31
Ago 2010
ore 13:17

Made in Eataly 1 - Resto del Mondo 0

< >

IMG_0455.JPG

Oggi a New York apre i battenti Eataly.
Per il made in Italy, e non solo quello alimentare, Eataly sarà una vetrina eccezionale posta com' è alla convergenza tra la Quinta Strada e Broadway.
L'idea di Eataly è nata in Piemonte nel dicembre del 2007, nella testa e con i soldi di Oscar Farinetti e di alcuni suoi soci.
Con lo sbarco negli Usa e l'allenza con i Bastianich e Mario Batali l'operazione assume una dimensione internazionale e la cucina e i prodotti italiani tornano, e in modo positivo, sulle pagine dei quotidiani di tutto il mondo.
Il tutto con il contorno di Slow Food, nato in Piemonte nel 1989, ma esploso da alcuni anni anche negli Usa, con Carlo Petrini come icona del movimento e da sempre consigliere di Farinetti.

Che dire, fa impressione mettere insieme tante note positive in un articolo che riguarda il made in Italy a 360 gradi e la morale che se ne può trarre è che chi sceglie la strada della qualità del prodotto e dell'innovazione del marketing sconfigge la concorrenza di francesi, spagnoli, americani e asiatici.
Una volta tanto sono gli altri, tutti gli altri, costretti ad inseguire:

Made in Eataly 1 - Resto del Mondo 0

FOTO S. BONILLI

commenti 107

Sono stata a Torino a Eataly varie volte quando per lavoro mi sono trovata in zona.
Se Eataly di New York sarà come quella di Torino penso che il successo sarà mondiale.
Quando i privati lavorano bene, in modo intelligente, rischiando i propri soldi il risultato si vede e Farinetti è proprio bravo e furbo.

31 Ago 2010 | ore 14:36

Mi ricordo il dibattito lungo e appassionato e le polemiche per il suo intervento di plauso a Farinetti.
Molti erano critici, erano altri tempi, è vero, comunque l'operazione non piaceva ad alcuni perché si diceva che Farinetti comprasse dai piccoli produttori a prezzi stracciati.
Evidentemente non era così, evidentemente la formula torinese era azzeccata e Farinetti si dimostra un bravo imprenditore.
Io non intervengo mai in rete ma da lei vale la pena farlo anche se l'ultima volta ho creato senza volerlo dure polemiche.

31 Ago 2010 | ore 15:34

Perfettamente d'accordo, direttore.
Mi permetto di aggiungere- siccome la mia altra grande passione giornalistica (oltre alla cucina) è la politica- che la presenza dei due 'sindaci' Michael Bloomberg e Sergio Chiamparino è l'ennesimo colpo di genio farinettiano. Su questo blog se ne è parlato svariate volte, ma credo che dal 2007 ad oggi- anno dell'apertura di Eataly Torino- il fenomeno Farinetti stia ampliando i suoi benefici effetti (a 'beneficio', intendo, non solo delle sue tasche ma di tutto il sistema agroalimentare italiano di eccellenza) ben oltre le più rosee aspettative. Infine, essendo tornato ieri da un lungo tour negli Usa (da Dallas a Miami, via Memphis), sono certo che l'unione tra il pragmatismo commerciale d'oltre Oceano e la forte matrice piemontese e 'langarola' di Eataly darà risultati straprdinari. Ancora una volta, insomma, tanto di cappello a Oscar Farinetti e alla sua inarrestabile voglia di esplorare nuovi territori, fisici ed ideali.

31 Ago 2010 | ore 17:14

Ma...sbaglio oppure oggi ho visto alcuni commenti in diretta da NY?
E' stata un'allucinazione?
E' tutto rimandato a un post apposito?
Si è scaricato l'IPad? :-P

31 Ago 2010 | ore 20:07

Io aspetto sempre una apertura come si deve a Milano :-(

31 Ago 2010 | ore 21:22

Completamente d'accordo. I miei soli dubbi riguardano Mario Batali, che d'italiano ha solo il nome. Ho preso piu' volte in mano i suoi libri di cucina, e spesso mi si e' accapponata la pelle (per dirne una, nella sua ricetta della caponata c'e' il cacao).

Ma d'altro canto, Batali e' una potenza in America, e fare una partnership con lui e' stata una mossa azzeccatissima.

31 Ago 2010 | ore 21:26

Nella Sicilia del profondo Sud Est - fra la Val di Noto, Marzamemi e Modica - la caponata si fa effettivamente con il cacao.
Anche se probabilmente Batali non lo sa ;-)

E comunque, benedetto sia Eataly, esempio nobile (e profittevole) di cosa debba e possa essere il discorso sul cibo, italiano e non solo.
Si aspetta un'apertura anche a Roma.

31 Ago 2010 | ore 23:39

Proprio domenica scorsa mi sono fatto Milano-Torino Milano in mattinata per fare acquisti a Eataly, quindi sono d'accordo con Bressanini, Milano non merita qualcosa in più di un angoletto alla Coin?

01 Set 2010 | ore 04:47

Amerigo, mi hai ghiacciato. E' la prima volta che lo sento...e pensare che di siciliani/e ne ho bazzicati parecchi in vita mia!

(Ah, comunque lui mette anche la cannella nella salsa al pomodoro...)

Ma sul succo sono d'accordissimo: benedetto sia Eataly.

01 Set 2010 | ore 06:06

Cosa aggiungere che non sia stato già detto!!! ;-) a si adesso per gli americani saremo: spaghetti, pizza, mandolino and eataly
:-)))

01 Set 2010 | ore 06:39

evidentemente non sai come stanno le cose, per carità eataly è una società che fà profitti e che vende molte meno schifezze della coop. , ma per carità, non carichiamola anche della filantropia che di sicuro non ha!
Farinetti non è certo il fatebenefratelli del'alimentare italiano.

inoltre nessuno nota che le marche dei prodotti Italiani proposti sono "grandi marche" di prodotti alimentari ma dallo spirito industriale, e di sicuro non rappresentano la massima qualità del made in italy.
mi sorprende che io sia l'unico a notarlo.

01 Set 2010 | ore 08:57

Ma cosa significa dire "grandi marche di prodotti alimentari ma dallo spirito industriale"?
Mi sembra demagogia un tanto al chilo perché oltre che Barilla ci sarà la pasta di Gragnano ma vogliamo dire che gli spaghetti Barilla sono cattivi? E lo sono perché prodotti con spirito industriale?
Eataly è un grande supermercato del made in Italy di qualità, mixando i grandi marchi con i piccoli produttori, grandi cantine e piccoli produttori, pane italiano con le grandi farine americane ecc... e il tutto a New York e sulla Quinta Strada dove può aprire di solito un negozio Armani o Tod's o Prada, non certo un negozio di alimentari e per di più italiano.
Non cogliere la forza dirompente di questa immagine per tutto il nostro made in Italy, visto che è un grande negozio con molti ristoranti italiani nel cuore di New York la trovo una bizzarria tutta nostra.

01 Set 2010 | ore 09:17

Nooo, meritate solo l'angolo Coin ed essere costretti ad ammettere la superiorità di Torino. Ahhhhah! :-PPP

01 Set 2010 | ore 09:26

D'accordissimo sulla forza dirompente dell'iniziativa e sui benefici (economici, d'immagine ecc. ecc.) che ne ricaverà l'Italia. Ma, direttore, sul discorso "prodotti industriali" la questione è un pò più complessa. Senza riprendere le istanze più estreme e anche contraddittorie di Veronelli sull'industria alimentare, sarebbe comunque auspicabile (e sono sicuro che ciò possa accadere, considerata la serietà dei responsabili del progetto Eataly) che venissero utilizzati dei filtri, perché anche all'interno della galassia "industriale" c'è di tutto un pò. Riferendoci proprio alla Barilla, direi che le varie tipologie di pasta, senza indurre all'urlo e all'estasi, sono mediamente accettabili e con rapporto qualità/prezzo interessante. Le salse fanno schifo: il "pesto alla genovese" è preparato con ingredienti molto così così, per non dire peggio e non rappresenta un biglietto da visita adeguato ed interessante per la cucina ligure e per l'Italia del cibo in generale.

01 Set 2010 | ore 09:51

c'è anche ad Asti e vi ho provato salse ed altro (pesto, quasi una per delle altre), ma ad essere sincero non ho trovato niente di eccezionale e l'impressione è che il marketing (le etichette, la pubblicità, la presentazione...) prevalga sul sapore. Speriamo che a NY abbia successo. In effetti non saprei cosa è (l'eccellenza de ) il made in Italy nel cibo.

01 Set 2010 | ore 10:08

ma a roma quando? si era sentito dire ai vecchi mercati generali, poi al vecchio terminal ostiense... diretur, sa nulla di più certo?

01 Set 2010 | ore 10:35

Egregio direttore.

Non ho ben compreso la sua risposta.
Vuole forse dire che nel nome dell'Italianità si sdogana il saccheggio della tradizione e del buon gusto Italiano?
il suo discorso mi lascia il sapore amaro della realpolitik "l'importante è che sia una marca Italiana", poi chi se ne frega se sono porcherie e scimmiottano la tradizione alimentare Italiana.
spero proprio di aver capito male.
Nel rispondere alla sua diretta domanda i prodotti Barilla sono cattivi?, sinceramente se penso ai biscotti e le merendine della Barilla non riesco a pensare a qualcosa di vagamente buono, ma è una mia opinione personale.
certo non sarei certo orgoglioso di andare a casa di un mio amico con in dono un pacco di "pasta Barilla" o di "tarulluci del mulino bianco", lei invece lo sarebbe ?, mi risponda cosa porta agli amici quando è invitato ad una cena dei spaghetti n. 5 della Barilla ? o un sugo pronto per condire la pasta ?
Mi chiedo se sto forse vivendo in un brutto sogno ?, veramente anche nella Blogsfera si ammaina la bandiera ?
Veramente anche dove si dovrebbe parlare di qualità senza compromessi ci si arrende?
Vogliamo forse dimenticarci per sempre di come nascono i nostri saperi i nostri sapori la tradizione Italiana che è inutile ricordare ma tutto il mondo ci invidia e scimmiotta ?
Chi ha creato questa tradizione?, la grande industria o i lavori artigianali?
E pensiamoci ,mentre noi discutiamo di questo i nostri artigiani chiudono bottega perché magari i loro unico figlio è andato a lavorare in una grande industria Italiana.

con cordialità
francesco.

01 Set 2010 | ore 10:44

Prima di tutto è sorprendente che si stia discutendo di Eataly New York, aperta da neppure 24 ore, come di una bottega del peggiore made in Italy possibile.
Surreale, veramente surreale e tipicamente italiano.
Dunque, ricapitolando: io dovrei vergognarmi di portare in regalo gli spaghetti n. 5 Barilla se invitato a cena.
Trovo l'abitudine di portare un regalo, se invitati a cena, un poco demodè e comunque non mi vergogno degli spaghetti e di ogni altro formato di pasta Barilla o De Cecco che sia - please evitiamo il refrain sulla De Cecco migliore ecc... -.
Comunque negli scaffali di Eataly ci sono anche le paste di Gragnano.
Lavazza, invece, lo vogliamo sostituire con Lelli perché è un caffè industriale?
Dire che si è ammainata la bandiera della qualità perché alcune delle più importanti e vendute marche del made in Italy alimentare italiano sono presenti sugli scaffali di Eataly New York mi sembra una di quelle estremizzazioni che ricordano gli slogan politici anni Settanta.
Gli artigiani che chiudono, poi, perché il figlio è andato a lavorare nella grande industria rasenta il libro Cuore.
Io con questo modo di ragionare schematico e fatto di slogan non mi ci trovo proprio e penso sia del tutto fuorviante.
Quando andrò a New York parlerò di quell'Eataly, per ora ho visitato quelli italiani e dico che i numeri, cioè i milioni di persone che ci vanno a mangiare e fare la spesa dimostrano la novità e bontà dell'iniziativa, di sicuro migliorabile, come ogni cosa, ma reale e di qualità alta e con i conti in ordine e ben diversa da Esselunga, Coop, Auchan ecc...
Farinetti non è un benefattore, ma un bravo imprenditore, quello si.

01 Set 2010 | ore 11:37

Purtroppo in questo caso devo riconoscere la superiorità di Torino ;-)

01 Set 2010 | ore 11:52

La Barilla è discutibile, pero' la Moretti e' buona e italianissima.

01 Set 2010 | ore 12:00

ex Mercati Generali era l'ipotesi valida fino a qualche anno addietro. Ora l'ipotesi certa è Terminal Ostiense e l'apertura dovrebbe essere 2011/2012, più o meno

01 Set 2010 | ore 13:04

Egregio Direttore.

Io che sono un Artigiano da tanti anni non trovo le mie affermazioni da libro cuore, ma bensì lo spaccato di una realtà Italiana che forse non fa tanto piacere ricordare.
Sinceramente trovo i suoi ossequi alla industria alimentare italiana immotivati, visto che hanno già tante bocche di fuoco con il quale possono spararci i loro spot al limite della circonvenzione di incapace.
Continueremo anestetizzati a vedere famiglie felici che sotto l’ombra dei mulini bianchi ,mangiano merendine preconfezionate e sature di grassi.
Ci diranno cosa è il tonno di qualità, che per loro non è quello compatto che acquistavamo dalla tonnare ma quello che si spappola con un grissino!, oppure ci racconteranno del Latte della "lola" che però non tutti sanno ma arriva rigenerato dalla Germania dopo un viaggio dalla Nuova Zelanda, oppure ci addolciranno con il miele di lunga tradizione e con nome Italianissimo anche se arriva dall’Ungheria e dalla Cina, e per finire brinderemo con la birra dei 3 fiori di luppolo, che di luppolo forse ha visto solo l'estratto ed è fatta con il mais solo per risparmiare.

cordialità
francesco

01 Set 2010 | ore 13:07

Perché venire a fare questo spot da me e per un pacco di pasta Barilla, poi???? visto che tutti gli altri prodotti citati del suo spot a Eataly non ci sono?
La immagino, a questo punto, con una vita immacolata, scarpe non di pelle e non di marca, vestiti fatti in casa a mano con tessuti artigianali, niente auto, perché queste si che sono orrende marche e inquinanti e niente cellulare.
Quanto al computer... come la mettiamo con l'artigianalità?
Insomma, se vogliamo uscire da questa orgia di demagogia facciamolo pure, altrimenti mi sembra che entrambi sprechiamo tempo e fiato :-))
Con artigianale simpatia...

01 Set 2010 | ore 13:16

Direttore, il punto è proprio questo. In pochissimi ambiti della nostra vita ci è data la possibilità di apprezzare il lavoro di un artigiano o di un lavoratore autonomo che pianifica, gestisce, controlla gran parte delle procedure e degli strumenti ed è alla fine responsabile, nel bene e nel male, del prodotto finale. Non accade nel settore delle telecomunicazioni, dell'informatica ecc ecc. Ma nel "nostro" settore, quello attinente a cibo e vino, questo può ancora accadere, anche se tutti si servono in un modo o nell'altro di prodotti ed ingredienti che arrivano dall'industria. Ma procurarsi un formaggio artigianale a latte crudo, un salame fatto da un macellaio, della verdura coltivata da un contadino, fare il pane a casa, è materialmente possibile e neppure tanto difficile (infatti sono tutte operazioni che compio frequentemente). Quindi, qui, in questo ambito, ha senso parlare di artigianalità e ha senso difenderla, perché le ricadute positive, su gusto, ambiente, micro economie, mi sembrano evidenti e non credo che possano essere derubricate come manifestazioni di demagogia.

01 Set 2010 | ore 13:52

Devo dire che il passaggio diretto da mangiare la prima cosa che capita sotto tiro ad esclusivamente prodotti di nicchia artigianali mi sembra poco realistico in Italia, figuriamoci negli Stati Uniti.
Se vuoi avvicinare alla qualità un pubblico confuso, dubbioso e poco informato devi andare per gradi - secondo me.

01 Set 2010 | ore 14:05

Ma andare a New York e aprire un negozio di 6000 mq con un mercato potenziale di 10 milioni di abitanti più i turisti pone i problemi di reperibilità, quantità e rifornimento se pensiamo che a Torino ci sono 2 milioni e 500mila visitatori, a New York saranno 3, 4 milioni??
E così Capaldo della Granda è andato a selezionare allevamenti americani per rifornire negozio e ristoranti, idem per le farine e il pane, mentre i vini sono i nostri, di piccoli e grandi produttori.
In omaggio agli artigiani dovremmo fare un banco dei formaggi con produttori la cui produzione di un anno lì si esaurisce in una settimana?
Come non confrontarsi con queste cose?
Perché continuare con lo slogan "piccolo è bello"?
Ma piccolo quanto?
La pasta Martelli è artigianale?
Parisi è un produttore artigianale?
Il Parmigiano Reggiano cosa è?
Con questi nomi e numeri bisogna confrontarsi e continuo a rimanere stupito che a meno di 24 ore dall'apertura di Eataly a New York noi stiamo qui a fare queste discussioni che sono ideologiche e demagogiche.
Poi parlano le storie delle persone e non le parole scritte su un blog :-))

01 Set 2010 | ore 14:13

Che senso ha parlare di artigianalità per Eataly?

Farinetti è un imprenditore che ha investito in U.S.A. 25 milioni di dollari e ha creato 300 posti di lavoro. Non si può fare una cosa del genere badando solo al concetto di "artigianalità"...

01 Set 2010 | ore 14:17

L'ultimo suo commento dice tutto. Mi pare che "il tiro al Farinetti" stia diventando il nuovo sport.
Per fortuna c'è modo e modo di vedere le cose.

01 Set 2010 | ore 14:21

Come al solito, vedo dai commenti, che noi italiani sappiamo solo farci del male. Ma la vecchia saggezza popolare de "Il meglio e' nemico del bene" non la vogliamo applicare? (Ammesso e non concesso che le proposte di chi critica i prodotti "industriali" siano di qualita' migliore).

01 Set 2010 | ore 14:26

Temo di non essermi fatto capire. A me l'apertura di Eataly a New York sta benissimo e trovo che sia una grande occasione per tutta l'Italia del cibo e del vino, a patto che, come ho scritto, si usino i filtri giusti nella selezione dei prodotti. Appunto perché si tratta di uno spazio particolare, in un contesto particolare, con finalità e necessità precipue, non si può pensare che vengano usati i parametri di selezione e di acquisto che sono i miei o quelli dello chef di un piccolo ristorante o di un'enoteca o di un iscritto a Slow Food. Nessuno è così accecato dall'ideologia da pretendere che vengano esposti sul bancone dei formaggi il caprino di Stella o il Sansté: si troveranno le soluzioni praticabili in quel tipo di dinamica. Sempre sperando (e parlo da italiano che avrebbe piacere a vedere una promozione vincente dei nostri prodotti) che si proponga qualità e che si tengano fuori tutti quei prodotti, industriali ed anche artigianali (se è cattivo artigianato) che non rispondano a quella prerogativa.
Non ho scritto "piccolo è bello", perché anche nel piccolo esistono cialtroni ed incapaci. Ma che nel piccolo sia con più frequenza trovare qualità, identità, personalità, mi sembra sia difficile da negare, come insegnano le richieste di molti cuochi ed appassionati, che lì vanno (a mio modo di vedere con ragione) a scegliere e comprare.

01 Set 2010 | ore 14:29

Sono gli stessi commenti che ho letto nel 2007, quando è stato aperto Eataly Torino.

01 Set 2010 | ore 14:29

Dio mio, come la recensione su Eataly del 2007 che ha avuto più di 300 interventi e anche questa volta come quella i distinguo e gli ammonimenti saccenti come se in questo blog la qualità non fosse difesa da sempre e come se a Torino Eataly fosse un supermarket qualsiasi.
Italiani gente strana :-))

01 Set 2010 | ore 14:36

In effetti siamo uno strano Paese. Hanno ragione Bigfood e Serena, è iniziato il tiro al piccione su Eataly. Che non sarà perfetto, ma è la più importante iniziativa commerciale che sia mai stata realizzata nel mondo enogastronomico di qualità. E ora sembra che sia diventato, nell'opinione di alcuni, una specie di hard discount solo perché tra gli scaffali, oltre che a prodotti di nicchia, ha anche grandi aziende

01 Set 2010 | ore 15:02

Sarei anche io un grande imprenditore con tutta la pubblicità gratis (?) che gli viene fatta....quando aprirò il mio microbirrificio mi aspetto altrettanto!!!!Anche se la mia birra non sarà un granchè.

01 Set 2010 | ore 15:45

magari Barilla vicino a Gragnano può andare bene ( di pasta non ne capisco molto), ma birra Moretti ( che italiana non è,e di birra ne capisco un po' di più...) vicino alle artigianali italiana mi sembra una forzatura inaccettabile

Andrea

01 Set 2010 | ore 15:53

Poi comunque mi pare non si stia considerando che l'Italia vista dall'Italia e vista dagli Stati Uniti sono due cose piuttosto diverse.
Se vuoi avere successo non puoi non tenere conto di questo.

Chiederò al mio amico di Detroit - quello che chiama le penne "mostaccioli"! - che adesso abita a Brooklyn di fare un salto e dirmi che ne pensa... :-)

01 Set 2010 | ore 16:22

è una buona idea, spero ci vada presto :-))

01 Set 2010 | ore 17:45

Io, da italiana che vive negli Stati Uniti, sono felicissima dell'apertura di Eataly.
Mi sembra un passo avanti gigantesco rispetto a quello che l'80% degli americani pensa di conoscere della nostra cucina. Leggi: chicken parmigiana, spaghetti&meatballs, linguini&chicken, Starbucks, Olive Garden, Maccaroni Grill & tutte quei prodotti italian sounding che si trovano sul mercato.
E' un'operazione commerciale, non filantropica. Batali e famiglia( il babbo Armando vende salumi e carni italiane, se non sbaglio) ha un talento imprenditoriale probabilmente superiore alle sue capacita' di chef. Farinetti lo sa. E ha fatto bene a cercarlo. Detto questo, la Barilla non la compro. Ma almeno, chi andra' ad Eataly vedra' che c'e' anche dell'altro.
De Laurentiis ci provo' negli anni 80 e gli ando' malissimo. Speriamo che ora i tempi siano maturi e che Eataly ce la faccia.

01 Set 2010 | ore 18:07

Caro Bonilli,
Io sono molto contento che Eataly abbia aperto a New York e credo che possa davvero essere un avamposto per diffondere i prodotti italiani di qualità e quindi anche una operazione culturale oltre che gastronomica.
Io sono un cliente del punto vendita di Milano e da Eataly trovo prodotti eccellenti, in particolar modo riso, pasta, legumi, conserve di pomodoro, marmellate e dolci.
Ho però alcune criticità nei confronti di questa bella esperienza. A mio parere accanto a prodotti di assoluta eccellenza si trovano anche prodotti che hanno uno standard troppo "industriale" per essere proposti in un punto vendita di prodotti alimentari di qualità. Se voglio comprare certi prodotti posso tranquillamente andare in un'altra tipologia di negozio, come la classica drogheria in cui si trova un po' di tutto. L'altro problema é che trovandoci non in un semplice negozio ma in un supermercato dei prodotti di qualità, ci si aspetterebbe di trovare dei prezzi più bassi in virtù dell'economia di scala che una distribuzione di questo tipo dovrebbe consentire. Se trovo 50 vasetti dello stesso prodotto sugli scaffali, mi aspetto anche di pagare un prezzo più basso di quello che pago nel piccolo negozio di prodotti eno-gastronomici di qualità dove però di vasetti per ogni prodotto ne trovo 5 invece che 50, perché ovviamente il volume di vendite del piccolo negozio é minore.
Io spero che Eataly si espanda aprendo altri punti vendita in giro per il mondo, che mantenga il suo livello qualitativo, anzi che lo aumenti ulteriormente, e che però abbassi anche un po' i prezzi.

01 Set 2010 | ore 18:26

secondo me bisogna essere solo contenti di questa apertura. è una mega-store e non si può pretendere certo che venda solo marchi artigianali (con i numeri a cui punta, la merce di nicchia non basterebbe per tutti).
inoltre i grandi marchi credo che abbiano dato una buona mano (soldi) per la riuscita dell'iniziativa.

ok, appurato e preso atto di questo, però adesso non esageriamo al contrario: sig. bonilli, se gli spaghetti barilla sono buoni, allora possiamo anche chiudere qui e non parlare più di cibo!!
senza offese ma io per la pasta sono fissato e questa non si può proprio sentire !!
al massimo possiamo dire che la pasta barilla non si rompe e non scuoce (perchè praticamente è precotta), ma la pasta buona sta da un'altra parte.

saluti

01 Set 2010 | ore 18:33

Io sono un grande appassionato di pasta, ne mangio molta, uso a casa molte marche e sarei felice di invitarla e farle provare 5 piatti di spaghetti anonimi e avere da lei che è un grande esperto la classifica di gradimento e il nome del produttore degli spaghetti di ogni singolo piatto.
Se individua quelli Barilla io la porterò a cena, come mio ospite, alla Pergola.

01 Set 2010 | ore 19:47

La fai anche con me questa scommessa? Ho il 20 per cento di possibilità di azzeccare la risposta e di scroccarti la cena alla Pergola :-D

01 Set 2010 | ore 21:18

Io ci sto ma se però tu e Gianluca non indovinate, era sottinteso, a mangiare e bere come ospite sarò io :-))

01 Set 2010 | ore 21:23

Ok, ma io al massimo ti posso portare alla Matricianella :-D

01 Set 2010 | ore 21:33

salve a tutti
la settimana scorsa a vancouver ho visto un negozio Eatitaly a yaletown..... e ho pensato, finalmente una cosa italiana..... ma invece sono rimasta delusa perchè aveva solo il nome cosè tutte le cose vendute erano miscellanea varia americano europeo......... peccato

01 Set 2010 | ore 21:52

bello giocare così, magari vorresti anche scegliere il vino... :-))

01 Set 2010 | ore 22:04

Che si debbano mixare artigiani e produttori di industria di qualità è naturale per i motivi logistici che diceva Bonilli, che questo significhi caricare dentro Barilla è una cosa completamente indifendibile. E qui, francamente, mi sorprende Bonilli.
Nessuno mette in dubbio la meraviglia di questo supermarket di qualità, ma nessuno osi mettere in dubbio il pessimo gusto (spero almeno suffragato da profondi contratti pubblicitari) che ha consigliato di portare dentro al perimetro Eataly roba come Barilla e Moretti.
Prodotti che esistono a New York da decenni e che anche il consumatore newyorkese non si aspetta di certo di trovare da Eataly.
Si tratta semplicemente di una semplice e trasparente operazione di immagine che mira ad accreditare Barilla, immagino insidiata da molti altri marchi anche in america, presso un pubblico più gourmet. Una operazione che nulla c'entra con la mission di Eataly. Nulla.

Quanto al caffe, chi conosce New York e le sue più recenti risorse gastronomiche sa che basta fare poche strade più a nord e, nell'Ace Hotel, si troverà la caffetteria Stumptown dove viene servito (in gran quantità, perché no) caffe artigianale torrefatto a Brooklyn.

Tra l'altro -e se non ricordo male è un difetto pure di Torino- se nel banco della pasta c'è la possibilità di scegliere tra Barilla e altro, nel bar non c'è la scelta tra Lavazza e, mettiamo, Lelli. Perché non offrire la scelta ai consumatori americani, magari ad un prezzo superiore, di sorseggiare un caffe artigianale italiano?

01 Set 2010 | ore 22:16

Considerando che quando abbiamo fatto un test alla cieca casalingo, da noi a Torino la preferita è stata Voiello seguita da Barilla, lo scandalo gastrofighetto "oppercarità la pasta industriale che orrore" non mi tange minimamente.
Peraltro credo che ci siano motivi economici di partnership con marchi forti e già presenti in USA (mi ricordo gli spot alla radio "Barilla...awl-dentey!")...ma comunque rispetto ai frozen spaghetti & meatballs mi pare un notevole passo avanti verso la qualità! :-D

01 Set 2010 | ore 23:06

Quindi si scopre che mettere negli scaffali di Eataly New York la pasta Barilla è un errore perchè è un prodotto scadente.
Io penso che nel mondo della gastronomia ci sia un ramo di pazzia crescente e anche di distacco dalla realtà e dalla gente normale se si possono dire seriamente cose di questo tipo.

E allora lo scrivo chiaramente: sono certo che chi fa queste affermazioni non sarebbe in grado di distinguere la pasta Barilla in un test cieco, cioè assaggiando spaghetti cotti e non conditi di varie marche ma servite in modo anonimo.
Negli anni ho assistito a molti di questi test e ho visto risultati sorprendenti.
A disposizione :-))

02 Set 2010 | ore 00:21

Puoddarsi, ma a mio modesto modo di vedere c'è altrettanta pazzia a considerare alla stessa stregua gli artigiani (o i piccoli industriali) che fanno con amore un prodotto con le grandi industrie che poco si curano delle lavorazioni e soprattutto delle provenienze delle materie prime.
Martelli, Cocco, Verrigni, Felicetti e cento altri. Ma che cavolo fanno a fare il loro prodotto, ma che cavolo usano a fare grani italiani, cosa cacchio vengono selezionati a fare dai migliori chef quando la Barilla è buona uguale? Tanto buona da avere diritto di siedere alla stessa tavola delle migliori gragnano dentro la gastronomia più importante d'America? Devono essere tutti dei pazzi, chef compresi. Tutti fuori di testa. Tutti radical-chic.

Si tratta semplicemente di target e di mission. Due parolacce, siamo d'accordo, ma aiutano a capire. Cosa vuole essere Eataly New York? Se vuole essere una cosa a mezza via tra Eataly Torino e Wal Mart è un conto. Se vuole essere ai livelli di Eataly Torino io credo che trovarci la pasta Barilla (ma vale anche per la Birra Moretti, di proprietà Heineken, come fanno notare su Cronache di Birra, dove sono discretamente incazzati: http://www.cronachedibirra.it/notizie/3027/a-new-york-apre-eataly-con-un-baffo-moretti-di-troppo) sia una roba che non sta ne in cielo e ne in terra e che non si spiega in nessun modo.

E' come se, andando nella Bottega di Roberto Liberati, io trovassi il Galletto Vallespluga. E' come se, andando nella migliore pescheria della città, trovassi i bastoncini findus o il nasello decapitato e surgelato. Per carità, non è roba cattiva; per carità, cucinati in un certo modo i bastoncini primavera fatti ingurgitare alla cieca potrei anche trovarti qualcuno che te li scambia per l'ultimissimo piatto di Uliassi, ma cosa c'entra questo con Eataly?

Se io vado da Liberati e ci trovo il Galletto Vallespluga e la Mortazza Fiorucci m'incazzo come un facocero. Ora ho scoperto che sono pazzo e strafighetto. "Gente normale"? Ma Eataly è un posto normale forse? Io ero rimasto che era un posto speciale...

02 Set 2010 | ore 00:58

Stamattina, uscendo di casa, ho pensato tra me e me "chissá quando si inizierá la tarantella della critica a Farinetti". E stanotte, eccomi accontentata! Sembra che la critiche degli aspetti negativi di un evento, un oggetto, una persona, una cavolata qualsiasi, sia proprio lo sport piú praticato!! Ma concentrarsi sul positivo? Non che le critiche non ci debbano essere, assolutamente. Ma prima di farle e di costruire i castelli di carta, magari informarsi, dare tempo ad un'attivitá di rodare, di dichiararsi? No? A proposito di informazione, sono solo io che non ho trovato il sito web di Eataly oppure non c'é proprio? E mi riesce difficile pensare che sia una dimenticanza...nuova strategia di marketing?

02 Set 2010 | ore 01:52

sig. bonilli, a parte che io non ho mai affermato di essere un grande esperto, ma semplicemente un appassionato di pasta "un pò fissato".
per quanto riguarda il test, non mi piace scommettere soldi, ma potremmo giocarci la "nostra parola".
se il test lo facciamo come dico io, sono abbastanza sicuro del risultato: la barilla sarà riconosciuta.
non ha senso fare un test tra barilla de cecco voiello & company (come quello citato da gumbo chicken e sicuramente molto simile a quelli a cui lei dice di aver assistito), perchè sono prodotti molto simili e secondo me abbastanza inutili: completamente insapori e precotti.
facciamo un test tra i marchi che utilizzo e che ben conosco (me ne mancano ancora molti di importanti da provare, ecco perchè non sono un grande esperto): cavalieri gentile la fabbrica della pasta di gragnano mancini e barilla.
scolate al dente e condite solo con un filo d'olio, sono certo di riconoscere barilla.
inoltre potrei azzardare anche nel riconoscerla da cruda e bendato, semplicemente toccandola e sentendo l'odore.

mi scusi ma ripeto di pasta sono un pò fissato, sentire elogiare un prodotto come barilla fa venire i brividi. e non è questione di gastrofighettismo, è che se non si colgono le differenze tra barilla e gentile, che sono veramente abissali, è abbastanza preoccupante.....

barilla funziona perchè tiene bene la cottura non si spezza non si attacca e praticamente si ottiene un risultato decente anche senza aver mai cucinato un piatto di pasta in vita propria. provi a cucinare dei paccheri gentile senza seguire alcune regole, non ne tira fuori uno intero dalla pentola. però alla fine il paragone gustativo non ha neanche senso di esistere....

02 Set 2010 | ore 08:56

Per adesso credo ci sia questo:
http://www.newyork.eataly.it/

Mick (che è curioso, arguto e musicista cronicamente squattrinato e non fa shopping a fifth avenue) mi ha promesso che appena gli capita di passare di lì mi farà sapere le sue impressioni.
Comunque mi ha detto che aveva già sentito parlare dell'apertura del nuovo meganegozio di Mario Batali, il famosissimo chef: direi che la prima cosa interessante è che noi parliamo di Farinetti, mentre per gli americani è il negozio di Batali.

Inoltre da un'altra persona (che lavora a Manhattan e ama il barolo quindi andrà sicuramente presto a dare un'occhiata) abbiamo saputo che Joe Bastianich suona ogni tanto con l'ex batterista di un gruppo che usciva sulla stessa etichetta del mio amico.
Ma pensa un po' quant'è piccolo il mondo!!!

02 Set 2010 | ore 08:59

Veramente nel test c'era anche la Cav. Cocco. e non era per indovinare quale fosse quale, ma per dire senza leggere le etichette quale piaceva di più a persone di gusti e cultura gastronomica varia.
E in altre città hanno pure preferito quella di un discount, quindi...finché qualcuno non fa un test equivalente e ottiene risultati contari per me vale quello che ho visto! :-)

02 Set 2010 | ore 09:03

si gumbo il test lo ricordo: erano 3 industriali + cav.cocco, che è una semi-industriale.
praticamente 3 prodotti identici più uno abbastanza simile.
un test che secondo me ha veramente poco significato già di per sè, se poi tieni conto che sono state prese persone a caso, che non usano o conoscono abitualmente quei prodotti, ha ancora meno significato.
sarebbe come andare da un americano e chiedergli di riconoscere una buona pizza napoletana assaggiandola alla cieca.
i prodotti bisogna conoscerli bene ed amarli per coglierne le sfumature e le differenze.
altrimenti "tutto è uguale".
inoltre, se fosse come dite voi, ristoranti-stellati-gourmet dovrebbero servire tutti pasta barilla, tanto chi se ne accorge !!
probabilmente non siete grandi appasionati di pasta.....

02 Set 2010 | ore 09:24

inoltre fare un test chiedendo "quale ti piace di più?" non ha proprio senso.
piaci di più a chi? e in base a cosa una pasta dovrebbe essere più buona se piace di più a uno sconosciuto? cosa mangia questo sconosciuto abitualmente, cosa conosce, chi è?
lo dico perchè i sapori dell'infanzia rimangono scolpiti nella memoria e nella testa di ognuno di noi: una persona cresciuta solo a pasta barilla, con la nonna che la domenica fa il ragu con le reginette barilla, quando assaggerà la pasta inconsciamente cercherà solo il sapore e la consistenza della pasta barilla, e per lui la più buona sarà sempre la pasta barilla.
almeno fino a quando non cambierà le sue abitudini quotidiane assaggiando altro ripetutamente e per un certo periodo di tempo......solo così alla fine potrà rendersi conto di cosa preferisce oggettivamente....

per esempio la pizza, qui al nord la gente è talmente abituata a mangiare pizze schifezza fin dalla nascita, che per loro la pizza napoletana non è buona, perchè è cruda e gommosa. ho sentito gente consigliarmi delle pizzerie perchè la pizza è "bella sottile e croccante", cioè praticamente una schiacciatina secca che si sbricciola, il contrario di quello che dovrebbe essere la pizza. questo esempio spiega bene ciò che volevo dire e spiega perchè i test fatti in quel modo hanno veramente poco significato...

02 Set 2010 | ore 09:33

Ha ragione il direttore, tutti sono capaci a criticare e dire Barilla no perchè non è buona (verissimo), Moretti altrettanto (vero)......etc
Ma le pxxxe di investire tutti questi soldi chi ce l'ha?
Tutti a giudicare come spende i Suoi soldi...se avete delle idee così innovative c'è sempre la possibilità di fargli concorrenza...:))
Il mercato è libero.
Cordialmente
Filippo

02 Set 2010 | ore 09:34

Un "negozio" dove transitano 2,5 milioni di clienti in un anno - Eataly Torino - o dove sono previsti 3/5 milioni di clienti e tra i $ 50 milioni/ $ 80 milioni di fatturato, cioè New York, è un negozio dove va la gente.
I giudizi sulla Barilla io li trovo assurdi anche alla luce dei numerosi test fatti dai laboratori universitari e pubblicati e mandati in onda varie volte negli scorsi anni.
Non è questione di fighetti ma di palato e io ce l'ho molto buono e con una grande esperienza.
Poi ognuno scriva e mangi ciò che vuole :-))
Resta la follia tutta italiana di giudicare un'operazione come l'apertura di Eataly NY in base a una birra e a una marca di pasta.
Lo trovo semplicemente demenziale!!!!

02 Set 2010 | ore 09:45

Il concetto, test o non test, è che il giudizio che conta per la gente normale che acquista è "quale mi piace di più" e quanto vale spendere.
E il risultato dipende dalla materia prima ma almeno altrettanto da come cucini e dalla tua storia personale, i tuoi gusti, le emozioni del momento (nonché dalla tua disponibilità finanziaria).
Quello che fa Eataly qui -con tutti i suoi limiti ed imperfezion-) è comunque far scoprire al mangiatore casuale che ci sono anche altre possibilità e altri orizzonti, e mi pare che sia quello che ha intenzione di fare anche lì.
Motivo in più per cui giudicare tutto nell'ottica da gastrofighetti secondo me non ha senso.

02 Set 2010 | ore 10:13

mah, non è il mio caso, visto che prima di parlare di pasta barilla ho premesso chiaramente che "secondo me bisogna essere solo contenti di questa apertura".
un conto è dire questo, un conto è dire che tra barilla ed alcuni marchi non ci siano differenze.
inoltre lei può considerare dementi le critiche, allo stesso tempo c'è chi può considerare demente chi, per esportare il made in italy a new york, serve pasta barilla con la passata mutti, facendola pagare carissima.
ognuno ha le sue opinioni, io per esempio credo che lo spaghetto italiano da esportare non sia quello, ma è solo la mia opinione.
poi però non lamentiamoci se all'estero non conoscono la vera cucina italiana di qualità, se gli fai mangiare la passata mutti.....

02 Set 2010 | ore 10:13

Fai alcuni nomi di pastai, di provenienze di materie prime... ma lo sai da dove arriva il grano?
"Questa e' una miscela di grano duro canadese e di grano duro italiano, della maremma in particolare." Chi parla è Dino Martelli.

Da Report, della Gabanelli:
http://www.report.rai.it/RE_stampa/0,11516,90122,00.html

02 Set 2010 | ore 10:15

Ormai è un inutile dialogo tra sordi. Direttore, quasi tutti i giudizi "critici" espressi in questo spazio non valutano l'operazione Eataly a New York nel suo complesso, anzi, concordano sulle eventuali ricadute positive. Esprimono però forti dubbi sulla validità di alcune scelte, che è cosa ben ben diversa, legittima e per quello che mi riguarda pure giustificata in relazione ai marchi citati (altro che demenziale...). Ripeto che la pasta (nelle sue varie tipologie)è il genere più presentabile dalla Barilla. I restanti prodotti, dai sughi al pane, fanno schifo e non ho bisogno di eventuali test universitari per saperlo; mi è bastato il palato. Se questi dovessero essere presenti sugli scaffali dello store darebbero un'impressione negativa dell'Italia del cibo agli sventurati che andassero a comprarli, ma poi sono scelte che spettano a chi investe nell'operazione, si espone in tutto e per tutto e avrà sicuramente attivato filtri di selezione e pianificato ogni aspetto dell'operazione.

02 Set 2010 | ore 10:17

@gumbo: capisco benissimo il concetto ma non so quanto la loro missione sia "far scoprire al mangiatore casuale che ci sono anche altre possibilità e altri orizzonti" rispetto a quella del vendere il più possibile un marchio conosciuto, con una forte campagna pubblicitaria alle spalle, facile da cucinare e che oltretutto molto probabilmente avrà investito parecchi soldi per la messa in atto del progetto.
questione di chiavi di lettura.
e ripeto, io sono solo contento dell'apertura del megastore neyorkese.
ma visto che si sbandiera la qualità, nettamente superiore ad auchan coop ed esselunga....allora non posso fare a meno di notare che quando si vende barilla e mutti, la differenza con l'auchan non esiste piu'....

e poi basta lamentarsi con chi critica: su internet funziona così. senza critiche non esisterebbero neanche i blog....e neanche paperogiallo. immaginati un blog in cui tutti dicono "che bello, complimenti, bravi" e nient'altro.....forse avrebbe 5 lettori, forse....

02 Set 2010 | ore 10:24

@Gumbo Moltissimi miei amici che vivono o son passati di la giá erano a conoscenza di Eataly. Molti clienti ne aspettavano l'apertura.

Per tutti i commenti "che barba, che noia". Davvero. La Barilla, che tra l'altro é presente su tutti gli scaffali di tutti i supermercati statunitensi, credo forse la piú famosa, é diventata "evil", il mostro da combattere, l'emblema della pessima cucina italiana. Sono veramente allibita da questo continuo criticare e troppo stanca per cercare di combattere questa mentalitá ormai troppo radicata.

02 Set 2010 | ore 10:30

Il giudizio su Eataly (Torino, Tokio, New York) credo sia non positivo, ma stra-positivo da parte di tutti noi. Personalmente ho scritto articoli (su Dissapore), ho fondato gruppi facebook (VOGLIAMO EATALY A ROMA) e via dicendo.

Credo che questo mi dia il diritto di criticare alcune scelte -che non inficiano la validità assoluta del progetto- che mi stonano senza sentirmi dare del demente. Ma posso sbagliarmi...

02 Set 2010 | ore 10:36

infatti. io sto con Tonelli.
ammiro il progetto e gli auguro tutto il bene possibile, ma ciò non toglie che alcuni aspetti siano comunque criticabili.
affermare per forza di cose che tutto è perfetto, ecco, forse questo si avvicina più alla demenza rispetto alle critiche....

02 Set 2010 | ore 10:42

Sì molti in America ne avevano sentito parlare - ma (da quel che so io) proprio grazie a Batali, astutamente coinvolto nell'operazione, che è una superstar.
Poi qua tutti quelli che si lamentano di Barilla continuano a dimenticare che Auchan e Coop non ci sono in Oklahoma; e sospetto anche che non siano mai andati a comprare prodotti "italiani" in un qualunque supermercato di Austin o Detroit! ;-)

02 Set 2010 | ore 11:32

Chi ci è stato mi dice di non aver visto negli scaffali la Barilla, ma Afeltra, Pastaio di Gragnano, la DeMichelis che è fatta ancgche fresca sul posto, ecc.
E nemmeno sughi e sughetti vari.

02 Set 2010 | ore 11:45

@Gianluca. Nessuno ha dato del demente a nessuno. Non iniziamo a travisare per la gioia della "caciara". Difatti, nel mio precedente intervento, é scritto "Sembra che la critiche degli aspetti negativi di un evento, un oggetto, una persona, una cavolata qualsiasi, sia proprio lo sport piú praticato!! Ma concentrarsi sul positivo? Non che le critiche non ci debbano essere, assolutamente. Ma prima di farle e di costruire i castelli di carta, magari informarsi, dare tempo ad un'attivitá di rodare, di dichiararsi?".
Quindi il mio punto é che prima bisognerebbe sapere che c'é in Eataly, dare il tempo necessario per rodare e poi, eventualmente avanzare delle critiche.

@Gumbo. Proprio su questo blog (credo almeno! sai la vecchiaia inizia a farsi sentire!), almeno un anno fa difesi Batali, grande professionista e serissimo businessman. Ad averne.... "Prendo 3 Batali, please, right now!!"

02 Set 2010 | ore 11:52

Direttore, una domanda: secondo Lei,la cucina di Eataly N.Y. sarà italiana o dovrà necessariamente adeguarsi ad essere italiana " così come la conoscono ed intendono gli Americani " ?

02 Set 2010 | ore 12:02

Se ritrovo il tuo commento lo leggo e ti dico dov'era! Batali anche molto americano, 9 foto su 10 quando non è in divisa da cuoco è in bermuda! :-)))
Tra l'altro una cosa geniale che ho notato dalle foto è il "vegetable butcher" - per NYC dove tutti corrono sempre velocissimi, ma secondo me anche altrove - che ti sbuccia e taglia la verdura fresca come vuoi!

02 Set 2010 | ore 12:11

... e poi, quando vivevo in america, avrei molto gradito avere i biscotti del mulino bianco, che comunque erano molto molto meglio delle schifezze che trovato nei supermercati americani (che avevano anche pochissima varieta') :-)

02 Set 2010 | ore 12:23

E comunque Mutti è un signor prodotto, di sicuro il migliore tra gli industriali. Ad avercene in ogni tipologia merceologica di produttori così

Idem per la pasta Garofolo. Sulla Barilla non so, ma sulla Garofolo sarei disposto a giocarmi bei soldi con il più grande esperto di pasta del mondo e vedere se la distingue costantemente alla cieca da Cocco, Benedetto Cavalieri, Setaro (le mie preferite, sono infinitamente buone, ma costano 4 volte di più). E per quanto riguarda la Latini, qui lo dico e qui lo nego: la Garofolo è più buona

02 Set 2010 | ore 12:28

@gumbo...in realtá la sua divisa da cuoco é....in bermuda! Difatti, birkie arancioni e bermuda sono diventate talmente di moda che se vai su siti che vendono chef wear, troverai bermuda!
@Dario Quando vivevo negli Stati Uniti, non cercavo il Mulino Bianco, ma....lo so, mi vergogno....la Fanta! Quando la trovavo, ne facevo incetta! E l'altro prodotto erano i pocket coffee, mai trovati li!

02 Set 2010 | ore 12:30

La cucina di Eataly sarà italiana anche perché si vende meglio, perché sarebbe poco logico fare una cucina simil italiana e perché Farinetti e i Bastianich questo vogliono fare.

02 Set 2010 | ore 13:04

Oh non sapevo che bermuda e Crocs (mi pare, non birkie, o sbaglio?) fossero la sua divisa. :-O
Quando un mio amico di Austin ha assaggiato il "Pocket coffee" ha fatto una faccia aspettacolare perché non si aspettava che uscisse una tazzina di caffé dal cioccolatino (così disse). Ma occhio che se parliamo di Ferrero parte un altro pippone gastrofighetto! :-)))
@dario: nelle foto Barilla sembra presente come pasta non come altri prodotti (ma solo chi c'è stato può dirlo).
I chocolate chip cookies a dire il vero me piacciono un sacco...eh eh...però in media dopo un paio di giorni i loro sapori carichissimi m'ammazzano.

02 Set 2010 | ore 13:16

no scusa, non riconosci gli spaghetti garofalo dallo sapghettone di cavalieri? impossibile, non ci credo.
al di là di chi sia meglio o peggio, lo spaghettone cavalieri è unico, lo riconosci tra mille, grosso e burroso.
è molto più difficile se mai riconoscere garofalo da cocco....io penso che probabilmente sbaglierei, poi non so, bisognerebbe provare.

02 Set 2010 | ore 13:39

@Gumbo. I chocolate chip cookies sono ottimi. Dipende da dove li compri...io li compravo da whole foods o altri bakery. Ma 1, solo 1, era una cena!

Crocs, sono la versione leggera e cheap dei birkies. Birkie è la linea professionale dei clogs della Birkenstock. Questi sono i clogs più diffusi in cucina. Durano anni e sono pantofole! Prima Birkie era solo uno "stile" della Birkenstock, poi si sono staccati e sono una compagnia a parte, sebbene sempre legata alla casa madre Birkenstock. Origine: Germania.

Io sono certa che Eataly sia il primo passo per far luce sulla vera cucina Italiana all'estero. No chicken parmigiana, no Alfredo, no aceto balsamico dappertutto con la convinzione che gli Italiani così facciano a casa loro. Comunque andrò prestissimo e vi farò tutte le foto di tutte le paste e prodotti!

02 Set 2010 | ore 13:39

Confermo che la Barilla c'è sugli scaffali, come tutte le altre, Pastaio, Afeltra, Michelis e non ricordo

02 Set 2010 | ore 14:17

Mi autorispondo: rettifico, la Barilla (pasta) sugli scaffali è presente, come tutte le altre, Pastaio, Afeltra, Michelis e non ricordo.

02 Set 2010 | ore 14:21

Buorgiorno
Questa sera vi inserisco tutti i produttori presenti a Eataly Ny...
GastoFanatico...

02 Set 2010 | ore 14:26

Gianluca, magari lo riconoscerei anche. Quello che volevo dire è che Garofolo, anche se venduto al supermercato, è un prodotto di alta qualità. Così come Mutti.
Barilla invece non è un prodotto di qualità, ma è indubbiamente (o almeno a mio modo di vedere) un prodotto onesto (come, per fare un esempio enologico, il Corvo). Io non lo compro, ma il 90 per cento degli italiani sì. E nessuno è mai morto avvelenato :-D

02 Set 2010 | ore 15:44

Io penso che il discorso fatto da qualcuno contro Barilla potrebbe avere un senso se fosse venduta da Eataly a Torino, ma negli USA, dove sono abituati ai peggiori surrogati di pasta simil italiana, penso che sia un bel passo in avanti.

02 Set 2010 | ore 16:23

ok per garofAlo, anche se non la chiamerei alta qualità, ma "decenza".
per mutti invece non ci siamo proprio, forse il numero uno tra i pomodori industriali, il meno peggio.......ma le passate di qualità sono ben altre, tra l'altro molto difficili da reperire (sempre artigianali e in bottiglia di vetro).
nessuno morirà mai avvelenato, i numeri che citi parlano da soli: la qualità non sta mai nella massa, se vogliamo parlare di prodotti di alta qualità è chiaro che la qualità non può stare nel 90% delle case degli italiani.
;-)

02 Set 2010 | ore 16:27

su questo non ci piove. anche perchè in italia credo che nessuno andrebbe da eataly per comprare la pasta barilla.

02 Set 2010 | ore 16:29

Non che nel discorso sia fondamentale, ma devo dire che io ho sempre letto "Garofalo" invece di "Garofolo". Però mi chiedo che ne sarà di Gragnano in America: Greg-nano? Owww!! :-)
Nel frattempo cercando notizie sul Joe Bastianich musicale ho scoperto che ha organizzato The Great Led Zeppelin Wine Pairing. Vino, cibo italiano e Led Zeppelin? Spettacolo, chissà se organizzeranno cose del genere anche a Eataly?

02 Set 2010 | ore 16:31

Ripremetto che io Barilla non la compro. Ma, avete presente la quantita' di pasta veramente terribile che si trova sugli scaffali di un normale supermercato americano? Continuo a credere che Eataly sia si' una grande operazione commerciale, ma con almeno un po' di valore aggiunto. Noi italiani non abbiamo mica dei superpoteri, delle papille differenti. E' solo che abbiamo una tradizione e un'educazione (a volte inconsapevole) che loro non hanno. Ma si puo' sempre imparare. Al di la' delle semplificazioni a volte offensive che si sentono sull'Italia, gli americani adorano sapere di piu' sul nostro Paese e sulla nostra cucina. Saro' ottimista, ma penso che nonostante la Barilla, l'acquirente potra' ad Eataly e rendersi conto di altri prodotti qualitativamente migliori. Non credo che la stessa operazione avrebbe le stesse chances in un Publix qualsiasi.
Un'ultima cosa: solo gli spagnoli ci battono in quanto a spirito denigratorio verso i connazionali.

02 Set 2010 | ore 16:49

No, Garofalo (chiedo venia) è alta qualità. Non altissima, ma alta
Idem Mutti. Peraltro ti sei risposto da solo: le passate di altissima qualità sono rare e difficili da reperire, e non potrai mai trovarle in un megastore

Mettiamola così: nel mio Eataly ideale Barilla e Rossopomodoro non troverebbero posto (ma Garofalo e Mutti sì). Ma non posso non comprendere che avere partner come Barilla o Lavazza sia indispensabile in un'impresa così titanica. Concentrare l'attenzione solo su quello mi sembra un errore di prospettiva.
Peraltro sono reduce da un viaggio di 15 giorni in Francia, e i locali dove servivano caffè Lavazza erano oasi di sollievo, almeno bevevo un caffè decente rispetto alle ciofeche che trovavo negli altri posti. Questo per dire che anche prodotti che per noi italiani, abituati bene, possono sembrare di secondo livello, sono comunque eccellenza italiana all'estero.

02 Set 2010 | ore 17:23

direttor TONELLI IGNORANTE SI INFORMI..... lA PASTA BARILLA DA EATALY E' ITALIANA QUELLA CHE COMPRAVO PRIMA BARILLA ERA TOTALMENTE DIFFERENTE ... OPARLATE PARLATE VOI DALL'ITALIA E NON SAPETE NEMMENO CHE SCHIFEZZE CHE VENGONO SPACCIATE PER "ARTIGIANALI"

02 Set 2010 | ore 20:26

Come promessovi eccovi l'elenco dei produttori presenti a Eataly Ny, ho parlato con una dei responsabili che gentilmnete mi ha risposto di fare il giro degli scaffali e vedere la cartellonistica su cui nominati tutti i produttori
eccovi l'elenco in ordine alfabetico
ACETAIA CAVALLI
ACETAIA CRISTO
ACETAIA DODI
ACETAIA PALTRINIERI
AFELTRA
AGRIMONTANA
ALBERGIAN
ALCE NERO
ALTA VALLE SCRIVIA
AMARELLI
ANTICA DISPENSA
ANTICA MADIA
ANTIGNANO
APICOLTURA BRUNO AMBROSIO
AVANZI
AZIENDA MONTANA L' ACHILLEA
AZIENDA OLEARIA PINNA
BABBI
BALADIN
BARATTI MILANO
BARILLA
BELVEDERE
BIRRIFICO DEL BORGO
BISCOTTIFICIO CAMPORELLI
BODRATO CIOCCOLATO
CAFFE SICILIA
CASA BARONE
CLAUDIO ROSSO
CONFETTERIA BARBERO
COPPINI ARTE OLEARIA
CORONA DELLE PUGLIE
CUNIBERTO MICHELE
DA RE SPA
DALPIAN
DAVIDE BARBERO
DE CARLO
DESIDERI
DINOABBO
DOG FISH HEAD
DOMORI
ELIKA DISTRIBUZIONE
FARACI
FRANTOI CUTRERA
FRANTOIO FRANCI
GAROFALO
GIRAUDI
GOLOSI DI SALUTE
GRADO PLATO
GUERRINI
GUIDO GOBINO
HUEHUETENANGO
IL MONGETTO
IL PANATE MARIO FONGO
KUMA
LA DISPENSA DI AMERIGO
LA MOZZA
LA MOLA
LA NICCHIABOTTEGA
LA VIA DEL THE
LA_VALLETTA
LAVAZZA
LE TAMERICI
LEONE
LUCCHI E GUASTALLI
LUCCINI
LUNGAROTTI
MARGHERITA APICOLTURA
MARIANGELA PRUNOTTO
MENABREA
MICHELIS EGIDIO
MIELI THUN
MORENO CEDRONI
MULINO MARINO
MUTTI
NOVI
NUOVA ALFIERI
OLEARIA SAN GIORGIO
OLIO SAN GIULIANO
OLIS GERACI
PAUSA CAFF'
PIEMONT FUNGO
PISANI&PASTA
PRODUTT PANIERE
RIOLFI
RISI COGLI AIRON
RISO FALASCO
ROI
RONDOLINO
SAIAGRICOLA
SANGIOLARO
SCHONUBER
SCYAVURU
SORELLE NURZIA
SUGHI BATALI
SUGHI BASTIANIC LIDIA
TANTI
TARALLUCCIOS
TENUTA MARGHERITA
TERRA AMORE E FANTASIA
TERRE DI SHEMIS
TORRONE MARTINO
URSINI
URZI
VALVERBE
VECCHIO MULINO
VENCHI
VERGNANO
VILLA MONADORI


PER I FRESCHI
CARLE SELEZIONE CAPALDO PAT LA FREIDA

PER I FORMAGGI IMPORTATI DALL'ITALIA
PARMIGIANO
BERTINELLI
GENNARI
VACCHE ROSSE

PROVOLONE DEL MONACO
MOZZARELLE BELLOPEDE
BURRATA OLANDA
OCCELLI
CASEIFICIOO IL FIORINO
CASEIFICIO QUATTRO PORTONI


E ALTRI 20 PRODUTTORI MA NON LI HO POTUTI VEDERE

FARINA MAINATA A PIETRA CON FARINE BIOLOGICHE WILD HIVE FARM... PER LA PANETTERIA

FRUTTA MAGNIFICA

SALUMI QUELLI CHE SI POSSONO IMPORTARE MI HANNO SPIEGATO LE REGOLE "CHE CASINO"

PER ALTRO POTETE ANDARE IN NEGOZIO E CHIEDERE DI UNO DEI 3 SULLA FOTO GRANDE, (MI FANNO RIDERE).....

ciao

02 Set 2010 | ore 20:48

Vero per l'America, falso per New York che trabocca di gastronomie di buon livello improntate all'italiana dove si trova Barilla e dove si trova molto di meglio. C'è Agata&Valentina, c'è Balducci's (anzi ha chiuso), c'è naturalmente Dean&DeLuca. Da Eataly ci si aspetta un posizionamento sopra a questi.


Comunque il commento di Franca non è peregrino. E' probabile che la pasta Barilla di Eataly sia la pasta realizzata negli stabilimenti italiani, mentre fino ad oggi a New York si trovava esclusivamente quella realizzata negli stabilimenti nord europei della multinazionale di Parma.

Resta un marchio fuori posto nel contesto Eataly, dove non ci sono i gelati Algida, non ci sono i galletti Vallespluga, non ci sono i pandori Ba-ba-ba-bauli e non ci deve stare manco la pasta Barilla...

02 Set 2010 | ore 20:50

Siccome in USA ci vivo, come alcuni che hanno scritto, allora vi posso dire che: in USA la Barilla si trova da Walmart! e in tutti i supermercati tipo Fred Meyer, QFC, Safeway e altri. Da Costco trovo la pasta Garofalo, Olio extravergine di oliva Toscano IGP, Parmigiano Reggiano invecchiato 36 mesi e perfino la mozzarella di bufala campana dop, il San Daniele e il Prosciutto di Parma... e chi vive in USA se dico Costco dovrebbe sapere di cosa parlo. Su Mario Batali non mi pronuncio, preferisco suo padre Armando (Armandino come lo chiamano a Seattle) che ha aperto anni fa una bottega di produzione artigianale salumi, ma dopo avere lavorato per 30 anni come Process Control Engineer alla Boeing. Ha fatto una gran cosa ed e' una chicca del panorama gastronomico di Seattle anche se adesso ha ceduto il passo alla figlia.

02 Set 2010 | ore 20:57

Vero sulla pasta. Io trovavo anche la De Cecco (l'ho fotografata qui http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/08/26/appunti-di-viaggio-al-supermercato-2/ )

Sul luogo di produzione della Barilla, ci sono anche degli stabilimenti negli USA. E non dimentichiamo che la maggior parte della pasta prodotta in Italia utilizza grano duro di importazione nordamericano

02 Set 2010 | ore 22:44

Un simpatico video su cosa pensano a
Little Italy di Eataly.
Secondo me hanno hanno le idee più chiare loro: più cibo italiano c'è, meglio è! :-)

02 Set 2010 | ore 23:35

Quoto (che brutta parola!) in pieno il commento 88 di Antonio Scuteri.
Aggiungo che non si può prescindere dal fatto che stiamo parlando di una struttura importante nelle dimensioni. I piccoli produttori artigianali, che a noi piacciono tanto, che garanzie darebbero nel sostenere la domanda?
Se questa è la croce di tanti chef italiani che ben conosciamo, ovvero di avere rapporti costanti, nel tempo, con piccoli produttori che fanno qualità (e non sempre ci riescono) , e parliamo di ristoranti con trenta coperti, come possiamo pretendere che una struttura come Eataly fondi il suo "core business" con delle micro aziende?
Parlando di pasta, per esempio, la Garofolo mi sembra il giusto compromesso. Ottimo prodotto, il più industriale fra gli artigianali, ma in grado di poter sostenere dei seri rapporti commerciali con una struttura come Eataly.

03 Set 2010 | ore 08:50

Ops, sono caduto anch'io, Garofalo e non Garofolo. Dovrò cominciare a comprarla così imparo il nome per bene :-)

03 Set 2010 | ore 08:58

Ormai vedo che la mia puntualizzazione ha preso dei risvolti a volte surreali.
come si fà a dire che Barilla fa prodotti di qualità?
fa onesti prodotti con un rapporto qualità prezzo accettabile, punto, che magari ti sfamano ma non ti danno certo il piacere della buona cucina,che ci fanno in un discorso di eccellenza?
e la birra del baffo ?
come tutte le birracce industriali è fatta con mais ed estratto di luppolo anche, Egregio direttore, perché non mi chiede se so riconoscere una moretti alla cieca su un panel di 10 birre artigianali Italiane degne di questo nome?
il mio post iniziale era perché quando una persona che non sia ottenebrata da pregiudizi di sorta legge un articolo come questo su cui stiamo discutendo ha l'impressione che sia una marchetta neanche troppo nascosta.

03 Set 2010 | ore 09:00

Però la discussione (a parte Barilla uh) è stata quasi completamente focalizzata sui prodotti. Come se Eataly fosse da equiparare a un enorme negozio gourmet. Cosa che secondo me non è. La sua particolarità è di offrire un contesto per avvicinarsi al mangiare meglio, pretesti per sperimentare qualcosa di nuovo, un'atmosfera piacevole per passare un po' di tempo concentrandosi sul gusto; e per i niuyorchesi per sentirsi e mangiare come in Italia e non come italianoamericano. Mica poco!

03 Set 2010 | ore 09:03

Si penso sia proprio così. Tolte alcune riserve tutto sommato legittime è una stragrande operazione qualitàtiva (ed un po' mediatica)di promozione del Belpaese la migliore che fino ad oggi si è stati capaci di mettere in piedi sia qui che direttamente nel principale luogo del pensiero consumistico occidentale. Forse, come per il Risorgimento, ci voleva un piemontese per superare con i fatti (e con denaro privato)i tanti miseri tentativi a cavallo fra spottistica e sperpero di denaro pubblico delle iniziative istituzionali. Non credo che il problema sia la Barilla, secondo me marchio qui usato più per traino, notorietà, prezzo (perchè anche lì bisogna vedere) e, perchè no, probabile contributo economico aziendale,fermi restando tutti i pertinenti ed interessanti commenti qui letti a sostegno delle personali convinzioni. Ho 53 anni ed ho mangiato parecchia Barilla, come tutti, ora, almeno a casa, cerco prodotti diversi molti dei quali presenti in questi post. Da qualche giorno ho reperito la marca Castiglioni della quale mi hanno detto bene; qualcuno sa qualcosa? Proverò. Resta comunque il fatto che in tanti anni di viaggi in camper attraverso Europa e non solo, quella di Parma era molto spesso l'ambita ancora di salvezza!
Ciao
Pier

03 Set 2010 | ore 14:00

a me pare palese il fatto che Eataly abbia usato il nome del buono della nicchia e dell'eccellenza per venderci le solite cose.
è tutta una operazione commerciale e come tale deve essere giudicata.

03 Set 2010 | ore 16:36

Che sia un'operazione commerciale nessuno lo mette in dubbio.
Quello che forse non hai capito è che le cose che ho scritto non sono ipotesi sulle intenzioni di Farinetti e Batali, ma esperienza diretta. Mia e di amici e parenti. L'ultima ad esempio quando la settimana scorsa per l'apertura a NY a Eataly Torino ci sono state le serate hamburger + 5 assaggi di birre artigianali (9 euro). Abbiamo incontrato anche un nostro amico che normalmente compra la birra più in offerta al supermercato e per gli eventi speciali la Moretti. E quando va a mangiar fuori McDonald's, cinese o pizza sotto casa. E oh, qualche birra artigianale - di cui non conosceva neanche lontanamente l'esistenza - gli è piaciuta, così coma l'hamburger della Granda. Non stravolgerà le sue abtudini dall'oggi al domani, ma sono piccoli spunti che, nel tempo. a volte, possono fare la differenza.

03 Set 2010 | ore 17:38

Dal website del Fancy Food show (chi si interessa di cibo dovrebbe sapere cosa e') le aziende alimentari italiane presenti in USA http://admin.specialtyfood.com/do/GroupExhibit?group=Italy09 Sono la belleza di 12 pagine, non mi sembrano poche. Vado leggermente OT, ma mi piace dirvi che, anche se non strettamente attinente al cibo ma ha a che fare con il caffe', una piccola azienda di Scarperia, Firenze (La Marzocco) ha una sede distaccata in USA a Seattle perche' e' fornitore di macchine espresso per Starbucks, Tully's e molti altre ditte. Quindi non esportiamo solo cibo, ma anche tecnologia per il trattamento del cibo e questo in un paese che e' la patria dell'industria alimentare moderna. A me rende molto orgoglioso, specialmente da italiano emigrato in USA.

03 Set 2010 | ore 17:52

ma scusami è ovvio che se uno è abituato a mangiare scadente quando finalmente trova qualcosa di veramente buono il suo palato si risveglia!
poi però tornerà a comprare la roba economica perché purtroppo l'educazione alimentare non la si fà con un assaggio, ma spendendo del tempo per far capire cosa si ha di fronte nel piatto.
ma non era questa la filosofia slow food?
cosa centra una birra fatta a centinaia di ettolitri per volta, sempre uguale, con gli ingredienti più economici del mercato e che nasce esclusivamente per fare profitto con le realtà fatte di storie di errori ma anche di colpi di genio dei produttori artigianali italiani?
in pochi anni sono riusciti a strappare premi molto prestigiosi a livello internazionale?(es. Birrificio Italiano,Toccalmatto , Birrificio del Ducato)
che senso ha dire vendiamo la moretti perchè non abbiamo abbastanza birra per il mercato USA, mi pare veramente una follia!

ho l'impressione che la buona qualità del cibo italiano di nicchia sia usata come un cavallo di troia per vendere le nostre porcherie.

04 Set 2010 | ore 09:37

Veramente al limite il cavallo di Troia è il prodotto noto, verso i prodotti di nicchia.
La maggior parte della gente è restia alla novità e se non trova qualche appiglio familiare che sa di poter gestire, fugge o evita del tutto la cosa.
Tra l'altro il risveglio del palato non è ovvio - il "veramente buono" non è qualcosa di oggettivo.
Lui, al momento, preferisce comunque la Moretti!
Però ha avuto un'occasione per incontrare un universo diverso dal suo - cosa che è capitata anche a molti altri e qualcuno poi cambia anche abitudini.
Poi non metto in dubbio che la presenza dei marchi famosi in Eataly-USA sia principalmente per motivi economici e di distribuzione, però non escludo che possa avere anche risvolti pratici positivi.

04 Set 2010 | ore 10:36

Ma guarda che è proprio SF che sta cercando di fare qualcosa sul fatto di sensibilizzare le persone sul mangiare meglio, e guarda caso anche ad eataly ci sono corsi, degustazioni ecc. Ma non dovrebbe la scuola a fare tutto questo?
Ma chi ha detto che vendono moretti perchè non c'è abbastanza altra birra????

04 Set 2010 | ore 15:49

target e mission non sono due parolacce

04 Set 2010 | ore 17:05

se proprio dobbiamo parlare di qualità industriale, a ny c'è de cecco sopra a tutti, chiedetelo agli americani.

04 Set 2010 | ore 21:14

scrivi un commento

Puoi scrivere quello che vuoi, ma se è una sciocchezza posso cancellarlo. Se il tuo commento non viene pubblicato subito, è colpa dell'antispam che ha dei criteri tutti suoi. Non ti preoccupare, magari scrivimi un breve messaggio per avvisarmi, appena posso recupero tutto.

Pasta_sarde_1.jpg Pasta con le sarde

Eccola qui la pasta con le sarde, una di quelle ricette che tutti conoscono e nessuno...


ultimi commenti

ultimi post

29
Apr
Le formiche del Noma, i tortellini di Bottura, The50 Best e l'Italia che gufa - Renè RedzepiIn questo post si parlerà di...
28
Apr
Il gelato da F1 di Carapina è sbarcato a Roma - Carapina ha aperto la sua sede...
23
Apr
Cappelli, un romanziere che ama l'Aglianico, i paccheri e le frattaglie - Con Gaetano Cappelli ci siamo visti...
14
Apr
Le vite degli altri, cioè di tutti noi, spiate anche al ristorante - Una scena tratta dal film "le vite...
12
Apr
Assunta Madre, un ristorante di pesce fresco e "cimici" - Assunta Madre, Il ristorante di attricette tv,...
09
Apr
Panino, dove hanno venduto una tonnellata di pane di Matera - Fatti 50 metri, forse meno, dall'ingresso...
02
Apr
Josean Alija, il Guggenheim di Bilbao, il ristorante Nerua e la sua storia - Se non siete mai stati da...
31
Mar
Bonci fa traffico... e anche pane e pizza - Gabriele Bonci è un bravo cuoco...
Pollo_arrosto_erbe.jpg Pollo arrosto alle erbe aromatiche

In momenti di crisi il pollo è un'ancora di salvezza perché anche i polli buoni esistono...


ultime letture

IMG_3446.jpg Cappelli, un romanziere che ama l'Aglianico, i paccheri e le frattaglie

Con Gaetano Cappelli ci siamo visti da...


IMG_2291.JPG Viaggiare in aereo con 200 romanzi, saggi e libri di cucina

Leggendo sul New York Times alcuni autorevoli pareri...


Ferricuoco.JPG Maria Antonietta Quaresima ovvero Marie-Antoine Careme detto Antonin

Poco tempo fa parlavo con un giovane...


Twitter
Friendfeed