04
Gen 2014
ore 17:21
ore 17:21
15 giorni da Valerio M. Visintin senza passamontagna, occhiali e guanti neri
Lo sognavo da tempo ma in Italia era difficile metterlo in pratica così ho preso due o tre aerei - pagando una notevole cifra il non scontato biglietto, viste le vacanze natalizie - e sono andato a pranzo e cena a Sydney, Bondi Beach, Auckland, Devonport da vero V.M.V, solo ed autentico esemplare di critico gastronomico esistente.
Abituato ad essere salutato e omaggiato ho finalmente scoperto la bellezza quasi mistica della solitudine del vero critico che entra, si siede, ordina, mangia, memorizza, non prende appunti e non fa foto per non destare sospetti.
Essendo l'unico a non fare foto ho subito insospettito il cameriere indiano del ristorante australiano di cucina Thai.
Quasi a bruciapelo mi ha chiesto, mentre serviva la birra in boccale:
Are you an Italian journalist?
Confuso, imbarazzato e avendo capito che la fama del Nostro era arrivata fino alla Baia dove si specchia la Opera House, ho bofonchiato:
I'm from Barcellona... and I love Messi!
Sistemata così la faccenda, nel secondo ristorante mi sono presentato con Canon Mark III e obiettivo 70-100, quaderno di appunti, camicia a fiori, braghe corte e sandali.
Scambiato in tal modo per un turista messicano ho aggirato il tam tam di allarme che si era già sparso tra Sydney e Melbourne, le due capitali australiane del cibo.
Le telefonate intercorse tra i vari ristoratori pare fossero di questo tono:
It seems that The Phantom is here!!!!
E così i miei pranzi e le mie cene si sono rivelate un inferno e via via ho dovuto interpretare la parte dell'emigrato svizzero, assai improbabile, dello scozzese in kilt e cornamusa, del barbiere greco in cerca dei parenti, del fazendero brasiliano disposto all'avventura, del professore di Praga esperto di Kaf-fè cercando ogni volta di seguire gli insegnamenti del grande Peter Sellers.
Appena mormoravo qualche parola in italiano attorno a me si faceva un silenzio imbarazzato e io dovevo rientrare nel personaggio che interpretavo in quel pranzo o quella cena.
Salito al fine sul volo di ritorno in Italia sono piombato in un sonno profondo e mi sono svegliato solo al momento dell'atterraggio a Fiumicino.
Mentre la lunga fila dei passeggeri si avviava lentamente verso il portellone di uscita ho sentito una hostess dire distintamente:
Goodby Mister Visintin
Ho cercato di arrivare il più presto possibile all'uscita e tutto quello che sono riuscito a vedere quasi alla fine del finger è stato un uomo col cappello indossato sopra il passamontagna.
Ho corso, ho guardato la fila al controllo passaporti, quella riservata agli equipaggi, quella degli extracomunitari, nulla da fare, ancora una volta The Phantom me l'aveva fatta.
Ma allora era vero, era lui che si aggirava per i ristoranti di Sydney e dintorni seminando il panico tra gli addetti ai lavori del cibo e della carta stampata.
Diavolo di un Valerio M. Visintin...
Innanzitutto l'ironia dell'articolo non è mai sfociata in sarcasmo : e questo è da sottolineare
,vista la lunga serie d'insulti che MVVisintin ha preso, specialmente da suoi colleghi ed addetti al lavoro.
Penso, come ho già detto più volte, che l'anonimato sia una garanzia in più, per il pubblico, di onestà intellettuale.
Ma di Visintin ho sempre apprezzato di più(e sottolineo di più) due cose :
1 lo stile di scrittura
2 il "contenuto" di alcune sue opinioni sul
"mondo del cibo"(non mi soffermo, ora, per analizzarle).Sono opinioni che vanno "controcorrente" "anticonformistiche", a volte, isolate.E, per questo, ferocemente invise al "sistema enogastronomico italiano".
In certi post ho intravisto anche in Bonilli queste "opinioni fuori dal coro" e le ho qui molto apprezzate.
Ma non durano molto nel tempo.
A me Visintin piace quando, come si suol dire, non se la tira.
L'ultimo intervento lo trovo imbarazzante perché non esercita il mestiere del cronista ma spiega a noi umani come deve andare il mondo, cioè il suo mondo.
A me dell'anonimato non frega nulla perché faccio un altro mestiere e ho una storia totalmente diversa dalla sua.
Penso ci sia posto per tutti, non ho motivi di sarcasmo o peggio, mi piace scherzare e vedo con preoccupazione che invece il nostro eroe dimostra di provare rancore nei confronti di chi osa scherzare su di lui e comunque resto della mia idea: uno che va alla presentazione di un suo libro con passamontagna, occhiali neri e guanti neri non ha il senso del ridicolo o è Totò.
E lui non è Totò
In questo concordo con te, Stefano.
Credo che Visintin scriva davvero bene, facendo anche uso di sottile ironia, cosa che a me piace molto e infatti lo leggo sempre con piacere.
Tuttavia, avendo letto anche il suo ultimo libro e pur trovandomi d'accordo con lui riguardo l'opportunità dell'anonimato in alcuni casi, trovo però che il suo disconoscere chi opera in un modo diverso dal suo, sia fuori luogo.
Ci sono diversi modi di esercitare il lavoro di "critico gastronomico", soprattutto nel senso più ampio del termine, il suo richiede sicuramente l'anonimato, perché è garanzia di giudizio libero e sereno, ma ci sono tanti e tanti altri modi di raccontare un'esperienza, un piatto, una cena, un luogo.
Senza poi trascurare che ognuno ha la sua storia, un suo percorso, e se passasse per tutti "il metodo Visintin" non esisterebbe, probabilmente nel bene e nel male, tutto quello che è stato fatto in ambito gastronomico negli ultimi trent'anni, compreso quanto di importante hai saputo fare tu.
boh, c'è una cosa che mi sfugge da sempre in questa querelle annosa: qualcuno ha api preteso ch Quadri andasse in anonimo ad una piece? o che Bonito Oliva non fosse amico e sodale di Cucchi, Di Clemente, Chia e co (la transavanguardia)? O ancora che Thompson si mascherasse per entra al CBGB? Persino Adam Platt ha recentemente abiurato all'anonimato. Credo che la critica sia da sempre vicina al suo oggetto, che la sua funzione sia anche quella di ausilio e specchio, lo è da sempre, non serve avere letto Lukacs (ma magari aiuta ;))... Piuttosto quello che vedo con crescente sospetto è che la critica gastronomica italiana non eserciti il diritto di critica negativa, il famoso adagio del non si parla piuttosto, ma non si parla male, secondo me sta mostrando il suo limite, con il rischio del famigerato "sistema gelatinoso", la critica gastronomica, dovrebbe iniziare a prendere i suoi rischi e a separare il grano dall'Oglio, e per fare questo la faccia sarebbe importante, sono buoni tutti a criticare sotto nickname... ;)
ciao A
uno che va alla presentazione di un suo libro con passamontagna, occhiali neri e guanti neri non ha il senso del ridicolo o è Totò
Perché, uno che vuole mantenere anonima la propria faccia come dovrebbe andare? mettendo i manifesti elettorali 200x300?
mah...
Sempre che non sia il subcomandante Marcos, o Kriminal dopo un drastico cambio di carriera!
Sempre che non sia il subcomandante Marcos, o Kriminal dopo un drastico cambio di carriera!
Onestamente trovo il post divertente ed ironico. Vorrei solo che tutti i critici in erba e quelli ormai 'avviati' descrivessero non solo i piatti ma tutto quello che compone una serata o un pranzo all' interno di un ristorante, stellato o no che sia.
Posso chiederti se sei il Marco Torri di Semplice e Novikov?
Bonilli, che noia. E' brutto essere drop-out, vero? Non ti segue più nessuno.
:-)
Basta fare come il critico francese Francois Simon, del quale nessuno ha mai visto il volto e di cui non esistono foto, che ha scritto bei romanzi, saggi e guide, in totale fino ad oggi 35 pubblicazioni: non fare la presentazione dei libri o farla fare ad altri.
Ma vuoi mettere entrare col passamontagna... come diceva Moretti, mi si nota di più ... :-D
Ma dai, e' solo un innocuo tocco di umoristica teatralita'.
Certo che di critici anonimi ce ne sono pochi: VMV in Italia, Simon in Francia, la Marina o' Loughlin del Guardian qui in UK, e in US Platt che pero' era un finto anonimo. Tutti qui o sono io che non li conosco? Famosi, dico, non noi, il grande popolo di Tripadvisor :)
sulla credibilità delle guide, blog, ng ecc s'è scritto tanto, sulla credibilità ed autorevolezza degli autori s'è scritto meno ma cmq a sufficienza, quindi faccio solo notare che ognuno ha il proprio target e a quello si rivolge scegliendo ie modalità che ritiene opportune, così come credo sia ovvio che chi legge V. non legga lei o altri del suo calibro. periodicamente tira fuori articoli così, sinceramente non capisco mai sei è un modo per ottenere autorevoli interventi o se più semplicemente è la parte del "vecchio brontolone" quella più ancorata alle tradizioni, che ogni tanto prende il sopravvento. take easy.
Dio mio ma la vita è anche scherzo, divertimento, smorfie, linguacce.
Su, si tolga l'abito grigio e allenti il nodo :-)
Io ho già dato, e non poco, non devo rappresentare nulla e nessuno e se ho voglia di sfottere qualcuno lo faccio.
Peace and Love, come si diceva a Frisco ai miei tempi :-))
Beh ! divertente il fatto che ,'quasi', il primo pensiero dell'anno sia dedicato al nostro in passamontagna . Bonilli e Visintin sono due cose diverse e parlano di cose molto diverse , Visintin parla di cibo , ma non lo descrive Bonilli descrive quello che mangia e parla meno di cibo . Visintin : .... Bonilli : .....In fondo non ci vuole molto ad essere anonimi , su questo sono d'accordo , Ti riconoscono solo se ti seguono o sei nel giro . Non ve lo raccontate a vicenda , voi due, ma io di blog che parlano di cibo leggo quasi esclusivamente voi due , a parte davide cassi e pochi alri . E non me ne volete se tra i miei gusti ci sono cose che nessuno dei due menziona nè sembra apprezzare ...... .
mi fermo quì perchè quel :"se è una sciocchezza posso cancellarlo" mi intimorisce :D
gentile bonilli, la rispetto assai più per ciò che è stato (so che la circostanza non le leverà il sonno né le guasterà la digestione). buon anno.
Mi sono appena svegliato, no problem, viaggio in un altro fuso orario.
Buon anno :-)