui sopra.
Come per un viaggio importante, si dovrebbe preparare la visita - anche risparmiando - e regalarsi un'esperienza completa e difficilmente ripetibile concordandola con i signori Pinchiorri che sono tra i più squisiti padroni di casa in circolazione.

Ovviamente questo è un modo diverso di andare al ristorante, un modo colto e di ricerca della storia e delle radici di una cucina che ha una lunga storia ma che, a livello di nuova ristorazione di qualità, nasce attorno agli anni Sessanta.

Al ristorante come per la musica, come per la letteratura, come per il cinema e il teatro, a volte per divertimento, ogni tanto per ricerca di una storia, delle radici, come un momento culturale. 

commenti 31

E' molto vero quello che dici e intensamente propedeutico! Tra l'altro, percepisco che non è un mero slogan ma desumo il tuo autentico pensiero.
Un saluto..

30 Apr 2008 | ore 11:58

"La sua cucina è molto buona, contrariamente a quello che si dice": io voglio davvero vedere in faccia uno che dice che da Pinchiorri si mangia male. Voglio vederlo in faccia, perché vuol dire che a casa sua è abituato benissimo, e probabilmente ha Pierangelini, Adrià, Blumenthal, Vissani e Troisgros che, a turno, prendono in carico i fornelli di casa sua quando torna dal lavoro.
O magari, più banalmente, da PInchiorri non c'è mai stato.

30 Apr 2008 | ore 11:58

Forse la sparero' grossa, ma secondo il mio parere i cuochi come Marchesi e tutti gli altri citati dal Direttore, stanno alla Ristorazione come Dostojevski sta' alla letteratura o Michelangelo alla storia dell' arte....scusate il paragone irriverente, ma serviva per far capire l' approccio dovuto quando si parla di Alta Ristorazione.
A mio avviso non si puo' giudicare un fenomeno complesso e dinamico come quello della cucina, senza la conoscenza del passato.

30 Apr 2008 | ore 12:14

Condivido nella sostanza il post di Bonilli. Per quanto mi riguarda le mie esperienze nella ristorazione Alta partirono qualche anno fa proprio dall'Albereta. In un momento in cui Marchesi non era proprio di grande attualità. Ricordo che rimasi impressionato dalla bellezza del posto e dalla "semplice grandezza" della cucina. Cucina scevra da inutili complicazioni e che va diretta alla esaltazione dell'ingrediente. Una cucina elegante perchè fatta togliendo e non aggiungendo. Una grandissima esperienza in tutti i sensi. Ricordo che ebbi modo di parlarne alcuni giorni dopo con Bolasco il quale vi si era recato da poco e ricordo che convenimmo sulla grandezza dell'esperienza (e se non ricordo male concordammo anche sul fatto che l'anello debole del pasto furono i dolci).
All'Enoteca Pinchiorri non sono ancora stato per diversi motivi: perchè è sensibilmente più cara degli altri grandi italiani e quindi mi sa un pò di - mi si passi l'espressione - "turistico di alto livello"; perchè comunque riesco a bere bene in tutti i grandi ristoranti e se proprio voglio bere non vado al ristorante; perchè ho sempre avuto paura di trovarmi davanti una cucina perfetta ma fredda, un pò impersonale e spendendo certe cifre mi capita di cercare emozioni più che tecnica. Sono ovviamente delle considerazioni aprioristiche. Condivido comunque che è un posto in cui non si può non andare e a breve quindi colmerò la lacuna.

Ad Majora

30 Apr 2008 | ore 13:37

...Senza Bergese, Cantarelli e Marchesi e altri ,noi non avremmo avuto Cucina Moderna in Italia e non staremmo qui a parlare di ristoranti e quant' altro.
Cinquant' anni e piu' di storia, partendo dalla Santa di Genova, poi San Domenico,poi Colombani,Paracucchi,Moroni Bellini, Santin e Marchesi... ma come si fa' a disconoscere simili personaggi e qunto hanno inciso nel gusto e nella Ristorazione di qualita'?

30 Apr 2008 | ore 14:13

Posso essere daccordo su tutto, ma spendere 350 euro (TRECENTOCINQUANTA) per mangiare, è un insulto a chi con quella cifra sopravvive per un mese...

30 Apr 2008 | ore 23:10

ma si può essere appassionati di cucina senza andare a mangiare da Marchesi o all'Enoteca Pinchiorri? ultimamente in questo blog si parla solo di alta gamma, alta cucina.. secondo me si può essere degli appassionati di cucina anche senza necessariamente essere stati da..., cosa diversa un professionista a cui invece lo consiglierei, i due fannno sicuramente parte della storia della cucina italiana. Molto spesso, anzi purtroppo la frequentazione di questi ristoranti è anche un po' "strana" di fronte a 45 persone di personale di gran classe vedi persone che non sanno utilizzare neanche le posate e mi chiedo se mai sono in grado di apprezzare il ristorante e la cucina dove sono

30 Apr 2008 | ore 23:38

Condivido l'articolo di Bonilli, ma purtroppo sono vicinissimo alla sintetica analisi di Emiliano.
Non lavorando nel settore del giornalismo enogastronomico non ho nessuno Editor che mi paga la cena o il pranzo e provare forti emozioni dai 250 euro in su e troppo per me.
Preferisco umilmente comprare delle ottime materie prime, valorizzarle al massimo delle mie possibilità con la mia creatività, abbinare per ogni piatto il vino adeguato e terminare con un distillato e un sigaronel calore di casa mia con chi condivide la mia filosofia...
La mia è anche un pò di invidia verso questi mostri sacri della nostra cucina che purtroppo dopo il successo dovuto alla grande genialità ed imprenditorialità perdono di vista i valori primordiali dell'essere!

01 Mag 2008 | ore 01:03

Avete mai visto un libro di storia iniziare con il racconto di un avvenimento secondario? Certo che no e quindi la storia della gastronomia di questi 50 anni prende in considerazione prima di tutto coloro che l'hanno fatta in prima persona.
Su Pinchiorri in quanto emblema del grande ristorante: io ne devo discutere da quando è nato il Gambero Rosso, cioè da 21 anni e da allora mi sento dire che c'è gente che non arriva alla fine del mese, che spendere tanto per un pasto è immorale.
Lo so ma non credo che questa sia l'unità di misura altrimenti dovrei dire la stessa cosa anche a chi si è comprato un'auto Micra, tanto per fare un esempio medio, perché chi non arriva alla fine del mese non ha neppure i soldi per un'auto da 12.000 euro più assicurazione, bollo e carburante.
Se poi vogliamo parlare dei 350 euro in sè, come cifra di rilievo, allora dico che Roma è deserta, c'è un ponte di 4 giorni, alcune centinaia di migliaia di romani, così come di milanesi, bolognesi, fiorentini, torinesi ecc... fanno il ponte e spenderanno molto più dei 350 euro: questi soldi spesi non danno fastidio? Non turbano? Per loro non esiste il paragone della gente che non arriva alla fine del mese?
In realtà è una questione di scala di valori, di priorità personali: per esempio c'è chi segue le trasferte della squadra del cuore e anche se lo fa in economia e va sempre in curva e viaggia in treno o auto con amici alla fine dell'anno avrà speso una tombola. Altro esempio: potrebbero esserci - io li conosco - normalissimi impiegati che fanno a zig zag le loro scelte/tappe gastronomiche, d'abitudine e per soldi sempre in piccoli locali da scoprire, fuori dalle rotte, di basso prezzo ma tre o quattro volte l'anno dai grandi ristoratori, risparmiando per quegli appuntamenti.
In quel caso dovrebbe scattare la scomunica?
Allora dovremmo far sbucare "quelli che non arrivano alla fine del mese"?
Il fatto è che ognuno fa le sue scelte e il moralismo sarebbe bene spenderlo per le cose serie, le passioni di ognuno, se non disturbano o danneggiano gli altri, sono una scelta libera e individuale.
Persino il fatto di andare una volta all'anno da Pinchiorri entrando dalla porta principale :-))

01 Mag 2008 | ore 09:21

buon primo maggio direttore a lei e ai suoi staff di grandi chef...si riposi e non molli

01 Mag 2008 | ore 10:02

temo che il discorso sul ponte non regga... esempio, famiglia tipo, papa, mamma e 1/2 pupi. si prende una macchina, si fa il pieno con 70 €, si viaggia un'ora si arriva sulla spiaggia 30 € per sdraio e lettino, altri 100 € per pranzo al sole in tre, vinello della casa incluso. Sole, mare i bambini giocano alle 20 si torna, tre pizze alla pizzeria sotto casa perchè non si vuole cucinare altri 40 €, e si torna a casa. Così i "borghesi" italiani passano il 1 maggio, svoltano la festa e intrattengono i pupi. 240 € totali, meno del solo pasto in un grande ristorante, questa è la realtà italiana in questo primo decennio del nuovo secolo. La gastronomia, è diventato uno sport per ricchi, che poi spesso neanche sono interessati, persino in Francia il famoso operaio che una volta l'anno si concedeva una grande cena (leit motiv della nostra giovinezza e di tante discussioni a tarda sera) è solo un pallido ricordo. I grandi ristoranti sono oramai spesso pieni di gente distratta, poco interessata e che spesso o non paga o deve pagare(facce della medesima medaglia).Altra cosa è dire, come sono convinto, che non si possa tanto parlare di gastronomia senza aver svolto i "fondamentali", sarebbe come buttarsi sulla Gran Risa al primo giorno di sci. Purtroppo i moltissimi fanno l'uno e l'altro... conosco fior di aspiranti gastronomi che dissertano sulla inadeguatezza di Marchesi senza sapere cosa fosse Bovesin o che parlano di Corelli senza essersi mai seduti al Trigabolo. Ma questo è un problema oramai di lungo corso, sul quale è bello interrogarsi. Grazie direttore di darcene modo!

01 Mag 2008 | ore 10:52

Immorale forse no, indelicato si, in un momento in cui 100 milioni di persone rischiano di morire di fame a causa di speculazioni finanziarie sui cereali. Qui sembra che non si parli altro che di ristoranti da 350 euri, come un fatto assolutamente normale. Anche su questo mi permetta, sono soldi che lei insieme ad altri giornalisti non tirano mai fuori direttamente dalla proprio tasca, che non è irrilevante. Questo non è fare del moralismo, ma vuole essere anche un modo per fare capire che fuori da un mondo di Savini, Marchesi e Pinchiorri c'è altro c'è molto altro. Sono entrato dall'ingresso principale dell'Enoteca Pinchiorri diverse volte, pagando di tasca mia sempre, ma ritengo questo genere di spesa superflua e preferisco andare in un ristorante da 100 euro (non ci crederà ma ne esitono anche di alta gamma e alta ristorazione) o rinunciare e con la differenza o la somma intera della "rinuncia" per fare una donazione, appago il mio senso del gusto lo stesso e mi rendo utile al prossimo.

01 Mag 2008 | ore 11:48

Secondo me non c'e' un problema morale. Pero' e' pur vero che ogni cosa ha un suo giusto prezzo: alle aste un Picasso e' pagato X e non piu' di X.

Mentre invece mi sembra a volte che ci sia riluttanza a discutere dell'adeguatezza dei prezzi di certi ristoranti. Sembra che per alcuni il solo fatto di chiedersi se certe cifre siano troppo alte, data la cucina, sia di per se' sbagliato, quasi meschino, quasi volgare. Invece secondo me queste domande bisogna porle.

Non conosco Pinchiorri, ma ad esempio i soldi spesi in un ristorante storico come il San Domenico li ho trovati troppi, dato il livello della cucina. Ho trovato la cucina un po' volgare nonostante le nobili materie prime.

Bisogna dire francamente che in certi posti non si paga solo la cucina, ma l'ambiente, l' 'aria', l'atmosfera, tutto legittimo ovviamente, ma sono cose di cui a me personalmente non frega nulla. Anzi, trovo parte della clientela in certi ristoranti alti insopportabile, a Londra come in Italia (come dimenticare il magnate arabo che si faceva tagliare la bistecca dal suo sgherro).

Si paga anche per la cantina, ma e' pur vero che i vini economicamente e' meglio acquistarli attraverso i wine merchants, e quindi non sarei mai disposto a pagare un extra per la cantina.

Altri hanno gusti diversi, e buon per loro. Ma rivendico il mio diritto a dire ad esempio: per me 75 euro per una cotoletta sono troppi, dovunque sia servita, comunque sia cucinata.

01 Mag 2008 | ore 12:31

Comunque non ho capito perché spendere per spendere per il cibo o per andare al ristorante in Italia è visto così male. Ma voi fate le stesse ramanzine ogni volta che qualcuno che conoscete compra qualcosa? Che noia!
Chiariamo, 200 o 300 euro sono tanti, ma lo sono per qualunque cosa si decida di fare con quella cifra: tre pieni di benzina, un viaggio last minute, un weekend a sciare o al mare, una partita di calcio, uno spettacolo, una rata per il televisore LCD o per l'auto nuova, un basso elettrico, una bici, un cellulare e un navigatore satellitare, un paio di jeans e uno di scarpe da ginnastica di marchi famosi, sigarette, 10 uscite al ristorante cinese per tutta la famiglia, 10 pizzate in 2, qualche uscita in trattoria o un sola cena. Insomma ognuno non può fare un po' come gli pare?

Io avevo sempre pensato che spendere anche solo 100.000 lire o figurarsi poi 100 euro fosse una follia assurda, poi un giorno ho dubitato delle mie certezze: e se invece fosse davvero interessante? E se fosse divertente quanto un viaggio? Memorabile quanto andare a vedere un concerto di uno dei miei gruppi preferiti fino a Lione? Non avete mai fatto niente che uscisse un po' dagli schemi voi?

Bé io ho provato: ho stabilito il budget (viaggio compreso) e ho pianificato tutto con largo anticipo e sinceramente è qualcosa che una vastissima fascia di persone potrebbe fare semplicemente gestendosi le finanze per qualche mese in modo oculato. E posso dire che secondo me fosse anche una volta sola nella vita vale veramente la pena!!!
(Tra l'altro la mia famiglia e amici a distanza di due anni continuano a raccontare a tutti di quella volta che sono partita da sola un giorno per andare a mangiare in un ristorante a 400 km da qui come fosse un'impresa eroica!) :-)))

Ora, come prima, frequento normalmente locali che costano al massimo un 35-40 euro (cosa più a deguata al mio reddito) e ogni tanto vado in qualche locale più caro. Tutto qui, molto semplice.
Insomma si può parlare di cibo una volta con leggerezza, o no?

p.s. questo non significa che tutti i ristoranti costosi siano neccessariamente meglio di quelli non costosi però questo fa parte del saper scegliere come per qualunque altro acquisto.

01 Mag 2008 | ore 12:52

@ Gumb dinanzi a tanta saggezza m'inchino; scherzo, condivido quello che hai detto o, meglio, scritto. La gastronomia e il cibo non sono supportati da adeguata spinta culturale né da consona professionalità. Ecco che si grida allo “scempio morale” se in un tempio del gusto, dopo una carte di livello e un servizio di sala da manuale, il conto è inevitabilmente salato. Magari spendere la stessa o più cifra per un telefonino “alla pari” non è più così scandaloso. Poi dobbiamo integrare il tutto con un'altra considerazione. Spesso prima di scrivere i miei miseri articoli bazzico per supermercati, botteghe, macellerie. La gente non mangia bene, spesso riempie i carrelli con oli dozzinali e paste di dubbia provenienza, privilegiando invece prodotti effimeri. La solita (ma non ovvia) considerazione che esce da queste pag.: manca la cultura alimentare e delle cose buone!

@ Gunther su Mangiaeabbina Lei, in risposta al mio pezzo che palesava la crisi dei cereali e in particolare il recente razionamento del riso in USA (citavo un articolo su La Stampa di Molinari) scriveva che la sensibilità non serve a nulla in tal senso! Bene, e la solita dietrologia dei beceri consumi condita con slogan d’antan tipo “against the system” a cosa serve? Vorrei capire meglio Gunther, mi creda, senza animosità o polemica…

01 Mag 2008 | ore 13:51

Il sito era in tilt e si è mangiato un mio intervento.
Pazienza :-)

01 Mag 2008 | ore 18:19

...temo che la leggerezza sul cibo abbia stancato, almeno me (per quel che conta). Abbiamo passato anni a considerare e farci considerare leggeri. Un signore oramai fuorimoda diceva che siamo quel che mangiamo, penso che sia vero! E che sia importante interrogarsi su dove vada una ristorazione altissima, oramai quasi siderale. La sento una questione, passatemi l'inattualità, politica. Solo io sento alcuni locali che ho molto amato, in italia come nel mondo, oramai lontanissimi da quello che dovrebbe essere il loro pubblico curioso, colto e normale ed invece tarati solamente su quel pubblico "affari" e su prezzi sempre più stellari? Ricordo che dieci anni fa mi colpì molto che a Tokio i ristoranti fossero chiusi il sabato e la domenica, temo che dieci anni dopo stiamo andando nella medesima direzioni. Non è un bel segnale per il popolo gourmand.

01 Mag 2008 | ore 19:52

Sarà il periodo ma di questo moralismo da quattro soldi non ne sentivo proprio la mancanza !!
E' giustissimo che ognuno di noi possa dire come la pensa ma andare a sindacare come ciascuno di noi preferisca spendere i propri soldi mi sembra veramente essessivo.
L'intervento di Gumbo a questo proposito è illuminante e se dovessimo rimbrottare chiunque ed a qualsiasi titolo in questa società consumista faccia spese non strettamente di sopravvivenza non la finiremmo più senza arrivare poi ad alcuna conclusione !!!
Il petrolio è a 120 dollari al barile, la benzina ed il diesel volano, avete visto quante Aziende automobilistiche fanno pubblicità ai propri modelli a metano che ci farebbero risparmiare il 50% ed inquinare meno ??
Ne vogliamo parlare ??
A me questo non sembra il post adatto.

Ciao

01 Mag 2008 | ore 19:54

Da tempo c'è una grande insofferenza nei confronti della grande ristorazione sia per i prezzi che per i piatti.
Non riuscire a capire però che gli ambiti di discussione sono diversi e che qui si ragiona di storie, di percorsi e linee gastronomiche e delle influenze che le singole cucine hanno esercitato impedisce di capire il senso degli interventi.
E' un po' come se stessimo parlando di grandi registi: è chiaro che se non si è visto il Gattopardo non si può parlare compiutamente di Visconti e se si vuole ragionare su come e quando la Nouvelle Cuisine è arrivata in Italia non si può prescindere da Marchesi e non si possono ignorare i suoi piatti.
Che c'entra il discorso sul prezzo qui, ci sono mille altri ambiti, qui il ragionamento pragmatico è solo questo: chi volesse approfondire una cucina e una storia non può non andare da Marchesi e ordinare il menu dei piatti classici che hanno fatto la storia di Marchesi e della cucina italiana.
Tutto qui, se poi vogliamo parlare dell'insofferenza verso una cucina sempre più slegata dalla gente normale lo faremo in un prossimo post :-)) il tempo di andare a Bologna e discutere e ascoltare per due giorni.

01 Mag 2008 | ore 20:25

bravo direttore, hai ragione sulla storicizzazione! Per parlare di Marchesi, di Girardet, del Trigabolo, di Pinchiorri o Vissani bisogna andarci o laddove non sia possibile informarsi e parlare con chi c'è andato, il problema nasc, forse, dal fatto che ritratto di famiglia in un interno è sempre Visconti ma non è la stessa roba del Gattopardo o ancora meglio di Rocco e i suoi fratelli, tutto scorre! Questo rende Bolona interessante. Ma molto interessante è anche capire dove si va. Mi sembra che nessuno lo faccia, che si inseguino solo tendenze. E tu sei la persona giusta per porre il problema che è fondamentale. e molti di noi ti seguiranno su questo post o dovunqu'altro...

01 Mag 2008 | ore 20:53

Mi spiace sig. Buso, ma non ricordo di avere messo mai alcun commento offensivo. Dal momento che lo fa qui le rispondo qui.(scusandomi che con il post non c'entra nulla, con il Sig.Bonilli e altri utenti) L'ideologia non serve a riempire i piatti vuoti, ho solo pubblicato delle possibili soluzioni e non le ho mai pubblicate sui siti altrui.

01 Mag 2008 | ore 22:47

Il fatto è che passa di qui è uno che gira 50-100-200 locali all'anno però segue sempre i trend del momento e snobba sempre i più "classici" questo post va letto in un certo modo.

Però è evidente che per molti altri, per un motivo o per l'altro, la questione del prezzo ha un certo peso nella scelta. Per alcuni perché lo considerano troppo in assoluto per mangiare. Per altri perché, soppesando i vari pro e contro nella faticosa scelta di quei due o tre locali in cui andare in un anno la questione "pilastro della storia" viene certamente tenuta in considerazione; ma a me sembra un po' come andare a vedere gli Stones o Bob Dylan o gli Stooges adesso che ok...alla fine è interessante perché nessuno sarà mai più fondamentale come loro, ma certo vederli allora sarebbe stata un'altra cosa. E' difficile decidere cosa sia meglio, insomma, potendo andare solo in pochi ristoranti all'anno!!

01 Mag 2008 | ore 23:05

Il cuore del post originale contiene una risposta a due critiche specifiche all' EP
(1: la cucina non vale il prezzo. 2: i ricarichi sul vino sono troppo alti).

Risposta:
E invece io dico che un appassionato non può non andare almeno una volta all'Enoteca Pinchiorri perché è uno dei pochi ristoranti di standard e fama internazionali, perché la sua cucina è molto buona, contrariamente a quello che si dice, e perché ha una delle prime tre cantine del mondo.

Quindi e' stato Bonilli ad aprire con considerazioni sul prezzo, dicendo del tutto legittimamente che invece secondo lui EP vale i prezzi astronomici. E quindi gli interventi sui prezzi non mi sembravano affatto fuori luogo in questo thread, visto che riprendevano il tema originale.

Personalmente il fatto che Bonilli dica che la cucina e' 'molto buona' non mi incoraggia molto ad andare da EP (anche se presto ci andro'), perche' posso pagare molto meno per altre cucine 'molto buone'. Per i prezzi di EP vorrei e spero di trovare una cucina 'stratosferica', 'indimenticabile', 'unica', 'imperdibile', 'geniale'. Chi a differenza di me va al ristorante per altri motivi che non siano la cucina avra' valutazioni diverse, e va benissimo, ma continuo a non capire questo stracciarsi di vesti appena uno ventila la possibilita' che i prezzi di certi ristoranti siano eccessivi. Ripeto, anche un collezionista d'arte puo' rinfacciare ad un altro di aver pagato troppo per un Picasso, quindi non vedo perche' i ristoranti dovrebbero essere immuni da questo tipo di considerazioni, senza moralismi.

02 Mag 2008 | ore 10:12

E' come sempre questione di priorità. Ultimamente si inseguono sempre più spesso i feticci del tempo e si trascurano invece storia e tradizioni. Alle esperienze vere e che ti arricchiscono spesso viene preferito il superfluo, basta avere e fare, sempre e in quantità.

02 Mag 2008 | ore 10:38

Del prezzo si può sempre parlare ma quando lo si fa citando poi opere di beneficenza sostitutive, si cita la gente che non arriva alla fine del mese e piacevolezze simili - se non è moralismo ricattatorio questo - allora la si sta mettendo su un altro piano, altro che discorsi tra collezionisti sul prezzo di un Picasso che, volendo assimilare le discussioni, dovrebbe suonare pressapoco così "Ma come, hai pagato I Pagliacci 72 milioni di dollari quando io ho acquistato un Degas per 44 milioni e con il rimanente ho fatto costruire mense per extracomunitari nei principali capoluoghi". Suona strano, vero? E' un sovrapporsi di temi che poco ha a che fare.
Avevo cercato di fare dei parallelismi per far capire che si stava storicizzando e che la cucina è anche la leva di un'economia più vasta, quella del turismo e infatti questo convegno lo facciamo insieme con Alma Graduate School dell'Università di Bologna e come si vede dal programma non centriamo tutto il discorso solo su cuochi e cucine ma anche sulla loro importanza all'interno del comparto turistico.
E sembrerà strano ma l'Enoteca Pinchiorri genera turismo estero in arrivo a Firenze per sedersi ai suoi tavoli e quindi è un caso, una storia, un modello internazionale.

02 Mag 2008 | ore 10:42

Illuminante l'ultimo post del Direttore: E' chiara l importanza delle nostre aziende (ristoranti), che da sole e senza aiuti statali, come peraltro succede in altri paesi civili(vedi spagna e francia), al di la' dei facili attacchi moralistici e ipocriti, riescono a dare lustro ad un comparto economico come quello turistico.

02 Mag 2008 | ore 11:30

bah... si sfugge! non ci trovo nulla i moralistico in se nel dire che taluni ristoranti hanno perso il rapporto con il mercato. Perchè si deve sempre trarre in ballo il moralismo, si può essere "moralisti" sia dicendo che un ristorante è troppo caro e la gente non ha più soldi (cosa tra l'altro vera), sia dicendo che cmq merita il costo perchè fa girare il mercato e produce turismo, sia nel dire che non ci sono aiuti. Dipende solo da come lo si dice e dal contesto. Ricordiamo sempre che i "santi" sono comunque intoccabili! Altro discorso è dire come fai tu direttore, che questa non è la sede ed il post dove parlare di questo. Sono d'accordo se lo dici tu perchè sei il nostro gentile ospite e l'argomento è Bologna, però mi sembra chiaro che questo argomento stia a cuore a molti. Per quanto mi riguarda non è tanto una questione di prezzo, ma di quanto questo sia giustificato e di quanto si stia perdendo il contato con il mercato e con un mondo di appassionati e se questo sia un bene o un male per la cucina. Mi sembra simile al discorso ch e qualche anno fa ha scosso il mondo del Vino, con risultati spesso positivi.

02 Mag 2008 | ore 13:17

scusate il refuso, volevo dire mi sfugge! Questo è lo scotto di lavorare con un occhio al blog...

02 Mag 2008 | ore 13:36

E noi dei prezzi parleremo nei prossimi post.

02 Mag 2008 | ore 15:18

Spero di leggere sempre meno istanze sociali nei blog dedicati al gusto e lasciare la concertazione nelle sedi adeguate. Allo stesso tempo, mi complimento con il Direttore per queste nozioni essenziali, importanti.

02 Mag 2008 | ore 17:48

Ma il gusto sta su un pianeta isolato della galassia?

03 Mag 2008 | ore 09:48

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