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Feb 2014
ore 13:43
ore 13:43
Gastrofighetti e radical-chic a noi? Meglio che fare giornalismo d'accatto
Mi si nota di più se parlo male del cibo, dei cuochi e quelle robe lì o se scrivo un racconto breve sul nonno e una tovaglia?
Sparare a zero contro l'eccesso di food scritto, parlato e filmato tira molto di più deve avere pensato Flavia Gasperetti e infatti l'uscita dell'articolo su un novello quotidiano di bassa diffusione le ha procurato subito mille risposte.
Anna Prandoni, direttrice della Cucina Italiana, è stata una di quelle che si sono mosse per polemizzare con l'articolo e su twitter @Panna975 si chiedeva cosa io ne pensassi.
Io non ne pensavo e non ne penso nulla visto che l'articolo è uscito in una rubrica che si chiama invettive e quindi come tale va considerato ma proprio mentre guardavo le novità della giornata sul mio mac mi sono imbattuto nell'articolo su Dissapore che Sara Porro dedicava all'invettiva in questione e allora ho risposto a @Panna975 che per oggi bastava e avanzava lo scritto dissaporiano.
Poi sono andato a prendere i giornali - alla mia edicola sono uno dei pochi che prende 4/5 quotidiani, pazzia e bulimia a un tempo - e arrivato al Fatto vedo il richiamo in prima pagina dell'ennesimo articolo - questo è firmato da Chiara Daina - contro il cibo e i cuochi in televisione e allora mi è venuto da pensare che è vero, di cibo scritto e parlato non se ne può più, ma anche di critici che ci spiegano come questo sia il sintomo del decadimento italiano non se ne può più, ci hanno lessato le palle con la loro sicumera e quella tendenza mal celata al pauperismo gastronomico, al cibo come puro nutrimento, senza tanti orpelli gustativi che a noi buongustai tanta tristezza dà.
Amo molto il cibo e il vino, amo molto anche i libri, e la cosa si potrebbe liquidare con una battuta: gli uni nutrono il corpo e gli altri nutrono la mente.
A ben vedere il cibo entra nel nostro corpo e quindi merita sempre la nostra massima cura e attenzione, il libro e la lettura "nutrono" la nostra mente, ci formano e meritano altrettanta attenzione.
Se però sono un grande appassionato di cibo sono, nel comune sentire, un crapulone superficiale dipinto spesso come un po' beota, se leggo e scrivo sono, invece, un intellettuale colto e se magari faccio anche il mestiere del giornalista sono automaticamente autorizzato a ridicolizzare gastronomi, cuochi, gourmet, blogger e mastercheffini vari dall'alto di una misteriosa superiorità.
Quasi sempre chi scrive di noi - io mi metto orgogliosamente tra i crapuloni beoti - lo fa non sapendo quasi nulla della cucina intesa non in quanto ricette, intigoli e sughi vari ma in quanto componente importante della storia dell'umanità, come i numerosi libri del professor Massimo Montanari, tanto per fare un esempio, insegnano, ma avrei potuto dire di Piero Camporesi o anche di Mario Soldati o Franz Herre o Marino Niola o Jeffrey Steingarten o Wolfgang Schivelbusch, Luigi Veronelli, Marvin Harris, Bill Buford, Michael Pollan ecc...
Si, è vero, l'eccesso di cibo televisivo stanca anche noi e le ricette in ogni dove danno un po' di nausea ma non per questo pensiamo che l'ode al frigorifero vuoto e l'apologia del toast sia un'idea intelligente, che scrivere che come nutrimento si sognano le pasticche degli astronauti sia un segno di originalità, che usare il termine gastrofighetti dicendo che l'ossessione del mangiar bene è l'ancella dei nuovi radical-chic sia buon giornalismo.
Un po' di ripetizioni e di umiltà andrebbero urgentemente prese in considerazione.
E sorridete, magari mangiandovi un bel piatto di pappardelle, buone, popolari e chic.
il commento totale
I giornali si possono non comperare ma se li comperiamo possiamo decidere di smettere di leggerli quando vogliamo , così come la tivì e internet ; ma, stranamente, non possiamo smettere di mangiare e quindi di ... ma anche su quello possimao decidere di farci del male ma non possiamo smettere di mangiare , la sciando perdere le digressioni sull'oralità ... Detto questo quando sono un pò depresso mi spasso a guardare le trasmissioni di Ramsey , che continua a proporre a tutto il mondo i capellini ,e i risotti con dei piselli grossi come palle da tennis , e anche qualche italiana trasmissione che dimostra che c'è chi riesce a cucinare peggio di me e ci fa pure i soldi sopra , in fondo che male c'è ?? E se poi al posto di buono da pensare m, buono da mangiare qualcuno vuole fare altro che si tenga il suo disturbo alimentare compulsivo ossessivo :-)
Grazie
Sante parole!!
92 minuti di applausi (cit.)
E un ringraziamento particolare per avere ricordato i testi di Massimo Montanari: dopo avere letto "La fame e l'abbondanza, storia dell'alimentazione in Europa", nessuno può più guardare al cibo con lo stesso occhio.
Mi scusi, ma lei è riuscito a leggere tutto l`articolo "uncut" fino alla fine? io mi sono annoiata prima.. ma mi sono ricordata di una frase che ho sentito da una collega tempo fa, mentre mi accingevo a sedermi al tavolo di una trattoria periferica e piena di gente di una città del nord-nord, frase in cui diceva che lei avrebbe mangiato a pranzo il solito becchime. siamo tanti e diversi. c`è chi ha bisogno di fare rumore per farsi notare, c`è chi ha bisogno del rumore degli altri per stare lì a commentare, ad esprimersi e a comunicare. e c`è anche e per fortuna, chi preferisce le pappardelle, io anche ;-)
Per me questo si candida come miglior post del 2014 (e siamo solo a febbraio).
Condivido dalla prima all'ultima riga.
Ci sono spunti condivisibili in questo post - dimenticando per un attimo che il 90% delle parole e delle immagini relative al cibo esistono e circolano solo perché la gente (inclusa me) ha un po' di tempo da perdere! :-P
Molto bello, grazie.
...con il mio consueto ritardo, arrivo anch'io: perfetto, Stefano.
Leggo solo ora e non posso che accodarmi con chi condivide questo pezzo. Il cibo è cultura, è tradizione, è geografia, è religione, è convivialità, è fatica, è semplicità di parole.
Di questo a mio avviso anche noi blogger ne dovremmo tener conto, meglio una ricetta in meno e un po'di cultura in più... in fin dei conti la rivoluzione da qualche parte dovrà pur iniziare
D'accordo su tutto. Però forse ogni tanto anche noi che scriviamo di cibo e cucina una regolata dovremmo darcela. Per esempio sono giorni che sento parlare delle "intelligenze degli chef", quello è un genio, quell'altro è il più intelligente di tutti ecc. La stessa Identità Golose aveva come titolo La golosa intelligenza. Con tutta la mia ammirazione per alcuni chef la parola "genio" magari la scomoderei per altro. E questo continuo parlare di chef, anche dei migliori, come maitres à penser, forse non aiuta nè noi che scriviamo di cibo nè gli chef medesimi. Non è l'eccesso di cucina in televisione a stancare quanto, sempre più spesso, la perdita del senso delle proporzioni.
Non sono daccordo, la critica non è contro il gusto di assaggiare un bel piatto di pappardelle al sugo di cinghiale, che posso tranquillamente assaporare in una trattoria dei Castelli Romani, e non in un Ristorante dove non ti basta lo stipendio mensile di un impiegato. Non è il toast contro il caviale, ma sono critiche contro l'esaltazione maniacale del cibo, espresso in queste trasmissioni televisive dove lo Chef diventa un Comandante di truppa, i concorrenti dei soldatini servizievoli. Programmi penosi, amo il cibo ma non i feticisti del cibo.
Sara porro...una che pensa che il troken sia per definizione un vino secco, dovrebbe mangiare con la bocca chiusa.