10
Mar 2014
ore 09:17

Con la cultura si diventa ricchi, ma non in Italia

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Forse oggi a Pompei pioverà.
Crolleranno altri muri?
Il Grande Progetto Pompei e i 105 milioni di euro cofinanziati dalla Ue deve essere attuato entro il giugno 2015 ma fino ad oggi quasi nulla è stato fatto ed è stato speso.
"L'Italia non vuole innovarsi, preferisce restaurare che fare un serio intervento di manutenzione programmata, come prevedeva il Progetto Pompei presentato due anni fa" ha detto il professor Carandini, presidente del Fai e noto archeologo.

Eppure Neil MacGregor, il direttore del British Museum, con la mostra su Pompei ed Ercolano ha fatto incassare lo scorso anno al museo inglese 6 milioni di euro e fatto registrare mezzo milione di ingressi: la terza performance di sempre dopo i Tesori di Tutankhamen e l'Esercito di terracotta cinese. Il novanta per cento dei pezzi esposti sono arrivati direttamente dall'Italia, in prestito, e gli inglesi hanno saputo farli fruttare con una manifestazione che ha avuto un successo mondiale.
Con la cultura non solo si mangia ma si diventa ricchi.
Ma non in Italia.

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Foto di S. Bonilli

commenti 9

Mettono sempre e solo dei politici a governare la cultura in italia ! Perche invece non assumere il direttore del British Museom o del Louvre, o di qualsiasi altro museo del mondoche non solo si mantiene con gli incassi, ma avanzano anche soldi da dare allo stato, e percio a tutti.

10 Mar 2014 | ore 14:41

Indovinello: perché quello che succede a Pompei non succede a Ercolano?

10 Mar 2014 | ore 17:30

Il problema di base è che stiamo parlando di un paese, l'Italia, dove le professioni di archeologo, storico dell'arte e restauratore non hanno riconoscimento giuridico. Il resto viene da sé (purtroppo).

10 Mar 2014 | ore 17:35

Non c'è bisogno di assumere stranieri. Quelli bravi ce li abbiamo anche noi solo che sono già a dirigere musei anche importantissimi esteri.
Saluti
Pier

11 Mar 2014 | ore 08:56

Con la cultura in italia, si diventa poveri e si fa diventare poveri anche gli italiani tutti. Le cose potrebbero cambiare solamente a seguito di una profonda ristrutturazione delle soprintendenze, individuando idoneo management e personale tecnico, assengando priorità e razionalizzando gli interventi, ottimizzando nel contempo il sistema degli appalti del cantiere di restauro e cosa più importante, allontanando la politica dalla gestione del patrimonio artistico. Altrimenti continueremo ad avere una miriade di piccoli siti storici tutti da proteggere (se scopro un pezzo di antica consolare forse è meglio reinterrarlo piuttosto che creare un sito proteggerlo con una copertura da mln di euro per poi gestirlo con urbanizzazione, servizi e manutenzione, certo il politico locale non ci guadagna ma i cittadini si) e ci troveremo nell'impossibilità di gestire sponsor privati (ora salvo flessibilità non è possibile usufruire direttamente di un mecenate, occorre una gara di appalto), la conseguenza è che si tolgono risorse a quello che è importante davvero e che genera ricchezza attraverso i flussi turistici ecc.

11 Mar 2014 | ore 09:25

Premesso che l'estensione di Pompei rispetto a quelal di Ercolano è in rapporto di 10 a 1, (50 ha contro 4 ha), lì ha funzionato benissimo perchè c'è stata grande flessibilità e grandissima umiltà da parte degli italiani che hanno permesso al sig. Packard di avere un proprio team di esperti (guarda caso tutti della british school l'Accademia britannica di archeologia, storia e belle arti) e di adottare i propri metodi e le proprie strategie, certo tutto controllato, stabilito e sostenuto dal pubbblico, ma in realtà Packard ha fornito esattamente quello che in Italia non esiste vuoi per burocrazia, vuoi per la politica, vuoi per la criminalità: l'organizzazione del lavoro ed il supporto tecnico, l'italia ha messo le capacità di intervento nelle lavorazioni. Se vogliamo chiamrla sinergia ci facciamo un complimento, ma di fatto si tratta di un "deus ex machina".

11 Mar 2014 | ore 09:33

Il successo di Londra dovrebbe far riflettere sul fatto che in Italia viene creato dal nulla un museo per ogni trovata locale, anziché concentrare in pochi luoghi. Secondo voi una mostra che ospita i bronzi di Riace ha più successo a Londra o laddove sono ora ? Esco da museo e sono a Londra anziché non so dove …..

11 Mar 2014 | ore 10:37

Qua e là però ci sono forme di sponsorizzazione privata dei restauri, come il Comitato Francese per la Salvagaurdia di Venezia http://cfsvenise.org/bienvenue/
Me lo ricordo perché mi è capitato di ascoltarne il presidente ad una conferenza, ma penso ce ne siano anche altri.

11 Mar 2014 | ore 16:56

Perché come al solito non esistono procedure chiare di assegnazione e gestione delle risorse. Perchè qualunque cosa venga gestita dalla pubblica amministrazione deve alimentare un serbatoio di clientelismo che nessuno vuole fermare.
A Roma tre anni fa sono stati assegnati gli spazi ristorativi di due musei che in qualsiasi altra parte del mondo sarebbero stati dei fantastici punti di aggregazione.
I ristoranti del Maxxi e del Macro sono andati a due delle più famose ditte di catering romane, nonostante avessero offerto cifre considerevolmente più basse a quelle di altri candidati, col risultato che a tre anni di distanza come ristoranti semplicemente non esistono. All'estero li avrebbero dati a qualche giovane chef emergente, ma questa, come sappiamo, è un'altra storia.

11 Mar 2014 | ore 23:18

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