04
Mar 2014
ore 00:10
ore 00:10
Ma che ce frega, ma che ce importa...
E' facile parlarne male, facile trovare un buon pretesto per dire che Roma è allo sfascio, facile ma riduttivo perché la città è allo sfascio da secoli e nella sua decadenza millenaria continua a sedurre viaggiatori ed abitanti.
Poi basta un'alba sui Fori Imperiali perché lo straniero parta con Roma nel cuore.
Diverso il discorso per chi ci vive perché ci sono tante Rome, c'è quella delle borgate, dei quartieri lontani dove nessun turista metterà mai piede come il Tufello, c'è la Roma celebrata dal cinema, come Trastevere, che è invivibile e taroccata, c'è la Roma borghese e televisiva di Prati, c'è la Roma notturna dell'Ostiense e del Testaccio e la Roma della speculazione edilizia di Viale Marconi e la Magliana.
L'elenco sarebbe lungo e inutile per chi a Roma non ci vive, incompleto per chi a Roma vive e ogni mattina prende i disastrosi servizi pubblici, pranza in piedi nei bar vicino all'ufficio, odia il traffico e considera i turisti dei coglioni che non si rendono conto di quanto Roma sia brutta.
Già, perché le periferie di Roma sono orribili, le strade di periferia sporche, gli autobus che si trovano ai capolinea del Metrò dei carri bestiame nelle ore di punta.
E tutto questo fa di Roma una città incivile e invivibile.
Poi c'è la Roma che tutti vogliamo vedere, cancellando quella brutta perché invivibile, cioè la Roma dei monumenti, dei tramonti dalla luce struggente, la città dalle mille chiese piene di opere d'arte, dimenticando l'altra dove vivono due milioni di romani.
Il romano, in quanto cittadino della capitale, bellezze e monumenti non li vede più, deve affrontare i problemi del traffico, in alcune zone degni di Mumbai o Lagos, deve combattere con la burocrazia municipale, sorda e sfrontata troppo spesso, deve attraversare la città per un certificato.
Il cittadino romano è stanco e disilluso da alcuni secoli, pensa che la politica sia ormai quella del Batman, vede la spazzatura riempire i cassonetti delle periferie e ascolta il sindaco che attacca l'Ama, l'azienda della nettezza urbana, commenta l'arresto dell'ex comandante dei vigili di Roma per corruzione e associazione a delinquere con uno sberleffo e il commento "Chè, nun se' sapeva?" osservando l'incrocio ingorgato di auto e il vigile che fuma tranquillo dando le spalle al certame.
Il cittadino romano è stanco e disilluso da alcuni secoli, pensa che la politica sia ormai quella del Batman, vede la spazzatura riempire i cassonetti delle periferie e ascolta il sindaco che attacca l'Ama, l'azienda della nettezza urbana, commenta l'arresto dell'ex comandante dei vigili di Roma per corruzione e associazione a delinquere con uno sberleffo e il commento "Chè, nun se' sapeva?" osservando l'incrocio ingorgato di auto e il vigile che fuma tranquillo dando le spalle al certame.
Città magnifica, un lusso per una nazione perché come tutte le cose belle ha bisogno di manutenzione e invece è tutta una buca.
Dove c'è l'asfalto perché le aziende che hanno l'appalto della manutenzione stradale lavorano male, e non casualmente, dove c'è la vecchia pavimentazione con i Sanpietrini, perché quando si apre una piccola buca ci vogliono gli operai che li rimettano a posto uno a uno.
Poi arriva un film come quello di Sorrentino che racconta al mondo la solitudine di questa grande bellezza, la stanchezza e decadenza di questa città e di questa gente e gli stranieri capiscono il messaggio e non si fanno incantare, come molti hanno scritto, dalla retorica del bello e dai luoghi comuni su Roma e l'Italia.
Sono proprio i romani e gli italiani che, così come non vedono la bellezza che li circonda quotidianamente, non capiscono e amano questo film.
Al di là del solito nemo propheta in patria, ignorano la capacità che Sorrentino ha avuto di dare un ritratto della decadenza di Roma più attuale e puntuale di quello che il 3 febbraio 1960, 54 anni fa, era stato presentato al cinema Fiamma tra i fischi e le contestazioni.
In fondo il poeta aveva ragione, lo spirito popolare di Roma era questo, e forse lo è ancora
Ma che ce frega, ma che ce importa,
se l'oste ar vino c'ha messo l'acqua,
e noi je dimo, e noi je famo,
c'hai messo l'acqua, e nun te pagamo, ma però,
noi semo quelli, che ja risponnemo n'coro,
è mejo er vino de li Castelli
che de sta zozza società.
se l'oste ar vino c'ha messo l'acqua,
e noi je dimo, e noi je famo,
c'hai messo l'acqua, e nun te pagamo, ma però,
noi semo quelli, che ja risponnemo n'coro,
è mejo er vino de li Castelli
che de sta zozza società.
Foto di S. Bonilli
eh sì vero....però c'è da dire anche questo sul parlare del cinema di Sorrentino...
http://www.youtube.com/watch?v=Ac40lPo27Yk&feature=youtu.be
Quando sei "controcorrente", quando fai emergere il più sano
"anticonformismo" dalla tua mente, sei il Bonilli
che preferisco su tutti gli altri.
E sei grande.
"Roma è un lusso per una nazione come l'Italia" solo Roma?
Cominciavo a pensare di essere la sola, ad essere uscita dal cinema, con un po' d'amaro in bocca...