30
Gen 2009
ore 18:00

Chi ha paura del kebab?

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kebab1.jpg

Mi ricordo la prima volta che sono stato a Londra, a Piccadilly Circus, e ho visto il negozietto di kebab: che stupore e che bontà quando il negoziante ha tagliato dallo spiedo verticale dei pezzi e me li ha porti dentro a quella che per me era come una piadina.
Era il 1965, in Italia  Aldo Moro era il presidente del Consiglio e Pietro Nenni il vice, la Dc aveva la maggioranza relativa, la Lega era "in mente dei" e il kebab un cibo esotico per patiti dei viaggi.

kebab2.jpg

Oggi il kebab in tutte le sue possibili declinazioni è un cibo di strada che amano molto i giovani, italiani e non, ed è diffuso un po' dovunque al nord come al sud, nel centro delle città e in periferia.
E' un piatto mediorentale ormai italiano perché le carni usate vengono acquistate qui e, ovviamente, è buono se la carne usata è buona e ben cotta.
Dopo Lucca anche a Milano hanno idea di mettere al bando il kebab.
"Ci riforniamo solo di manzi e tacchini e vitello di produzione nazionale. La carne arriva da una grande azienda di Lentate sul Seveso in provincia di Milano. Se vuoi il kebab di montone vai a Istanbul, in Italia non c’è" dice Mehmet Karatut, venditore di kebab in Milano, intervistato dalla Stampa, all'interno di un articolo intitolato "Più polenta, meno kebab" che spiega come anche in Lombardia la Lega ha alzato il vessillo del mangiare padano.
Però adesso il kebab è diventato strumento di lotta politica della Lega, ma non solo loro ma anche del centro destra più in generale, di un'Italia sempre più razzista.
Si legge l'ultima dichiarazione del ministro delle Politiche Agricole, il leghista Zaia, che dice "figurarsi se mangio il kebab, io mangio la nostra soppressa".
Quasi che mangiare del cibo non italiano, del cibo che non sia tipico del nord Italia, cibo non padano, per parlare il loro linguaggio, fosse un peccato.
A me il buon kebab piace molto e poi le cucine degli altri hanno da sempre contaminato le nostre tradizioni e cucine, in Friuli come in Sicilia, e quindi trovo questa polemica ridicola e strumentale e un po' mi vergogno.
Mala tempora currunt.

FOTO SIGRID VERBERT

commenti 87

Chi sa quando sarà possibile anche per noi occidentali, europei, bianchi (non è colpa nostra se siamo nati così)difendere la nostra identità, le nostre tradizioni, la nostra religione e rivendicare con orgoglio le nostre specificità senza per questo essere chiamati nazisti, razzisti, schiavisti e chi più ne ha più ne metta.
Io non ho nessun problema con il Kebab. Ma sicuramente non mi rende felice vedere fiorire dispensatori di kebab in qualche centro storico medievale italiano.
Allo stesso identico modo in cui non mi rende felice andare a Istanbul e uscendo dal Palazzo di Topkapi trovare la pizzetteria Bella Napoli.
Così come non mi piace che in quasi tutti gli angoli più belli delle città italiane oggi fiorisce un McDonald.
Io penso che bisogna smetterla di etichettare determinate posizioni con epiteti più o meno offensivi e confrontarsi serenamente sulla sostanza.
E venendo più semplicemente a tematiche gastronomiche, mi interessa assai di più difendere e promuovere la nostra cucina tradizionale che occuparmi di kebab e fast food a stelle e strisce assolutamente decontestualizzati nella patria di Michelangelo.

Ad Majora

30 Gen 2009 | ore 18:12

L'ignoranza governa sovrana !!! Sia a livello locale (alcuni civili fortilizi regionali sono sotto assedio, speriamo che le mura reggano), sia a livello nazionale.

Ciao

30 Gen 2009 | ore 18:15

Che brutta una società che ti dice come colorare i tuoi gusti, cosa è buono o cattivo. Personalmente scrivo e parlo da anni di cucina 'allargata' per cui certe restrizioni le trovo soffocanti...Una vera cucina non si difende con i veti, ma con la qualità o abbassando i prezzi!
Buon lavoro

30 Gen 2009 | ore 18:26


Essendo io calabrese e quindi incline al gusto maiale adoro questa "tipologia" sia veneta che di qualsiasi altra parte del mondo.
Vorrei invitare il ministro Zaia a controllare i prodotti denominati come soppressa veneta, molto spesso, anzi oserei dire quasi sempre comprando il prodotto o degustandolo seppur in luoghi idonei sia in Veneto che fuori dalla lega, ho trovato gran parte della carne interna vicina al budello completamente marcia. Forse un attivo budello o forse ad una scorretta stagionatura.
Si sa che il Veneto è umido ma credo che negli anni questo prodotto eccellente, gusto maiale veneto, stia perdendo il suo splendore.

30 Gen 2009 | ore 18:28

@giovanni gagliardi: quindi, a rigor di logica, dovresti inorridire perchè a Roma, su Campo de Fiori, un forno ha inaugurato la collaborazione con L'Antica Focacceria San Francesco di Palermo e ora vende panelle, cazzilli, cannoli, pani cu la meusa e arancine. A un passo da Piazza Farnese. Perchè io non vedo alcuna differenza fra cibo mediorientale e siciliano. Sempre cibo è. Quindi cultura. E proprio a due passi da quel forno, su vicolo del Gallo, c'è una rosticceria etnica che sforna falafel fra i migliori di Roma, mentre dall'altra parte della piazza c'è una panetteria italiana che espone all'esterno gigantesche mortadelle industriali a maggior gloria degli sprovveduti turisti. Chi andrebbe cacciato dei due?

30 Gen 2009 | ore 18:30

Caspita; "kebab decontestualizzato" mi pare proprio tristissimo. Io l'ho conosciuto nei primi anni dei viaggi in Grecia, e mi è sempre sembrato una roba buonissima, con l'aggiunta di verdure e strani condimenti locali; cibo da strada poco costoso e, appunto, goloso. Non ho mai pensato a contestualizzarlo. Probabilmente la "contestualizzazione" del kebab è solo questione di tempo. Speriamo passi in fretta.

30 Gen 2009 | ore 18:41

Oggi ho letto che la russa dice di non andare in vacanza a rio, zaia di non mangiare kebab.. Ma questa gente non ha proprio idea di come funziona il mondo.. Che tristezza!

30 Gen 2009 | ore 18:42

Caro Impallomeni io vedo molto più vicino a me un cannolo siciliano che un kebab.
Ma non è questo il punto. Non è inorridire o vietare. E' una questione culturale e di gusti.
Io preferisco un mondo nel quale se apro gli occhi in una piazza riesco a rendermi conto se sono in Turchia o in Italia. Un mondo tutto uguale (verso il quale stiamo allegramente andando) mi piace assai poco. Non mi sembra più ricco ma più povero. Tutto qui. Ma non per questo sono nazista, razzista o schiavista. E addirittura non voto neanche per la Lega guarda un pò.
Non so se sei stato a Berlino, ma trovo che sia una città molto istruttiva da questo punto di vista. Visiti l'est e trovi la Germania. Indiscutibilmente. Prendi la metropolitana vai all'ovest e tra Mcpizza, ricchi premi e cotillon vieni scaraventato in un non luogo similamericano come tante grandi città europee stanno diventando.
Questione di gusti.

Ad Majora

30 Gen 2009 | ore 18:49

Gagliardi, guarda che i nostri piatti friulani mica sono italiani ma di quella terra che era l'impero asburgico, e tu lo sai, come sai che la tradizione non è altro che un'innovazione ben riuscita e quindi se dieci anni fa il cous cous a Roma era qualcosa di sconosciuto oggi fa parte del panorama e io per questo dovrei sentirmi culturalmente menomato? Privato della mia identità?
E quel kebab che vedevo a Londra nel '65 e i ristoranti indiani, meravigliosi, era giusto che a Londra trionfassero perché loro hanno avuto le colonie?
In tal caso la cucina libica e somala sono cosa nostra :-)) Taccio dell'albanese, quanto alla greca e alle reni spezzate meglio non parlarne.

30 Gen 2009 | ore 19:14

Ho messo online qui http://www.tagliatellevaganti.splinder.com/post/19713945/Kebab%2C+dopo+Lucca+anche+la+Lom l'intervista di radio24 a Petrini e Boni (assessore lombardo) riguardo al kebab in Lombardia.

30 Gen 2009 | ore 19:17

Concordo con Bonilli. Contaminazione, multiculturalità, fusione, incontro, mescolanza. Purché vera, genuina. Sì al kebab, purché sia buono (ne ho mangiati di terribili da incubi notturni e di buonissimi es: in Viale San Lazzaro a Vicenza), no al lesso con la pearà se la carne è agli estrogeni e la pearà cotta mezzora (non so se si è capito che sono veronese). Le proprie tradizioni si difendono credendoci, non avendo paura del diverso e con i divieti, che sono già di per sè un'ammissione di sconfitta e debolezza.

30 Gen 2009 | ore 19:33

Bonilli, io cerco di fare un discorso generale e complessivo e quindi per forza di cose devo estremizzare.
Tu mi vieni a parlare come emblema dell'Italia, del Friuli regione di frontiera a statuto speciale e non a caso bilingue. Sicuramente la loro cucina è quella mitteleuropea. E con questo? Anche in Alto Adige non è che poi si respiri tutta questa italianità (ma col piffero che si fanno invadere dal kebab).
Il cous cous, poi, nella mia ottica non fa parte del panorama di Roma e tu non ti devi sentire privato di nulla. Quanto a Libia, Somalia e quant'altro sinceramente non comprendo.
Il problema non è vietare il kebab in Italia. E' giusto che si trovi anche questo in una grande città. Così come il ristorante cinese.
Però attenzione, noi sulla gastronomia siamo portatori di una grandissima tradizione troppo spesso dimenticata e bistrattata e siamo a grande rischio di invasione da questo punto di vista.
Vedi una città come Milano piena di ristoranti di cucina cinese/giapponese che però fanno anche la pizza. Con quartieri interi dedicati alla gastronomia degli amici arabi e non si riesce a trovare più una cotoletta alta fatta a mestiere.
Ti assicuro che i nostri colonizzatori non hanno bisogno anche del supporto (ahimè!) di blog come questo per vincere la loro battaglia.
C'è già McDonald che regala i giochini ai bambini (i consumatori non hanno razza colore della pelle o religione e vanno addestrati da piccoli) e gli involtini primavera nel ristorante sotto casa.
Davvero non hanno bisogno anche dell'aiuto dei gourmet italiani.

Ad Majora

30 Gen 2009 | ore 19:34

Francamente proprio non ti capisco.
A Milano non si trova da anni una buona cotoletta, mica c'entra il kebab ma una borghesia ignorante e avara e così a Bologna, la mia città, le lasagne come Dio comanda le fanno in cinque e tu vuoi fermare il kebab?
Per fare che?
Zaia pensa all'ananas ma il turismo lo danno alla Brambilla e non ci sono scuole per cuochi.
Il kebab che c'entra con questo vergognoso abbandono?

30 Gen 2009 | ore 19:41

E' proprio questo il punto. Io non penso che si possa contemporaneamente difendere le proprie tradizioni e aprire indiscriminatamente ad ogni esotismo. Tu pensi di si. Il kebab è ovviamente un simbolo, un pretesto. Il discorso è assai più ampio e importante. Anche la frase sull'ananas di Zaia era ovviamente simbolica e assolutamente non sbagliata in linea di principio secondo me.
Ti faccio una domanda molto semplice a te che conosci l'Italia. Quanta tradizione trovi a tutti i livelli a Milano città che da sempre è aperta a tutto e a tutti? La trovi interessante come città? La senti molto caratteristica? La trovi culturalmente più ricca? Vai a Palermo o a Napoli. Dove trovi al 90% mapoletani e palermitani. Vedi qualche differenza? A Napoli la pizza è ancora inimitabile perchè la borghesia è meno ignorante o avara che a Milano?
No Bonilli, apri gli occhi.

Ad Majora

30 Gen 2009 | ore 19:56

"cucina riconducibile a etnie diverse" ... quindi chiuderanno Armani-Nobu a Milano? O anche in questo caso esistera' una cucina etnica di serie A e una di serie B, come gia' stanno facendo con le persone?

30 Gen 2009 | ore 19:58

Ecco che bell'esempio del non-ristorante del non-luogo. Ma che chiudere e chiudere, sono le osterie tradizionali che chiudono ogni giorno.

Ad Majora

30 Gen 2009 | ore 20:05

L'Italia e' quel che e' oggi, e sopratutto la sua cucina, proprio per la contaminazione delle culture da tutto il mondo conosciuto.
Non vi fa sorridere che alcuni dei vessilli della cucina italiana - il pomodoro in primis - e di quella padana - il mais - siano stati introdotti dopo la scoperta delle Americhe?
No al degrado, ma che cavolo c'entra quello che uno mangia? Non e' che alla fine a forza di rinchiuderci nel nostro piccolo particolare finiremo ancora piu' isolati, rincoglioniti e per di piu' affetti da pellagra?

30 Gen 2009 | ore 20:06

A Gagliardi dico che già trovo urticante il solo dover leggere di "invasione".
Ragazzi, si parla di cucina, piatti, ristorazione. Non è mica una guerra quella che si combatte a Lucca o a Milano !!!!
Quello che trovo stantio è questo continuo generico richiamo alla tradizione, al guardarsi indietro, al fermarsi ed aspettare che il passato ci raggiunga e ritorni. Per quanto mi riguarda nel nostro comune passato non è che trovi tutta questa gran piacevolezza culinaria.
Invece troverei interessantissimo provare un kebab all'italiana (se esistesse) magari interpretato da un grande cuoco e perchè no portarlo in giro per il mondo.
Sbaglio o qualcosa di simile lo ha fatto un tale Moreno Cedroni con il suo sushi???
Certo molti magari pensano che avrebbe dovuto solo fare brodetto e pesce arrosto cotto sulla graticola.
Ciao

30 Gen 2009 | ore 20:19

tonello: sottoscrivo ogni singola parola ...

gagliardi: non era assolutamente quello il punto, ne' ho mai pensato di difendere il ristorante di armani.

30 Gen 2009 | ore 20:20

scusa, giovanni, ma la cucina siciliana come esempio di "non contaminazione"?!?!?!

30 Gen 2009 | ore 20:26

Ma dove si trova il kebab nelle foto (bellissime come sempre)? So di essere fuori tema ma guardando le foto mi è venuta una voglia pazzesca!

30 Gen 2009 | ore 21:25

Oggettivamente tutto è cambiato abbastanza in fretta. Tuttavia queste cose non si affrontano certo riesumando le trippe in brodo e la pirofila di bigoli - giubilando quello che in tutto il mondo viene consumato per strada da secoli. Ricordiamoci una volta per tutte che dai popoli del Medio Oriente abbiamo importato e assimilato molti usi alimentari e anche culturali. Che esistano poi persone (e personaggi) che in alternativa al confronto preferiscono chiudersi in casa restaurando la stufa economica è altrettanto vero...affari loro

30 Gen 2009 | ore 21:30

A Bologna non hai mai mangiato Kebab buono? Uno vale l'altro? se mi dici dove, lo vado a provare... non ho mai mangiato Kebab, ma è da tanto tempo che continuo a dire che lo vorrei provare ma alla fine non l'ho ancora assaggiato!

30 Gen 2009 | ore 22:34

sarò io fatto male ma il problema che mi pongo non è se bandire il kebab o no , ma perchè non ci preoccupiamo di bandire i prodotti mediocri ovunque essi siano? In una pizzeria, un MC Donald, un Bistrot, un Sushi Bar o il Bar dello sport.
Ci preoccupiamo del kebab, ma quandi furgoncini italiani girano le periferie i centri e quant'altro proponendo Hot dog, Musettti di Maiale, piadine o quant'altro al limite della legalità e salubrità?
Comunque se questi sono i politici che votiamo che pretendiamo?

La prossima vieteremo il pomodoro dall'italia perchè un prodotto d'importazione, o l'arance dalla sicilia perchè le portarono gli arabi.

30 Gen 2009 | ore 22:43

e con il baccalà, in Veneto come la mettiamo?

30 Gen 2009 | ore 23:05

..."perchè non ci preoccupiamo di bandire i prodotti mediocri..." Sottoscrivo in pieno. Ed è un problema che non si risolve facilmente.
Riguardo al kebab: è la crociata che adesso "tira" di più.

30 Gen 2009 | ore 23:10

Sottoscrivo il bandire i prodotti mediocri. Quello è un obiettivo serio. Se poi mi trovo un kebab buono a Piazza Navona, non ci faccio caso. Se vedo centinaia di musulmani a pregare davanti al Duomo a Milano, non posso non accorgermene. Se il kebab è stato un modo per far sì che la cultura araba e islamica iniziassero a invadere l'Occidente, non sono in grado di dirlo. Se noi non siamo in grado di difendere l'italianità, so dirlo per certo ed è no. Noi abbiamo la Lega e AN che ha smesso di combatterli, loro quando pregano non capisci da che paese vengono. Non abbiamo unità di nessun tipo, escluso il mangiare per bisogno, che ci stupiamo a fare di un kebab fuori zona? Meglio pensare se è buono o meno, va'... per il resto, finché rimarremo storicamente e culturalmente divisi, anche San Marino ha tutte le possibilità di invaderci con successo.....

30 Gen 2009 | ore 23:20

mi sa sono l'unico qua dentro che è daccordo sulla questione con gagliardi... E non capisco, si dice e si ripete alla nausea che l'Italia (se) si salverà per merito di design moda e cucina.
E quindi che male c'è a preservarla e valorizzarla il più possibile? Quanto alle contaminazioni, ovvio ci sono state e difatti abbiamo preso dal resto del mondo gli elementi che più si confacevano al nostro gusto e li abbiamo rielaborati in una cucina che non ha rivali al mondo per gusto e sapori. Guide, stampa e scrittori hanno contribuito a farne una grandissimo tesoro che è quello che vendiamo al mondo. E allora siamo coerenti e vendiamo questo!
E spezziamo anche il discorso che un conto è la cucina italiana con le sue ricette tradizionali (e non mi dite che tra 200 anni la pizza con il kebab sarà una DOP) e un conto sono i cuochi e la bravura italica innata di saper cucinare e accostare sapori. Come quelli del Kebab, appunto.

31 Gen 2009 | ore 00:00

Andrea, ma un ristorante e' un ristorante, vale qualcosa se si mangia bene, se si ha un esperienza piacevole. Perche' si deve mettere una legge per proibire a priori qualcosa, ma non siamo noi cittadini grandi abbastanza per poter decidere? A me fa incazzare che sia un consiglio comunale a dirmi entro quali limiti devo scegliere. Se prendiamo Firenze, la maggior parte dei palazzi del centro esisteva prima che fosse portato il pomodoro e la patata in Europa. Cosa avrebbero dovuto fare, bandirla?
In piu' c'e' un aspetto che non va trascurato, ogni ristorante di cucina straniera diventa necessariamente un ristorante italiano perche' si contamina, comincia ad usare prodotti locali, ecc. E' come andare in un ristorante cinese in ogni paese estero, lo stesso piatto sara' diverso perche' prende un po' di ogni posto. E' cosi che la cucina si e' evoluta, ma diamine, volete sterilizzare e conservare tutto al momento attuale? E' mai possibile che si pensi che ormai abbiamo raggiunto il massimo della nostra evoluzione?
Da produttore di vino ti dico che mi sta cominciando a rompere anche questa cosa che in ogni posto si debbano solo e sempre bere vini locali, come se anni e anni di scoperte della varieta' del mondo esterno fossero da buttare via.

31 Gen 2009 | ore 00:15

quello che fa Lucca è sbagliato nella forma, ma non nelle intenzioni.
non so se sia giusto o etico farlo per legge ma una qualche iniziativa per preservare il nostro patrimonio culinario andrebbe fatta e per non ripetere il caso berlino ovest e, cambiando genere e luogo, le boutique di moda in centro a Firenze.
Hai letto che se non ci fossero frodi alimentari sul cibo italiano nel mondo praticamente saremmo il primo paese al mondo per export di wine & food???
Sui vini lo sai che con me sfondi una porta aperta...

31 Gen 2009 | ore 00:35

Alla fine qui si confrontano due visioni del mondo: una aperta, forse rischiosa ma comunque vitale, l'altra, secondo me, conservativa, timorosa, insicura dietro la pretesa della conservazione di una tradizione che non esiste in quanto storia da conservare sotto una teca.
Accetterei il discorso della salvaguardia della tradizione se esistesse tutta la filiera ma le ricette italiane non sono codificate, ogni comune ha le sue, le scuole di formazione del personale, cuochi, artigiani ecc... non esistono e non si capisce come, senza scuole, senza un'unità di storia si può trasmettere una tradizione.
Da ultimo, i centri delle città si sono spopolati e sono vivi solo in orario di ufficio.
Il popolo romano è stato spinto in periferia e così quello milanese, torinese, bolognese ecc... i centri delle città sono ormai dei turisti, delle banche e dei negozi.
Nessuno prova a espellere McDonald's, anzi, ne aprono di nuovi e tutti sono contenti perché assumono ma le schifose polpette, ammetterete che non trasmettono nulla di culturale, forse trasmettono malattie, il kebab, invece, porta pezzi di storia dell'oriente.
Istanbul è una gran bella città e sapere che il kebab arriva anche da lì non lo trovo così devastante ma invece mi incuriosisce e comunque io vedo che chi offre prodotti buoni viene quasi sempre premiato dal pubblico.
Anche per un buon kebab.

31 Gen 2009 | ore 00:36

Se anzichè parlare di Kebab stessimo discutendo di salmone norvegese forse questa discussione non sarebbe mai nata. Il ministro Zaia avrebbe taciuto e il discorso non si sarebbe spostato da gastronomico a sociale.
Kebab sa di extracomunitario che sporca, spaccia e delinque. Questo è il vero problema.
Io credo che una cosa sia bandire il kebab, e credo che sia proprio una emerita fesseria perchè espressione gastronomica di un popolo, così come è stato per noi con la pizza e la pasta, esportate in tutto il mondo, e ben altra cosa sia la salvaguardia dei nostri centri storici deturpati non dal kebab o dalla mortadella ma dalla nostra incuria e dalle inefficienze delle nostre amministrazioni.
Io non mangio cinese, libanese o messicano non per razzismo gastronomico ma perchè semplicemente non gradisco e non mi danno fastidio i loro punti di ristoro, magari ci andrà mio figlio, purchè rispettino le elementari REGOLE del vivere civile in merito a qualità dei prodotti e che non contribuiscano, perchè non ne abbiamo proprio bisogno, al degrado delle nostre città.

31 Gen 2009 | ore 08:43

Sono due visioni del mondo come dice Bonilli. Quella che "l'editto di Lucca" ci fa intravedere, al di la delle buone intenzioni, con le quali come si sa e' lastricato l'inferno, e' quella di un Italia che rinnega le sue tradizioni, che sono quelle di integrazione, mescolamento, fusione, e non di esclusione, conservazione.

Il rischio, secondo me serissimo, e' che l'Italia tutta, diventi come Venezia, un museo bellissimo ma triste. Ma chi vuole vivere in un museo? Abiteremo tutti da altre parti perche' la cultura, il fermento, l'innovazione, il progresso, sono li', e verremo in Italia solo in vacanza per farcene dare una versione del tipo "Corso Rossellino a Pienza"?

Se c'e' un paese dove le tradizioni sono importanti e scolpite nella pietra quello e' l'Inghilterra, ma nessun matto qui si sognerebbe di proibire alcunche' su base etnica. Non solo perche' e' una decisione razzista nel vero senso del termine, ma perche' e' assolutamente stupido.

31 Gen 2009 | ore 09:54

Io penso che in questa discussione ci siano spunti molto interessanti. Credo si debba riflettere molto su quanto scritto da Bonilli e da Gagliardi perchè la soluzione della questione deve comprendere questi due pensieri che possono sembrare ma non sono in antitesi. Detto questo ritengo che il problema abbia radici profonde e sia da imputare alla perdita di competitività delle nostre piccole imprese di ristorazione, fatte collassare aotto i colpi costanti portati da tasse, normative e invenzioni come gli studi di settore.
Le normative non hanno saputo nemmeno difendere i prodotti più tipici con l'idea di chiamare soppressa, salame, prosciutto, riso, pasta e pane tutto ciò che ha quelle sembianze.
Mi piacerebbe vedere quanti giovani messi difronte ad un panino di vero pane e sopressa veneta autentica opterebbero per altro.

31 Gen 2009 | ore 10:16

Abito da 20 anni tra Parigi e Treviso e ho vissuto un anno in Inghilterra.

E' a Londra che ho conosciuto il kebab che poi ho continuato ad apprezzare a Parigi con la cucina libanese, il couscous, la cucina tailandese, giapponese... E' a Parigi che il mio "gusto" si è affinato, ampliato. Sono grata a questa città, in cui sono presenti moltissime etnie , perchè non ha rigettato nessun di queste, nè la loro cucina.
Perchè nulla meglio della cucina permea un popolo, lo rappresenta. Anzi, la cucina E' quel popolo.

Quando vengo a treviso continuo a gustare ed amare la sopressa, il radicchio, il musetto. Li adoro.
Ma sono anche felice di vedere le facce dei trevigiani mescolate a nuove etnie, nuovi popoli.
E mi piacerebbe poter gustare anche lì nuove cucine.
Chissà com'è un piatto libanese cucinato a treviso anzichè a parigi. Dev'essere senz'altro diverso, se anche un classicissimo cacio e pepe mi riesce diverso nelle due città.

La decisione del sindaco di Lucca è vergognosa e triste. Così come certe uscite del nostro "beneamato" sindaco trevigiano.
Inoltre danno un'immagine di noi all'estero di paesuncolo di provincia, bigotto, chiuso nella sua utopia del "non passa lo straniero".

Complimenti Bonilli per il suo thread.


www.radicchiodiparigi.wordpress.com

31 Gen 2009 | ore 10:35

Andrea, portando alle estreme conseguenze l' "editto di Lucca", estendendolo a tutte le citta' del mondo e ragionando in termini anche un po' assurdi ma in linea a quanto stai dicendo tu, in qualche anno NON ci sarebbe che una minimissima parte export di wine & food italiano... si esporterebbe solo alle gastronomie/enoteche da asporto (e giammai di mescita e di consumo sul posto!!!) che vendono a privati che gia' sono stati in Italia, visto che gli altri non potrebbero assaggiare il cibo italiano nelle loro citta´ e quindi non lo conoscerebbero

31 Gen 2009 | ore 11:02

@giuseppe: il kebab della foto è quello di shawarma station, via merulana 271, roma :-)

per gagliardi & co: a occhio e croce, non è micacolpa del kebabbaro (o del cinese, o del magrebino ecc) se in giro si trovano 9 carbonare (o cotolette alla milanese, o pizze...) cattivissime e una (se prorpio vi va di lusso) fatta decentemente. Perché non iniziamo da lì piuttosto? :-) E comunque, i reazionari hanno semmmpre torto, è una legge universale, sissi :-)

31 Gen 2009 | ore 11:29

Concordo perfettamente, direttore! Aggiungo solo che mi ha fatto piacere vedere l'altra sera nel mio kebab preferito una simpaticissima signora settantenne (toscana). Si portava il suo kebab a casa, dicendo che ritornava perchè le era piaciuto ; si faceva spiegare come era fatto dal gentilissimo proprietario (turco).
La cosa si commenta da sè, mi pare. :-))


31 Gen 2009 | ore 12:21

@ brava Sigrid, la storia ha sempre sconfitto il pensiero 'chiuso'...
nessuna idea, pensiero e mentalità può essere definitiva o per sempre! Mi rendo conto che restare al passo con la continua rivoluzione delle idee e del pensiero (per chi non è allenato) è una cosa ardua. La discussione lo dimostra e bene!

31 Gen 2009 | ore 12:24

Io lo adoro, la prima volta l'ho assaggiato ad Amsterdam tipo 6 anni fa. Era la cosa piu' buona che si poteva mangiare. Mi piace assaggiare sempre cibi diversi, non sono quella che all'estero cerca il ristorante Italia. Mi piace adattarmi...ed essere sempre a caccia di buoni sapori.

31 Gen 2009 | ore 12:36

io sono d'accordo sul fatto che i reazionari abbiano sempre torto. il problema è che molto spesso sono loro che vincono se non le guerre almeno molte battaglie, purtroppo. e non parlo solo di cibo.

31 Gen 2009 | ore 13:40

bravo e complimenti. mi fa anche ricordare che a parigi ho sempre mangiato benissimo in ristoranti magrebini , indiani , libanesi e thai ma ho sempre mangiato pizze ORRENDE anche strapagandole, nella speranza che mi offrissero un prodotto potabile. certo che il sindaco di lucca al cospetto di gentilini ( se non sbaglio) ex sindaco di treviso sembra un rivoluzionario!!

31 Gen 2009 | ore 13:46

je adore le kebab!!!
:)

31 Gen 2009 | ore 14:55

signor gagliardi...ci tengo a precisare due aspetti, in primis ...studiamo meglio la storia d'italia .... il friuli non è una regione bilingue, o meglio si...il friulano è una lingua,
ed in alcune zone di trieste e gorizia si parla lo sloveno, la venezia giulia ha una storia molto diversa da quella del friuli e la cucina friulana e quella della venezia giulia hanno influenze e storie ben diverse da quella del friuli.
la cucina carnica che si trova nell'alto friuli ha, a sua volta, influenze ancora diverse rispetto a quella di trieste e gorizia che, nonostante siano due città che hanno avuto la fortuna e/o sfortuna di trovarsi in un'area geografica naturalmente di transito hanno saputo mescolare le influenze di diverse etnie anche nella loro cucina facendole diventare proprie.
quello che invece mi preme sottolineare, è che questi piccoli capolavori della cucina di territorio debbano essere valorizzati e trasmessi prima che scompaiano magari fagocitati dalla globalizzazione...ma diffusi e fatti conoscere meglio magari esportandoli all'estero così come è giusto che i piatti e le tradizioni di altri popoli arrivino a noi per faceli conoscere ed apprezzare meglio....ben vengano le contaminazioni...ma per favore, studiamo e documentiamoci meglio su quello che non conosciamo...solo così potremmo costruire un futuro...con la conoscenza ed il rispetto verso l'altro.... . i confini e le barriere servono solo a costruire odi e rancori, ottusità ed ignoranza.

da una che alla caduta del confine di gorizia e trieste con la slovenia ha pianto di gioia.
grazie

31 Gen 2009 | ore 15:16

La multietnicità è sempre e solamente un arricchimento, dire il contrario è da ottusi, inanzitutto perché non potete difendere (parlo di gagliardi, gori ecc) solamente ciò che vi conviene. Cioè, pretendere che si possa 'estirpare' il diverso dai borghi, città o quartieri italiani che siano, vuol dire che si deve anche essere disposti a che ciò avvenga altrove. E quindi a casa vini, ristoratori, prodotti e qualunque cosa che di italiano ci sia nel mondo (e lo stesso penso che i padani dovrebbero veramente rimandare a casa colf filippine, lavoratori del sud e qualunque altra cosa che disturbi la loro verdissima mente, per vede'... :-). Ecco, se ci state alla bilateralità del pensiero, allora si, lo trovo un modo - pur sempre ottuso - coerente di pensare. Ma qualcosa mi dice che, stranamente, questa reciprocità non la rivendicherete mai. Perché non vi conviene proprio :-)

31 Gen 2009 | ore 15:42

Se tutti avessero applicato questi ragionamenti un pò protezionisti, non ci sarebbero mai stati fenomeni come la pizza napoletana o il sushi nel mondo...nel bene o nel male, chi siamo noi per impedire che i popoli migranti portino con se quella cosa fondamentale per il proprio senso di identità e di comunità che è la cucina?e perchè ne dovremmo essere spaventati visto che è un modo piacevole per conoscere "l'altro"?
Avete mai passeggiato per le vie di Bruxelles o di Marsiglia?Secondo me è meraviglioso ritrovare le comunità italiane strette intorno alla mozzarella e al vino, gli spagnoli con le loro tapas, i greci con la moussaka, i libanesi con il bulghur, i marocchini con il cuscus, i cechi con il goulash, i cinesi con l'anatra e così via. E' il mondo questo, chi non ne vuole far parte si fasci gli occhi e si turi il naso, io voglio avere la libertà di gustare un buon kebab quando mi pare.

P.S. Per chi vive a Roma, il ristorante Kebab in via Valenziani è un must per gli amanti del kebab. Provare per credere.

31 Gen 2009 | ore 16:48

piadinerie, spaghetterie, kebbarie e ora anche pizzerie, cottoletterie ...alla fine fanno tutte il gioco di MacDonald. Avevano ragione gli americani ...e Igles Corelli: il ristorante è morto, anche se Adrià va da Rafa's e si celebra il risotto day.

31 Gen 2009 | ore 16:59

Provato il kebabbaro di via Valenziani a Roma. Non male. Il migliore assaggiato finora e' dalle parti della Laurentina (non ricordo precisamente l'indirizzo).
Sbrighiamoci a provarlo perche' con l'aria che tira quaquaraqua' Alemanno (quello della citta' piu' sicura) e' capace di farli chiudere.

31 Gen 2009 | ore 17:18

Sono di Palermo (a proposito ho sempre creduto nella possibilità di esportare in Italia e in tutto il mondo il nostro street food - leggi panelle, crocchè, arancine, pani ca meusa - e sono felice che qualcuno abbia cominciato a farlo) e ho avuto sino a pochi anni fa un ristorante ed un wine bar a pochi passi dalla centralissima piazza Olivella, luogo divenuto, nell'arco di quest'ultimo decennio, centro della movida palermitana.
Ho vissuto, step by step, quella che è stata l’evoluzione della piazza, vedendo, spesso con un velo di tristezza, di mese in mese sparire la vecchia bottega artigiana per lasciar posto al locale nato solo per somministrare ogni sera centinaia di bottiglie di birra ai giovani frequentatori della zona.
Oggi, a parte la mitica “griglia” (notissima perché offre sino a tardissima notte meravigliose “stigghiole”, “spitina”, “involtini”, “caddozzi di sasizza”, puntine di maiale o fettine di vitello…) o una rosticceria che sforna pizzette, calzoni, ciambelle, cornetti e similari, il mercato del cibo di strada e costituito da una ininterrotta fila di una decina di localini che propongono kebab.
E tutto questo nel cuore della città, a pochi passi dal famoso Teatro Massimo e di fronte ad un importante museo e ad una storica chiesa!!!
Uno dei palermitanissimi figli del proprietario della vecchia macelleria della piazza(che ancora resiste) si è anche lui preso un piccolo locale e cosa credete che ci venda? Pani ca meusa (focacce con la milza)? Noooo! KEBAB!!!!
E’ il mercato bellezza…!!!

31 Gen 2009 | ore 17:25

Buonasera a tutti, potete segnalarmi un buon kebab a Milano? mi è venuta proprio voglia...
grazie grazie
luisa

31 Gen 2009 | ore 18:01

Ma nessuno mi da qualche indirizzo di Kebab buono e fatto bene? Preferibilmente a Bologna o Berlino! Grazie

31 Gen 2009 | ore 18:04

@Giancarlo Hai perfettamenet ragione: qui si si mangia bene il couscous ma la pizza... non ho ancora trovato una pizzeria degna di questo nome e dio sa quanto mi piaccia! E sono sempre carissime

Sì trattasi di ex sindaco, Gentilini, che comuqnue continua, pare, a dare nell'ombra le sue direttive e costernarci ogni 3*2 con le sue uscite...

Certo: il sindaco di lucca in confronto è un rivoluzioanrio. Questa però è solo una magra consolazione, poichè significa che al peggio non c'è mai fine...

31 Gen 2009 | ore 18:39

sinceramente , dopo averlo mangiato in piu' posti ed essermelo ritrovato sullo stomaco fino al giorno dopo , vorrei un attimo dissentire... inoltre andatevi a leggere quanto sia buono e faccia bene alla salute il paninazzo turco..
se piace il kepab , allora anche burgerking&Mcdonald hanno grandi possibilita' di essere ben recensiti da queste parti...
se la prima pecora si butta dal burrone.. tutte le altre le vanno dietro...
..ma slow food .. significa digerire very very slow??
mah...

31 Gen 2009 | ore 23:22

Probabilmente hai problemi di stomaco. Non ci sono altre spiegazioni.

01 Feb 2009 | ore 00:34

Si discute sui pro e contro, sulla opportunità o meno del kebab, sulle contaminazioni o sull'arricchimento culturale che cibi e tradizioni diverse possono portare e così via.
Ma io continuo a chiedermi perchè: cosa passava per la testa dell'estensore della normativa lucchese.
Perchè, stando ai fatti, quell'estensore ha scritto chiaramente "etnie diverse": e questo è già di per sè una aberrazione. Poteva dire di tradizione diversa, di provenienza diversa, straniera, forestiera, non italiana...ma l'etnia è volutamente sprezzante, evoca brutti ricordi.
In secondo luogo, perchè le cucine straniere (e in particolare le arabe e cinesi)? Evidentemente perchè per l'estensore non sono confacenti, sono sporche, brutte, forse non saprebbero nemmeno essere pulite (avrà pensato). Cosa impediva a che si dessero regole di decoro e integrazione architettonica valide per tutti? Perchè si è dato per scontato che un kebab non sarà mai in grado di essere "presentabile"? Ma chi l'ha detto? E' proprio la cattiva considerazione che caratterizza questi esercizi, e in particolare nelle città di provincia, che non permette loro di migliorare, di affermarsi se ne avranno le capacità, se useranno materie prime di qualità, se arrederanno i locali con gusto e confortevolezza. No, è meglio che restino brutti, così l'estensore avrà modo di bandirli o ghettizzarli.
Insomma in quelle parole dell'amministrazione lucchese, si leggono premeditazione, pochezza, chiusura mentale: ha parlato ad una società pigra, ad una opinione pubblica anestetizzata, usando, come sono soliti fare i poveri di idee, i punti esclamativi degli editti, piuttosto che i punti interrogativi che portano alla conoscenza.

01 Feb 2009 | ore 00:47

la notizia descritta dal times:
http://www.timesonline.co.uk/tol/life_and_style/food_and_drink/article5622156.ece

vista da lontano, la vicenda sembra ancora più un autogol, pure se il times annuncia il boicottaggio al kebab come un fatto praticamente nazionale. tutti trascinati nel gorgo dalla sciagurata amministrazione lucchese :)

01 Feb 2009 | ore 09:49

Se il kebab piace a Lucca e ai lucchesi non sarà un problema stare in centrissimo o in semiperiferia. Piuttosto mi sembra molto peggio la scarsa qualità, l'imbastardimento travestito da fusion, la mozzarella di bufala che è solo una bufala, l'olio quasi italiano e via elencando. E mi sembra che anche il kebab ne soffra (non fosse altro che nemmeno viene preparato con la carne del tipo originario). Non capisco tutta la politica dei doc, docg, igt, dop se poi non si ha anche la cultura del territorio (quella alta, ovviamente). Essere conservatori deve per forza voler dire reazionari? O piuttosto fornire una linea guida precisa? Se l'editto fosse stato scritto in forma positiva per tutelare un cibo tipico piuttosto che per discriminare sarebbe stato meglio e mezzo mondo starebbe ora a ragionare sulle qualità e sul come dovrebbe essere quel cibo. La politica ha il dovere di regolare e anche di orientare. Ma deve farlo bene. Come una gustosa cotoletta o una mozzarella di bufala con il retrogusto di nocciola

01 Feb 2009 | ore 10:07

Se l'articolo mette noi e soprattutto i nostri governanti al publico ludibrio mondiale non c'è, di questi tempi, di che meravigliarsi; non è mica la prima volta... e di certo la notizia e di quelle "ghiotte".
Quello che più fa vergognare sono i molti commenti che, nella quasi totalità, ci danno pesantemente addosso.
E' vero, all'inizio Lucca non viene nominata e sembrerebbe un fatto che riguarda tutta l'Italia, ma come dargli torto visto il coinvolgimento lombardo-veneto e le autorevoli dichiarazioni di un ministro...

01 Feb 2009 | ore 12:10

In conclusione, come sempre, grazie a questi intelligentissimi e brillantissimi governanti di una ben determinata parte politica, abbiamo fatto l'ennesima figura di merda.
Facciamo di tutto per volerci far dipingere come i soliti emigranti in partenza con le valigie di cartone legate con lo spago.
Tutto questo naturalmente ha un costo in termini di afflusso turistico e deprezzamento del marchio Made in Italy.
A proposito, qualcuno è al corrente se sia stata fatta la vitale legge sulle intercettazioni?
:-(
Ciao

01 Feb 2009 | ore 13:14

che palle questa paura del diverso...in tempi di crisi é la migliore delle ricette, serve qualcuno a cui dare la colpa.
Ma mi chiedo, in una economia sana, dove le aziende, le ditte, i proprietari, non si intascano il guadagno, non si spartiscono le montagne di soldi dei dividendi, ma, come giusto, le lasciano all´impresa che in tempi di recessione le investe per tutelare i lavoratori, non pesando cosí sulle casse dello stato, che utilizza denaro che arriva dalle tasse pagate dai lavoratori stessi, insomma non capisco come, essendo naturale che si presentino periodi di recessione, un sistema economico capitola per qualche punto di pil negativo, se un negozzietto affronta un periodo di crisi e il bravo proprietario ha risparmiato qualcosa, dovrá usare quel gruzzoletto per tenere aperta l´attivitá...ma é una cosa normale!!
siamo stati salassati dai mega menager che hanno depredato le imprese e massacrato il nostro sistema economico, ma questa gente é piú vicina ai politici di noi "poracci" e detta le leggi e crea stupidi tumulti popolari come questi ignobili messaggi xenofobi

01 Feb 2009 | ore 17:00

Vorrei precisare alcuni punti. Il primo è che io penso che dovremo tutti imparare qualcosa sul tema da una piccola regione italiana che si chiama Alto Adige. Un grande esempio di rispetto del territorio e delle tradizioni. Una grande cura per tutto ciò che è bello. Un grande senso dell'identità ladina e della loro cultura.
grande senso dell'ospitalità e, contemporaneamente tanta tipicità.
Purtroppo per molti degli intervenuti non abbondano i kebab e non tutti parlano bene l'inglese. Ma sono certo che ve ne farete una ragione. E' un modello di sviluppo anche questo.
La domanda su cui io attendo una risposta è, però, la seguente. A voi davvero piacerebbe uscire dal Topkapi e trovare una pizzetteria Bella Napoli?
E poi se qualcuno di voi conosce Berlino, mi pioacerebbe sapere cosa ne pensa della parte Est e della parte Ovest (se ha notato qualche differenza).
Non sono stupido. So molto bene che sono tematiche più grandi di noi, così come so che non è una disposizione comunale contro lo scempio estetico dei centri urbani medievali che potrà preservarci dall'omologazione imperante.
So che è inevitabile. So che ho già perso.
Ma semplicemente non mi piace e lo dico.

Ad Majora

02 Feb 2009 | ore 10:55

gagliardi, però...t'immagini se in giro per il mondo avessero vietato di aprire pizzerie perché non era nelle tradizioni locali? Se si ragiona in un certo modo deve valere per tutti, non solo per alcuni.

02 Feb 2009 | ore 11:23

Sfondi una porta aperta. Io già a Milano ho difficoltà ad andare in pizzeria (e lo faccio assai di rado), figurati all'estero.
Io sono uno di quegli imbecilli che cerca quando può di mangiare tipico. Penso e lo ripeto sempre che ogni cibo vada contestualizzato.
poi ovviamente si fanno eccezioni. Ma questa è la regola che seguo (mi viene naturale non me la impongo evidentemente).
E vale per tutti ovviamente. Per il kebab a Lucca, per le aragoste a Cortina, per la pizza a Copenaghen, per le melanzane a gennaio, per il McDonald sempre e comunque.
Vi prego rispondetemi che sono retrivo e che ormai grazie al cielo nel 2009 possiamo mangiare qualsiasi cosa ci venga in mente in qualsiasi posto del mondo e a prescindere dalle stagioni.
Lo so, avete ragione voi, si chiama progresso (dicono).

Ad Majora

02 Feb 2009 | ore 15:11

Mi rendo conto dei miei limiti e la cosa mi preoccupa non poco. Sembra, tuttavia, che il tutto evindenzi l’esistenza di cibi puri e impuri. Inoltre che qualcuno apprezzi non poco abitudini alimentari compresse o ripetitive (contestuali?) con l’intento di salvaguardare una sorta di individualità culinaria. Si potrebbe appellare anche egoismo pacifico della forchetta. Alessandro Magno non ebbe certo un’idea felice quando portò a conoscenza dell’Europa le ghiottonerie dell’Oriente e dell’Asia Minore…

02 Feb 2009 | ore 15:31

La cosa non deve preoccuparti. Il mondo della gastronomia viaggia di pari passo con quello della finanza. Poche regole e vai col mercato. Alla fine decide lui, il mercato, caro consumatore globale. E meno steccati, differenze, stagioni, usi e costumi ci sono, meglio è.
Non preoccuparti e consuma liberamente quello che ti va.

Ad Majora

02 Feb 2009 | ore 15:38

Pensavo viaggiasse di pari passo con il mondo dell’interesse o quantomeno con l'attesa di nuove... portate. Detto così sembra senz'altro una condizione quantomeno statica. Se mi è concesso - preferisco pensare che il 'criterio ispiratore' resti in ogni caso la curiosità e il diverso. Grazie.

02 Feb 2009 | ore 15:56

Appunto il diverso, la curiosità. Quello che spinge a viaggiare a confrontarsi.
Il diverso. Vorrei restasse tale. Non vorrei diventasse uguale a me altrimenti addio criterio ispiratore caro Buso.
Mi auguro tu riesca ad andare oltre le mie parole.
Poichè ovviamente estremizzo.
Comunque, ripeto, adoro le diversità. Al punto di tutelarle.

Ad majora

02 Feb 2009 | ore 16:24

Il rischio di mcdonaldizzione della societá é effettivamente palese, como ci ha spiegato il grande saggio di Ritzer. Detto questo mai come oggi in Italia c'è il rischio di essere travolti da un razzismo dilagante, che parte dai no ai kebab e passa per le panchine vietate agli extracomunitari e arriva fino agli attentati contro gli indiani a base di benzina e fuoco...ricordo ad annozero un naziskin che diceva di essere nazi perché voleva difendere "bacalá e poenta e no el sushi"...non pensiate che impedendo il kebab i giovani perdano il loro tempo a stirare la sfoglia. Parlate di modello Spagna a ogni pié sospinto e sapete che il loro successo dipende in gran parte di aver sussunto nella propria tradizione anche ricette e prodotti altrui, francesi e italiani in primis. Ma ció non ha prodotto l'oblio dell'autoctono, come dimostra la salvaguardia del cerdo iberico e di tutte le loro mille tradizioni. Bisogna arrivare alla paella italiana e al kebab veneto, e un giorno lontano ci si arrivera. Se vuoi competere nel mondo globalizzato, lo dice Giddens, devi accettare che nel supermercato sotto casa si vendano anche tortite messicane e guacamole...l'Italia é oggi, senza discussioni, il paese piú razzista d'Europa (insieme alla Grecia forse) e solo superando questo fardello potremo riprenderci, ma ci vorranno varie generazioni.

02 Feb 2009 | ore 17:04

"Se vuoi competere nel mondo globalizzato, lo dice Giddens, devi accettare che nel supermercato sotto casa si vendano anche tortite messicane e guacamole"

Caro Gigio, io per adesso mi accontento come Italia di avere un sistema bancario-finanziario che ha avuto conseguenze meno drammatiche di altri da tutto quello che è successo forse perchè competevamo poco nel mondo finanziario globalizzato.
L'accusa di razzismo è sempre dietro l'angolo. Lo so e me ne faccio una ragione.

Ad Majora

02 Feb 2009 | ore 18:22

L'accusa di razzismo non é per lei né per chi vuole difendere la tradizione. Se proprio vogliamo raccontarcela giusta, il grande errore di questi decenni é stato l'esportare tutto, sempre e a qualunque prezzo. Accettiamo i kebab e facciamone la versione italiana, semmai teniamoci strette le cinte senese e le piemontesi e i metodi di produzione e i mille segreti per fare una buona sopressa (la Camera di commercio di Padova ha invitato produttori australiani nella prov. di Padova perché apprendano i segreti della sopressa artigianale, quando i veneziani nell'epoca del massimo splendore copiavano tutto e si tenevano ben stretti i loro segreti). Detto questo caro Gagliardi: si sente in una cittá piú viva culturalmente (e quindi anche gastronomicamente, perché gastronomia é cultura) oggi nel 2009 (non parlo di storia passata)a Madrid dove in 300 metri puó scegliere fra kebab e tortitas, sushi bar e taverna greca, o a Firenze, Pisa e Venezia, dove trova pizzerie ignobili e tavole calde no comment, o ristoranti qualitativamente medi con prezzi da Adriá? Le giunte delle cittá turistiche non hanno fatto nulla in questi decenni per preservare le trattorie autentiche, hanno chiuso gli occhi di fronte al lievitare dei prezzi degli affitti in centro, e ora vogliono tutelare la tradizione prendendendosela col povero kebab...diceva Durkheim parlando di Dreyfus che quando in un paese prevalgono povertá e ignoranza normalmente la gente se la prende con i piú deboli e non con i colpevoli veri (tant'è che i criminali arrivano ad occupare incarichi governativi)

02 Feb 2009 | ore 19:30

Caro Gigio, rispondo alle sue curiosità.
Premetto che il prezzo dei ristoranti medi non ha nulla a che vedere con il presente post (peraltro io da sempre denuncio certi prezzi).
Ciò detto, e venendo allo specifico, io non serbo un bel ricordo di Madrid. Proprio perchè l'ho trovata assai poco spagnola e molto globalizzata.
Il livello medio di quello che vedevo in giro non mi è parso assai diverso da quello che è Milano altro non luogo per eccellenza.
Preferisco senza alcun dubbio Firenze, Pisa e Venezia, anche se tutte e tre iniziano a Madridizzarsi o Milanesizzarsi se preferisce.
Io questo discorso davvero lo capisco fino ad un certo punto. Lasciamo stare la politica. Ma se io in qualsiasi posto vada devo trovare lo stesso miscuglio di locali originari di tutte le culture del mondo. Mi dice Gigio io che ci vado a fare? Sto a casa mia. Tanto il Kebab ce l'ho sotto casa. La Moschea vado a visitarla a 500 metri da casa mia. Ma secondo lei, pizzetterie, kebab e McDonalds fioriscono perchè cucinano cose buone?
No, fioriscono perchè costano poco. Questo è il mercato senza regole caro Gigio. E questo è il mondo verso cui andiamo. Pochi ricchi gourmet che potranno frequentare ristoranti di alta cucina presenti ormai in ogni angolo del mondo. E la massa multiculturale a fare la fila presso qualche distributore di cibarie multiculturali.
Cinesi ma cdhe debbano piacere anche all'italiano e possibilmente non disturbare il palato arabo. E così trionfano i ristoranti "cinesi/giapponesi con pizza". Per non scontentare nessuno.
Fare una cassoeula, caro Gigio, costa di più di fare una pizzetta di plastica.
Quello che trovo curioso è che in un mondo che vede sempre di più (piaccia o non piaccia) il trionfo del muticulturalismo anche gastronomico i gourmet italiani si preoccupino di spezzare una lancia in favore del kebab come se la sua sopravvivenza fosse a rischio. Ma scherziamo? Stiamo andando verso una invasione di kebab (e non solo) a prescindere da qualche provvedimento più o meno restrittivo di qualche consiglio comunale. Io semplicemente utilizzerei le mie energie per fare altre battaglie.

Ad Majora

03 Feb 2009 | ore 09:02

Miei commenti sul pezzo della Stampa.

1) I kebab che prendono la carne a Lentate sul Seveso a Milano sono un tot, e il sapore è un po' migliore di quella tedesco-congelata. Certo, il problema è sempre la presenza del tacchino nel rotolo, che finisce per dare sempre un'impronta di eccessiva dolcezza al tutto.
Di poi, i migliori kebab di Milano li fanno un tunisino (Oasis, via Panfilo Castaldi) e un libanese (Joy Grill, via Noè, che è anche il più originale).

2) Contrariamente a quanto afferma il gestore, i kebab col montone in Italia ci sono. Non li ho mai visti a Milano, ma a Roma ci dovrebbero essere. La guida web Roma kebab riporta alcune referenze che usano, quantomeno, agnello: ad esempio, l'Ali Baba in via Carroceto.

03 Feb 2009 | ore 13:06

Di quale sistema bancario-finanziario stiamo parlando? Di quello che ha caricato sull'utenza le spese più alte d'Europa o di quello che ha scaricato sull'utenza l'Argentina, la Cirio, la Parmalat.......
O di quello che già da un'anno chiude i cordoni della borsa e che ha continuato a farlo nonostante gli aiuti di stato (guai a toccargli quanto sin qui accumulato).
A ognuno i Geronzi che si merita...

03 Feb 2009 | ore 14:44

Caro Filippone, opinioni. Io comunque non ricordo ad oggi di megasalvataggi effettuati su banche italiane come invece accaduto tra gli altri, in Inghilterra, negli Stati Uniti e in Irlanda.
E sa perchè? Perchè dal punto di vista dell'ingegneria finanziaria eravamo e siamo un pò indietro e perchè abbiamo regole e controlli insufficienti ma comunque più efficaci rispetto al mondo anglosassone.
Ma chi se ne frega. Parafrasando Guzzanti potremmo dire che siamo i "gourmet delle libertà facciamo un pò come c.... ci pare".

Ad Majora

03 Feb 2009 | ore 15:23

Il Kebab è buono, certo, ma sta per diventare una ossessione....negli ultimi anni solo a Milano i negozietti che lo offrono sono secondo me raddoppiati. Ma è vero anche che se ciò è successo, è perchè è aumentata anche la richiesta ed è stato via via sempre più gradito: è goloso, buono, caldo, pronto in 30 secondi (molti infatti lo prediligono come pranzo veloce). Riguardo ai prodotti tipici, c'è da dire che non vedo molti negozi che propongono il panino con la mortadella.....tranne di notte vicino alle discoteche o nei parcheggi.

03 Feb 2009 | ore 19:47

grazie a tutti gli intervenuti mi è piaciuto leggervi, mi ha dato molta speranza e gran parte delgi interventi li sottoscrivo con lacrima.
Il sig. Gagliardi, molto educato e sobrio, mi fa quasi tenerezza, si difende bene, ma di fondo ha una posizione indifendibile. o meglio, penso che tutti gli intervenuti siano d'accordo nel difendere le identità gastronomico-culturali e nel non auspicare una omologazione dei cibi e dei luoghi (ah il caro pasolini....). Il fatto è che non è questo il modo. questo individuare sempre un nemico è un fatto avvilente e sconcertante, viviamo ancora nel paese delle crociate e guarda caso i nemici sono sempre gli infedeli. i centri storici e le tradizioni si possono difendere in tanti modi che rendano comunque possibile la presenza del kebab e dei suoi estimatori o di chiunque altro. il problema dovrebbe essere solo di qualità del cibo e di rispetto delle regole civili di convivenza, da tutte le parti. ma i ns. attuali governanti sono insofferenti alle regole ed alla civiltà e preferiscono tirar fuori il coniglio dal cilindro piuttosto che analizzare - riflettere - comprendere - rispettare - pianificare...... ma anche loro passeranno, speriamo presto.

04 Feb 2009 | ore 16:37

Caro Pierfra, la ringrazio per l'affettuosità e sono lieto di averle ispirato un sentimento di tenerezza.
Cert spiace veder ridotta una tematica, quella della perdita delle identità, così globale e di grande respiro a giudizi più o meno negativi sugli attuali (ahimè) governanti. Sicuramente passeranno ne sono certo e così vedrà il rispetto delle tradizioni e delle identità tutelato da Veltroni e co. che quanto a smarrimento delle identità (a partire da quella della loro personale provenienza) mi sembra non siano secondi davvero a nessuno. Quello che manca nel suo gentile intervento è, però, la pars construens. Lei, ci dica, come difenderebbe i centri storici e le tradizioni (che nulla hanno a che vedere per inciso con le regole civili di convivenza), anche gastronomiche, della nostra bella Italia? Migliorando la qualità dei kebab?
Con simpatia.

Ad Majora

04 Feb 2009 | ore 17:27

Salve Gagliardi,
concordo con lei che si tratta di una tematica complessa e articolata e proprio per questo pensare di risolverla con provvedimenti di pura speculazione politica, che fanno presa sul cittadino in virtù di una posizione contro qualcuno, lo ritengo sbagliato.
Come anche sarebbe presuntuoso da parte mia pensare di avere in tasca la ricetta (sebbene è il blog giusto, ma anche in questo campo preferisco che sia mia moglie ad occuparsene, non per maschilismo, ma riconosco i miei limiti e mi limito all’approvvigionamento delle materie prime).
Di fatto sto sfuggendo alla sua richiesta, ma ne rivendico l’assoluta facoltà, non voglio comportarmi come chi al bar, dopo ogni partita persa dalla nazionale ha sempre chiaro come lui avrebbe vinto la partita.
Ad ognuno il suo lavoro, io non ho scelto di fare il politico ma come cittadino penso di poter dire che stanno gettando fumo negli occhi, senza dover essere necessariamente “obbligato” a fare proposte alternative. Anche perché nel mio intervento auspicavo un percorso decisionale “analizzare - riflettere - comprendere - rispettare - pianificare.....” che francamente tra ieri sera ed oggi non ho avuto il tempo di realizzare. ;)
Comunque lei ha ragione quando mi rimprovera di semplificare un problema così complesso ad una disputa politica, in realtà non mi stupirei che in questa corsa al ribasso anche alcune amministrazioni di altro colore possano scadere in stupidate come quella di Lucca. Ma personalmente ritengo che un forte svilimento della discussione politica si sia verificato soprattutto a causa di chi ha cercato, sempre di più in questi ultimi anni, di far leva sulla paura, sui brutti sentimenti, sulla cattiveria, quando non sull’odio, anziché cercare di “volare alto” come mi aspetterei dalla politica. Da parte mia considero queste responsabilità ben circoscritte.
Comunque stiamo andando molto oltre, da un kebab ai massimi sistemi il passo è stato breve.
Cordialmente

05 Feb 2009 | ore 14:13

ciao bonilli,
alla luce di questa interessantissima discussione nel merito della quale non mi sento però di entrare, mi rimane una grossissima perplessità e da bolognese ormai trapiantato a milano mi domando QUALI SONO A BOLOGNA QUESTI 5 LOCALI DOVE SI MANGIANO DELLE BUONE LASAGNE? a me sinceramante non ne viene in mente manco mezzo...
grazie!

06 Feb 2009 | ore 11:35

eppoi...dov'è che a milano mangio un BUON kebab??
mediamente i locali sono urfidi e la carne una schifezza...dopo 3 ore stai già male
risposta please, dove un kebab ALMENO DECENTE?!

P.S. pierfra, scusami, ma che tristezza i tuoi interventi!!!

06 Feb 2009 | ore 11:41

A Milano non è male l'Euro Doner in Via Borsieri (Isola). Però mi raccomando, mangia un kebab ogni 10 risotti.

Ad Majora

06 Feb 2009 | ore 12:03

Stefano, io ho mangiato recentemente delle interessanti lasagne verdi al Caminetto d'oro in Via dè Falegnami.

Ad Majora

06 Feb 2009 | ore 12:09

Caminetto d'oro e Osteria Bottega sono le mie mense abituali a Bologna :-))

06 Feb 2009 | ore 12:15

ringrazio anch'io. è una vita che non riesco a mangiare delle buone lasagne verdi. speriamo che non arrivi qualche pirla che le voglia fare blu, prima o poi.

06 Feb 2009 | ore 12:40

Non vedo quale problema ci sia nella presenza di un kebab in un centro storico medievale, così come non vedo nulla di male nella presenza di una pizzeria napoletana a Istanbul (città fondata dai romani, non se lo dimentichi, un tempo si chiamava Costantinopoli, da cui deriva il nome Istanbul).
Ciò che mi preoccupa è invece l'ossessione per la purezza che si cela dietro alle sue preoccupazioni: è l'ossessione di tutti i razzisti, dichiarati o meno, consapevoli o inconsapevoli. La stessa ossessione di Hitler e dei suoi nazisti.

24 Apr 2009 | ore 10:40

Caro Fabrizio,
hai colto nel segno e concordo con te. Aggiungo che se solo analizzassimo le nostre cucine regionali, scopriremo che sono piene di contaminazioni provenienti da altri paesi, non solo europei, ma anche asiatici (vedi l'influenza della cucina araba in Sicilia, e non dimentichiamo che gli spaghetti sono stati inventati in Cina). A sua volta queste cucine regionali hanno dato vita alla cucina nazionale (adesso è normale mangiare la pizza a Torino come a Trieste, ma cent'anni fa certo non lo era), contaminandosi fra loro. Credo che, al di là delle leggi anti-kebab e degli aberranti ragionamenti dei razzisti (consapevoli o inconsapevoli) fra cento anni avremo una nuova cucina, nata dalla contaminazione fra la cucina italiana e quelle extra-europee dell'immigrazione. Ne intravedo già gli epigoni: la pizza col kebab, il panino kebab con pomodoro e mozzarella. E sono certo che continuerà ad esistere anche la cucina tradizionale, italiana ed etnica.

24 Apr 2009 | ore 11:13

Vorrei sapere se un rotolone di kebab non viene consumato tutto nel giorno della cottura, come viene conservato per il giorno successivo? C'è un abbattimento di temperatura per bloccare la crescita microbica?

Grazie

26 Mag 2009 | ore 11:59

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