05
Ott 2009
ore 18:13

Gourmet cessa le pubblicazioni

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Per noi che amiamo la cucina, l'editoria e le belle fotografie l'annuncio della chiusura di Gourmet è una di quelle notizie che segnano la fine di un'epoca.
Il mensile, che aveva un milione di copie di diffusione e tanta pubblicità, ha segnato gli ultimi due decenni con il suo stile, i suoi servizi e i suoi fotografi, Romulo Yanes in testa.
Il mensile attualmente è diretto da Ruth Reichl, la ex critica gastronomica del New York Times.
La CondèNast, la casa editrice che pubblica Gourmet, potrebbe anche ridimensionare o chiudere l'altro mensile, Bon Appétit che soffre, come il fratello maggiore del crollo della pubblicità.
Bellissimo il sito di Gourmet, speriamo che non chiuda.

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Ruth Reichl non era stata avvisata, la decisione della chiusura ha preso tutti di sorpresa tenendo anche conto, come dice il Los Angeles Times, che Gourmet vendeva 950.000 copie.
Sul sito di Gourmet non è apparsa nessuna comunicazione fino ad ora.

commenti 33

Fine della carta stampata di gusto?

05 Ott 2009 | ore 18:53

Eh caro Vince' mi sa che qui e' l'inizio della fine: ma proprio della carta...

05 Ott 2009 | ore 18:59

Che tristezza!!!!!!

05 Ott 2009 | ore 19:05

Mi ha appena telefonato una amica, che ricopre un ruolo importante in una multinazionale della comunicazione. Entro novembre sarà mandata a casa. La casa madre taglia il budget. Semplice, no?
Le aziende non investono più in comunicazione, soprattutto in Italia, e i posti di lavoro saltano, indipendentemente dalla bravura del singolo. Non c'è più pubblicità, perciò non c'è più lavoro per tutti gli attori coinvolti, fino al dover chiudere i giornali ed i periodici perché non si reggono con, appunto, la pubblicità che raccolgono.
L'uroboro è ancora più interessante da studiare nel momento in cui pensiamo che, senza pubblicità e, tra poco, senza neanche più tanti supporti cartacei, non si stimolano i consumi interni, pietra angolare del sistema capitalistico liberista. Noi in Italia, soprattutto, stiamo veramente malmessi a consumi interni, anche perché quelli che sono stati presenti negli ultimi anni sono stati gestiti con l'indebitamento personale, il che è un boomerang terribile per qualsiasi economia, sono più un danno che un vantaggio, tenendo presente il costo del denaro e l'insolvenza media che tende ad aumentare.
Gourmet che chiude è un segnale forte, prevedibile ma forte, è come la differenza tra il sapere per anni che uno morirà ed il vederlo nel momento che ciò avviene. Purtroppo, altri giornali stanno facendo la stessa fine, ed altri ancora la faranno, per logiche economiche spietate.
Il guaio è che resisteranno solo quelli che hanno mercato o altre fonti di finanziamento, che non sia la pubblicità.
Ora, in Italia, con un presidente del Consiglio che incita, di fronte agli industriali, a non dare pubblicità a certi giornali, e che ha tanta carta stampata a disposizione con i mezzi economici per sostenerla oltre ogni crisi, secondo voi come ci ritroveremo tra un anno?
Purtroppo, secondo me, sempre con meno informazione e, quindi, meno cultura.
Dietro la chiusura di un Gourmet, quindi, non ci vedo solo l'aver perso un riferimento per una passione, ci vedo anche la conferma di una situazione che non può che portare minor libertà a tutti noi.

05 Ott 2009 | ore 19:30

Ma chiude avendo ancora un milione di copie?

05 Ott 2009 | ore 19:54

Temo che con le sole copie e le enormi spese di gestione anche Gourmet non camperebbe. Anni fa ho conosciuto uno dei fotografi in Europa per fare un servizio: lui era pagato 50.000 $ più spese di viaggio, che erano altrettanto.
Nessunna rivista al mondo lo avrebbe retto, figurarsi oggi.

05 Ott 2009 | ore 20:34

Ecco, però forse non è il caso di rivedere certe cifre? Pagano molto meno le foto dei leoni che si accoppiano nella savana :-D che, con tutto il rispetto per il pollo arrosto in copertina, sono un cicinin più difficili da effettuare ;-)

05 Ott 2009 | ore 21:29

Mi sa che qui si esagera...

05 Ott 2009 | ore 21:30

Se è per questo le cifre sono scese incredibilmente. Mi ha chiamato un editore per sapere se conoscevo un fotografo disposto a cedere foto di quel soggetto gastronomico per un libricino di ricette. La cifra era bassissima per chiedere a chiunque di venderle: ma quel libricino uscirà, quindi qualcuno ha accettato.... E non pensiate che sul web vada meglio. Non ci sono i costi di carta è vero, ma in molti siti/portali/blog si utilizzano appassionati a costo zero o si pagano 5 euro per un pezzullo. Se la cultura diventerà un fatto esclusivamente di volontariato e l'editoria una filantropia non è che siamo messi molto bene. E non solo quelli che lavorano (vano) in questo settore.

05 Ott 2009 | ore 21:41

La vecchia carta sta morendo, per intenderci quella che per campare sfruttava la pubblicità, con crolli che si aggirano intorno al 30%.

Nascerà una nuova generazione di riviste?
A basso costo di produzione e/o sostenute dal prezzo di copertina? Lo spero... altrimenti rimarrà solo internet.

05 Ott 2009 | ore 21:46

Il fatto incredibile, che potete leggere qui
http://www.latimes.com/business/la-fi-gourmet-magazine6-2009oct06,0,6710165.story
è che Ruth Reichl non sapeva nulla della chiusura.
Le ultime cifre della diffusione danno Gourmet a 950.000 copie di diffusione e Bon Appétit a 1.300.000 copie.
Delle due riviste resterà solo quest'ultima, Gourmet, invece, conserverà la parte web e televisiva.

05 Ott 2009 | ore 22:36

E' un nuovo concetto di convergenza mezzi. Direi stellare, con specializzazione estrema. O forse no?

05 Ott 2009 | ore 23:12

Nah, ma quale esagerazione....
Il giorno stesso del disastro di Messina ho scritto su FB che stavo aspettando un berlusconide che dicesse che, con il Ponte sullo Stretto, sarebbe andata meglio, e tempo due giorni ci ha pensato addirittura un Ministro a darmi soddisfazione...

05 Ott 2009 | ore 23:57

Ed il povero Matteoli che c'entra?

06 Ott 2009 | ore 00:01

...Io ho sottoscritto l'abbonamento lo scoroso mese ed aspetto ancora il primo numero nella cassetta della posta! ....che gran peccato!

06 Ott 2009 | ore 08:34

Coraggio.

Hai contribuito ad un TFR.

Essine orgogliosa.

06 Ott 2009 | ore 08:57

Su questa chiusura c'è molto da ragionare perché la scelta di chiudere Gourmet e puntare su Bon Appétit vuol dire che la Condè Nast ha scelto di puntare sulla classe media, con la rivista di cucina della classe media, Bon Appétit, che raccoglie ancora pubblicità, e chiude la rivista che si rivolge al segmento del lusso e a una componente alta di lettori.
Sicuramente la Condè Nast manda un messaggio a tutti gli editori del mondo: signori si volta pagina.
Da noi il messaggio era già arrivato da tempo, da noi riviste come Gourmet non esistono più anche perché non avrebbero lettori oltre che mancare della pubblicità.

06 Ott 2009 | ore 09:39

E la classe media secondo questo ragionamento ora punta alla qualità del dopo-crisi finanziario? Sarà una rivista green e web 2.0?

06 Ott 2009 | ore 10:07

Nel mentre, sempre negli USA, un piccolo editore lancia un magazine - AFAR - molto ben fatto (www.afar.com). I temi esplorati sono cibo, viaggi, cultura del territorio. Ho in mano il primo numero: ribadisco, ben fatto e con budget per niente stellari.

06 Ott 2009 | ore 11:17

Marco, chi fino ad oggi ha pensato - o anche solo immaginato - che l'advertising classico potesse essere ancora fonte di giro d'affari come lo era stato fino a poco tempo addietro, ha sbagliato completamente quell'analisi strategica che era necessario fare in tempi di crisi. Faccio un esempio: se il comparto pubblicità sta crollando in tutti i sensi con tagli di budget e di interventi sulla carta stampata, negli ultimi tre anni il settore EVENTI intesi come nuova forma/piattaforma di comunicazione e lancio prodotti ha registrato un incremento di budget impressionante. Ciò significa che le aziende stanno spostando i loro budget in quel settore e li assegnano alle agenzie che riescono a proporre loro quel "marketing mix" oggi fondamentale quanto poco monotematico. Le aziende internazionali inoltre valutano - in sede di gara - non solo l'idea creativa e le strategie di marketing e comunicazione che l'evento vuole attivare, ma viene richiesto un preciso progetto integrato dove si dimostrino gli indici di ROI, ovvero ritorno degli investimenti. E su questo punto sono talebani. La conclusione, a mio avviso, è che in questo periodo bisogna inventarsi cose nuove, sfruttare i tempi che cambiano e i consumatori che cambiano insieme a loro, dare alti valori aggiunti alle cose. I vecchi modelli, che sono stati importanti e fondamentali fino a ieri, oggi non valgono più e costituiscono solo base esperenziale a cui fare riferimento. Questo accade e accadrà sempre di più in tutti i settori. Ristorazione compresa. Certe volte mi sembra che dietro la "scusa della crisi" conviva anche una incapacità ad inventarsi nuovi modelli. Quest'ultimi sono necessari perchè i cambiamenti - extra crisi - sono stati e saranno notevoli.

06 Ott 2009 | ore 11:31

Condivido eccome, figurati.
E sulla frase "Ristorazione compresa", mi prendi proprio in un momento nel quale devo formulare una proposta integrata ad un cliente che intende crescere ancora (stando già oltre gli 80 punti GR), e mi sto arrovellando su una serie di elementi che partono tutti dalle tue considerazioni, perché la mia estrazione è aziendale classica e per me il ROI è comunque uno dei pilastri di qualsiasi progetto. Nella ristorazione tale fattore diventa difficile da tirare fuori in maniera classica, perché non si stabilisce facilmente il ritorno di una qualunque campagna di comunicazione, essendo i ricavi, oggi, legati a tanti fattori di volatilità non misurabili / quantizzabili, per cui purtroppo si va un po' a vista e un po' ad esperienza. Ovvio, fissare l'obiettivo in un numero maggiore di punti GR o di altre guide, può essere un modo, ma non è detto che faccia ROI (rileggere Cracco, per delucidazioni).
Forse è il momento di rompere il nodo gordiano del classicismo dell'approccio comunicativo.
Concordo con te che ci vuole molta fantasia, senza dimenticare il pragmatismo che serve a puntare al risultato.
Integrare i media? Allargare la distribuzione del messaggio? Cambiare il messaggio nella sua proposizione di base (legata al contesto da comunicare)? Boh. Alcune di queste cose fanno già parte dei dettami del Guerrilla Marketing, cosa che consiglio a tutti di studiare, anche per non esserne vittime, però è un già visto anche questo.
Non lo so ancora, mi spremo un po' le meningi, e si accettano contributi comunque, tanto tra un poco gli opinion maker saranno solo in Rete...

06 Ott 2009 | ore 12:28

SE NON SI REGGE CON UN MILIONE DI COPIE,METTIAMO UN EURO A COPIA,SONO TANTI SOLDINI?FORSE LA GESTIONE ERA UN PO ALLEGRA.

06 Ott 2009 | ore 13:39

Sì, magari la carta stampata permettesse ancora un euro a copia di ricarico.... i margini sono ben altri, e a quel livello c'è anche un bel problema di costo della carta e del relativo pagamento, con tutti gli oneri del caso. La carta buona costa tanto e va prenotata per tempo, con tanto di anticipazione, e i soldi costano a tutti..

06 Ott 2009 | ore 14:34

Proprio ora che stavo per rinnovare l'abbonamento a Bon Appetite estendendolo anche a Gourmet.
Sarei disposta anche a vedere aumentato il prezzo dell'abbonamento! 1 anno costa quanto quello di Sale&Pepe in Italia.

Ma le pubblicazioni quando smettono? C'è tempo per accappararsi gli ultimi numeri di Gourmet?
Dopo tutte le lodi decantate ad amici e parenti.

Grazie comunque Papero Giallo per avermi fatto scoprire in tempo queste riviste

06 Ott 2009 | ore 14:44

Mi spiace molto per questa chiusura, soprattutto se questa indica un generale abbassamento della qualità nei magazine di cucina.
Un solo appunto: ho comperato un paio di volte l Gourmet e devo dire che sono rimasta abbastanza perplessa per l'entusiamo che moltissimi dispostrano. Le ricette le ho trovate dal gusto troppo "americano" per i miei gusti, quanto alle foto (stupende) mi pare non abbiano nulla da invidiare a magazine francese come "elle a table", "I saveurs" e qualche altro.
Di contro, adoro il loro sito, che tra l'altro è tra i miei preferiti...

06 Ott 2009 | ore 15:15

Scusate se entro a gamba tesa sulla discussione, ma ho sentito che Cracco perde le tre forchette!
Può essere?
Mi sembra impossibile!

06 Ott 2009 | ore 17:28

Personalmente non mi stupisce che gourmet chiude, è in atto una vera e propria rivoluzione, non comprendo invece come ci siano tanti giornali in Italia di cucina. Da una parte il vecchio lettore, trova un altro modo per documentarsi, infatti tengono il web e il canale tv non casulmente. In secondo da persona che decide i budget della pubblicità, quel tipi di pubblicità non rende c'è una sproporzione tra costo e resa, il messaggio non arriva, spesso è solo di appoggio alla campagna televisiva. Spesso i contenuti non di tutta la stampa per l'amore del cielo ma di un buon 80% è basso e non aiuta a volorizzare il messaggio della comunicazione della pubblicità. Prevedo chiusure anche in Italia.

06 Ott 2009 | ore 18:44

sì, e ciccio sultano pure
poi spero di essermi sbagliato
oloap

06 Ott 2009 | ore 20:16

... mmm. Qui si desume dai mancati inviti alla cena tre forchette. Bè mi risulta che pure Gennarino (meglio noto come untouchables) abbia perso ben 4 punti sulla guida ma ha mantenuto le tre forchette, lui... ;-)
Alle volte quando si viene sparati troppo in alto...
Eggià.
Staremo a vedere lunedì 26 questa nuova "Direzione" cosa avrà da motivare.
Vuggì.

06 Ott 2009 | ore 23:02

Ma fra pochissimo tempo saran piu' importanti le forcine delle forchette: pare.

07 Ott 2009 | ore 09:40

a tua completa disposizione ;-)))))
:))))

07 Ott 2009 | ore 15:36

In tempi di vacche magre..riviste così top e così patinate e chef così tanto stellati (alcuni a grande velocità)si afflosciano ....così diciamo che implodono.

08 Ott 2009 | ore 20:59

Questa notizia ha lasciato sconvolti tutti i professionisti del settore.Io lavoro nell'edizione americana de La Cucina Italiana
(sede di New York)e sto facendo un training completo in molti settori della rivista. In questo anno ho avuto la conferma di quanto profondamente sia essenziale in America l'advertising.I giornali sono inondati da spazi pubblicitari che si mangiano ogni giorno di piu' la freschezza dell'editoriale.Cosi' tanto da sacrificare una delle( probabilmente LA) pubblicazioni piu' eccellenti del food in America. A detta di tanti qui' a New York, la responsabilita' e' sicuramente di Conde' Nast, che ha lavorato "male" nell'advertising e nel marketing per molti anni.Non e' piu' soltanto una questione di spazi, promozioni e clubs. Al momento, la competizione e' talmente sfrenata come mai e' stata.In una societa' dove se solo se lavori sei assicurato e solo se sei assicurato, ti curi, le persone comuni perdono il lavoro, le case, e infine la loro salute. In tutta questa spaventosa condizione, risulta molto piu' complesso vendere un prodotto, figuriamoci proporre un qualcosa di veramente astratto e senza sostanza come l'inserzione pubblicitaria.
Molti dei miei colleghi conoscevano le persone che lavoravano all'editoriale e al grafico di Gourmet.Altro che ammortizzatori sociali e cassa integrazione:tutti questi TALENTI una mattina qualunque, si sono ritrovati con i loro uffici svuotati e senza un lavoro con cui sopravvivere.
E' triste che una pubblicazione di cotanto valore non esista piu'.Io conservero' sempre le mie copie come tesori e mi mancheranno tanto gli spunti e le idee innovative che da sempre proponeva(la scuola di cucina intorno al mondo, rimane ancora un mio sogno nel cassetto).
Anche se era eccellente, ci sarebbero degli appunti da fare, che a mio avviso sono anche le ragioni portanti del suo fallimento. Bon Appetit e molte altre pubblicazioni sono Riviste di Cucina.That's it. Essenziali strumenti per allietare il palato e l'esistenze umane.Gourmet era molto di piu',forse troppo. Lo leggevi appassionatamente ed era terribilmente innovativo nella grafica e nei contenuti, ma non era essenzialmente una rivista di cucina, era una rappresentazione gratuita del bello, era arte e quindi piu' complesso da vendere.
In un momento di profonda crisi economica, la gente comune ha come primo problema quello di mangiare, non e' piu' importante il come o il dove.Si preferisce l'essenziale all'accessorio e ahime' Gourmet e' stato una delle tante vittime di questa nuova tendenza di vita americana.

20 Ott 2009 | ore 16:49

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